Di Vincenzo Falcone*

Mi rivolgo a Pasquale Tridico, candidato alla Presidenza della nostra Regione.

Senza perdersi in vuote parole di facciata e nella nullità dei vaniloqui che brulicano in ordine a questo argomento, avendo studiato per tanti anni gli effetti del “cancro e delle relative metastasi” della sanità calabrese, desidero dare un mio concreto contributo in ordine alle criticità strutturali che stanno rendendo quasi impossibile qualsiasi terapia per “salvare il paziente”.

Infatti, tutti ne parlano, tutti ne soffrono, tutti fanno diagnosi, ma quando si parla di quali terapie adottare, nasce una grande confusione.

Questo perché manca una chiara analisi di contesto del settore che permetterebbe sicuramente di individuare gli strumenti più adeguati per dare dignità ed affidabilità all’offerta sanitaria regionale.

Ecco perché, s’impone prima di tutto una conoscenza precisa e dettagliata di tutte quelle criticità strutturali che si sono accumulate, in questi 55 anni di regionalismo a causa di irregolarità, abusi e sprechi sempre più inarrestabili, derivati dai localismi e dal clientelismo sfrenato perpetrato, in particolare, dalla politica locale.

Le criticità più gravi

Proviamo ad elencare quelle che noi riteniamo le più importanti, senza entrare nel merito, solo per far comprendere l’elevatissima gravità di questo problema che continua a divorare risorse pubbliche con impatto zero rispetto agli elevati bisogni di assistenza sanitaria da parte di tutti i calabresi:

1. Scarso utilizzo del Fondo Sociale Europeo mirato alla formazione e specializzazione del personale medico, paramedico ed amministrativo al servizio del sistema sanitario regionale;

2. Mancata organizzazione dell’elisoccorso per garantire la concreta appropriatezza degli interventi effettuati, senza sprechi ed irregolarità;

3. Mancata istituzione della tesoreria centralizzata per evitare sprechi ed abusi nell’utilizzo delle risorse pubbliche destinate alla sanità;

4. Cattivo funzionamento della “centrale acquisti” creata per soddisfare a pieno le richieste delle aziende sanitarie in ordine all’acquisto del materiale sanitario;

5. Mancata attivazione della contabilità analitica, per ridurre i contenziosi che costringono la regione a pagare cifre consistenti per spese legali ed interessi di mora;

6. Mancato potenziamento della distribuzione diretta dei farmaci;

7. Assenza di monitoraggio dei costi di degenza tra le varie aziende sanitarie, con notevoli scostamenti annuali;

8. Mancato rafforzamento dell’assistenza domiciliare integrata, soprattutto per anziani inabili e persone fragili;

9. Mancato riordino delle guardie mediche;

10. Mancata riorganizzazione della rete ospedaliera, soprattutto in ordine alle prestazioni specialistiche e diagnostiche, e livellamento dei servizi tra aziende provinciali e ospedaliere.

Le domande inevase

E poi ci chiediamo:

1. Quando diventeranno operative le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità, snodo intermedio tra il domicilio dei pazienti e le grandi strutture ospedaliere, per evitare l’intasamento dei pronto soccorso?

2. Quando partirà la Telemedicina, già adottata da quasi tutte le regioni italiane come strumento per curare i pazienti cronici a distanza?

3. Perché il sistema informativo regionale, pur avviato, funziona pochissimo?

4. Perché il fascicolo sanitario elettronico, obbligatorio per legge, non viene utilizzato a pieno?

5. Perché non è stato ancora istituito l’Osservatorio epidemiologico regionale?

6. Quando verranno definite le tariffe per le prestazioni di residenzialità e semi-residenzialità?

7. Quando verranno emanate le linee guida per gli atti aziendali e gli “obiettivi” ai direttori generali delle aziende sanitarie?

8. Quando ciascuna azienda sanitaria approverà il codice etico per garantire trasparenza ed efficienza?

9. Perché non si procede al monitoraggio delle assegnazioni di personale per presidio e destinazione?

10. Perché procede a rilento la spesa per l’edilizia sanitaria?

11. È stato applicato a pieno il regolamento tipo per valutare la performance del personale sanitario e parasanitario?

12. Infine: come affrontare il dramma dell’emigrazione sanitaria e dei cosiddetti “viaggi della speranza”? Una riflessione che merita un approfondimento a parte, per la sua complessità.

La sfida politica

Se proviamo a mettere insieme tutti questi potenti fattori frenanti, ci renderemo facilmente conto quanto sia complesso e articolato un percorso di discontinuità rispetto al continuismo praticato dai governi regionali che non hanno mai creduto nel Bene Comune.

Caro Tridico, se pensi di essere in grado di affrontare questa sfida, gridalo a Quattro Venti ed in tutti i luoghi della Calabria.

Mettici la faccia, perché saremo in molti a seguirti e a darti una mano.

*già Segretario del Consiglio Europeo delle Regioni