È il 1975. Audi non ha ancora vinto Le Mans, non ha dominato nei rally, non ha ancora mostrato il potenziale della trazione integrale Quattro, né tantomeno ha messo piede in Formula 1. Eppure, a Ingolstadt c’è chi sogna già una sportiva vera, in grado di confrontarsi a muso duro con le BMW.
Nasce così l’Audi 80 GTE, una berlina tutta sostanza, che mescola prestazioni, innovazione tecnica e understatement tedesco. Un’auto oggi semi-dimenticata, ma che sotto pelle condivide il motore con la prima Golf GTI.
I nostri colleghi tedeschi hanno avuto il piacere di riportare in strada un esemplare alla Donau Classic 2025, sulle strade della Baviera, con indosso un abito sgargiante: Verde Signal, per gli amici L62Y. Una vera macchina del tempo.
La sua storia
Negli anni Sessanta Audi rinasce in silenzio. Sotto l’ombrello Volkswagen, costruisce auto solide, ben fatte, affidabili. Niente sportività, niente clamore. Con la 100, offre già più di 100 CV, ma il divertimento in curva è ancora una questione di BMW.
Nel 1972 lancia la prima Audi 80, con linea pulita, proporzioni moderne e meccanica molto solida. In 6 anni supera il milione di unità e dà i natali alla prima Volkswagen Passat. Sotto il suo cofano, c’è l’EA827, un 1.5 o 1.6 che promette bene, ma gli ingegneri lo sanno: può dare di più. E nel 1973 arriva la GT da 100 CV: un primo passo di quello che sarà solo l’antipasto.
Alla fine del 1975, infatti, gli ingegneri dei Quattro Anelli decidono di alzare il tiro e tolgono i veli dall’Audi 80 GTE, con una E che non è lì per caso: sta per Einspritzung, iniezione. Si tratta della famosa K-Jetronic Bosch, una delle prime iniezioni meccaniche a entrare in produzione.
A Ingolstadt non si limitano a montarla: cambiano le valvole di aspirazione, ridisegnano i pistoni, ritarano accensione e alimentazione. Il risultato è un motore 1.6 che passa da 100 a 110 CV e 140 Nm di coppia a 4.000 giri e pesa poco: 855 kg a vuoto. Scatta da 0 a 100 in 9,2 secondi e raggiunge i 181 km/h. Numeri che oggi fanno sorridere, ma che nel 1976 significano prestazioni da vera sportiva.
Audi 80 GTE (1976) alla Donau Classic 2025
Foto di: Motor1.com
Rally look e dettagli corsaioli
Con 15.180 marchi tedeschi (circa 15.000 euro al cambio attuale) ci si porta a casa una GTE due porte. La lista optional è più lunga di quanto ci si aspetti: tetto apribile in acciaio, cofano nero da rally, strumentazione supplementare con voltmetro e termometro olio, volante sportivo a tre razze, rivestimenti sedili di qualità superiore. C’è anche la versione a quattro porte, più costosa di appena 525 marchi.
Audi 80 GTE (1976) alla Donau Classic 2025
Foto di: Motor1.com
Audi punta in alto: nel mirino c’è la BMW 320i, 125 CV e trazione posteriore. Ma anche un prezzo di 4.000 marchi più alto. La 80 GTE resta fedele alla trazione anteriore e proprio per questo non conquista i puristi della guida sportiva. Ma ha il suo perché, soprattutto nella guida reale.
Alla fine, di GTE ne vengono prodotte poco meno di 12.000, inclusi i restyling. Una rarità oggi. Un segreto ben custodito.
Audi 80 GTE (1976) alla Donau Classic 2025, gli interni
Foto di: Motor1.com
Dentro è un tuffo nel passato: volante sportivo, pomello corto, strumenti leggibili, sedili in tessuto Pepita perfetti. Anche i finestrini anteriori a compasso fanno il loro dovere (anche se, con 32 gradi e niente climatizzatore, il sudore è inevitabile).
E dietro? Spazio sorprendente. Ci si affonda nei sedili come in una vasca di panna montata, ma si sta comodi. Davvero.
Motore noto, anima propria
Il 1.6 da 110 CV non è solo potente per l’epoca: è lo stesso propulsore che finisce sotto il cofano della prima Golf GTI. Una base robusta, affidabile, elastica. Ai medi giri spinge con entusiasmo, ha una bella risposta pulita e si lascia gestire bene. Oltre i 5.000 giri, però, inizia a tremare. Le vibrazioni salgono, e quando raggiunge il limitatore a 6.500 giri lo fa con un certo affanno – accompagnato da un bel suono grezzo, meccanico, quasi corsaiolo.
Non urla, ma racconta. E se non fosse per l’elasticità limitata in alto, sembrerebbe quasi una piccola GT tedesca. Un po’ lo è.
Audi 80 GTE (1976) alla Donau Classic 2025, il motore
Foto di: Motor1.com
Cambio sorprendente e feeling vintage
Il cambio manuale a quattro marce è una delle sorprese migliori. Corto, preciso, diretto. La terza va un po’ guidata con convinzione, ma il feeling generale è ottimo. Anche oggi farebbe la sua figura su un’auto sportiva, a patto di aggiungere un quinto rapporto.
Già, perché i quattro rapporti sono lunghi, e dopo i 120 km/h la spinta inizia a calare. Per toccare i 181 km/h dichiarati, serve un’autostrada libera e tanta pazienza. Ma intanto si guida. E bene.
Audi 80 GTE (1976) alla Donau Classic 2025, la prova
Foto di: Audi Tradition
Non è una sportiva pura. Ma ha tanto da dire Nonostante l’aspetto deciso – doppio faro anteriore, fendinebbia, posteriore nero – l’Audi 80 GTE non è una vera sportiva, almeno nel comportamento dinamico. Lo sterzo ha un po’ di gioco, il telaio si inclina in curva e la frenata richiede anticipo e convinzione. Il sottosterzo arriva presto e la coda non parte nemmeno se la si provoca. Ma è onesta. Coerente. E soprattutto divertente se si accetta il suo ritmo.
Nel weekend della Donau Classic, la nostra GTE Verde Signal si è fatta notare. Ogni volta che ci si ferma, arriva qualcuno con un sorriso e una storia. Il colore fa colpo, ma è il mix di linea sobria, dettagli racing e sound autentico a conquistare.
Audi 80 GTE (1976) alla Donau Classic 2025, la prova
Foto di: Motor1.com
Prezzo? Giusto. Se la trovi
Un esemplare in buone condizioni – meglio se pre-restyling – oggi si aggira intorno ai 15.000 euro. Non poco, ma nemmeno troppo per un’auto con questo carisma. Il vero problema? Trovarla.
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