È nato un nuovo genere: il thriller olfattivo. L’esordio dell’esperto di profumi francese Paul Richardot, Fragrancia, è un giallo la cui soluzione finale passa attraverso un odore e in cui l’eroe-investigatore di turno è, ufficialmente, un aromaterapeuta.

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In realtà il giovane Hélias è in grado di ricreare qualsiasi aroma semplicemente annusandolo ed è un apprendista “naso”. Lavora per Fragrancia, un’azienda segreta che offre a clienti facoltosi la possibilità di immergersi nel passato in modo ultra-realistico attraverso profumi, odori e l’aiuto di una sostanza psicotropa proibita, la Svm, che ormai viene spacciata anche da laboratori clandestini illegali. Quando Hélias incontra Nora, braccio destro della fondatrice dell’azienda, viene coinvolto in un’indagine di polizia, alla caccia di uno stupratore. Alla fine, si ritrova davanti a un dilemma etico per proteggere la vittima e deve prendere una decisione ben poco ortodossa.

La sorpresa in questo thriller originale è che alcuni degli scenari più fantasiosi – macchinari che estraggono aromi, riproduzione dell’odore di una persona e interrogatori olfattivi – sono invece reali e oggetto di studi scientifici. «Solo la sostanza Svm non esiste. Per fortuna», scherza l’autore.

Paul Richardot, nato nel 1992 è laureato all École Superiéure du Parfum di Parigi e lavora presso un’antica azienda di profumi francese. Esperienza che si fonde con la trama mistery del suo romanzo (Ph. Marie Rouge).

Come si diventa un “naso”?
Io ho frequentato l’École Supérieure du Parfum a Parigi e ho un master in Chimica applicata alla profumeria. A scuola si impara a manipolare le fragranze e le materie prime e a formulare profumi, ma solo pochissimi diventano nasi, cioè maestri profumieri. Io, per esempio, non sono molto bravo in quel ruolo. Insieme a due amici abbiamo riaperto un’azienda storica, la Maison Violet, e ci avvaliamo di un naso eccellente che ha creato alcuni dei profumi più famosi in commercio.

Un maestro profumiere cosa fa esattamente?
Si tratta di pura magia. Un esempio: a Grasse, in Provenza, ci sono tanti campi di lavanda. Un naso è in grado, odorandone un rametto, di stabilire da quale campo proviene esattamente. I maestri hanno in testa almeno cinquemila materie prime olfattive, sanno riconoscere ogni nuance, costruiscono nella loro mente il profumo e poi lo producono in laboratorio. Servono circa tre anni per confezionare una fragranza di alta gamma.

Lei perché non è bravo?
Per diventare un maestro servono ore di laboratorio durante le quali annusare fragranze per poi saperle riconoscere. Addestrare l’olfatto richiede un impegno enorme. Dopo poche ore, mi viene il mal di testa. Lavoro con i profumi, ma non li creo.

Fragrancia, di Paul Richardot, Garzanti (pagg. 224, euro 18).

La fragranza più strana che ha maneggiato?
Non esistono odori cattivi, dipende con cosa si miscelano. Per esempio, in tanti profumi famosi ci sono piccole quantità di molecole che richiamano l’odore delle feci. E anche una nuance che si chiama indolo e ricorda l’alito cattivo.

Come è nato il suo giallo atipico?
Da un aneddoto che ho sentito a una conferenza. Un uomo aveva chiesto a un laboratorio una fragranza che si potesse anche bere, per contrabbandare alcol. Allora mi sono immaginato una mafia del profumo e da lì sono partito.

Nel libro ci sono macchinari prodigiosi, gli “headspace”, capaci di ricreare perfettamente un odore. Esistono nella realtà?
Sì. Anche se sono più complicati da usare e non portatili. Per ora.

Paul Richardot (Ph. Marie Rouge).

E si può davvero riprodurre l’odore di una persona, come tenta di fare il suo protagonista Hélias?
Certo. Le forze dell’ordine ci stanno lavorando per creare delle impronte olfattive, distintive di ciascuno, proprio come le impronte digitali. È un campo nuovissimo ma c’è molto interesse. Anche sugli interrogatori olfattivi. Un odore può sbloccare dei ricordi. Un giorno potrebbe risolvere misteri per davvero.

La memoria è il tema centrale del libro. Perché è partito da lì?
La mia prima intenzione era di usare i profumi per manipolare la mente, ma poi ho realizzato che Patrick Süskind lo aveva già fatto magistralmente in Il profumo. Allora ho pensato alla memoria. Tutti almeno una volta ci siamo abbandonati ai ricordi sentendo un odore. E sono i ricordi più vividi.

Perché coinvolgono anche emozioni e sensazioni?
Esatto. L’area del cervello che interpreta gli odori è la stessa delle emozioni e dei ricordi. Quando si annusa qualcosa di familiare non scattano solo le immagini del passato, ma anche le sensazioni che avevamo provato in quel preciso momento.

Per rievocare davvero come si era nel passato bisogna dimenticarsi di chi si è oggi, come fanno i clienti di Fragrancia grazie alla droga Svm?
Bisognerebbe, sì. Ma è impossibile. Si ricorda sempre con la prospettiva dell’io attuale, che per forza altera la visione dell’io del passato e dei fatti accaduti. Le nostre esperienze ci cambiano e cambiano anche le mostre memorie.

Hélias, il naso investigatore, ha le caratteristiche di un personaggio seriale. Ha già previsto un sequel?
Ho immaginato due libri con lui protagonista. In questo si parla di odori piacevoli, nel successivo, si parlerà soprattutto di odori sgradevoli.
Deborah Ameri