L’effetto cardioprotettivo dei probiotici è un ambito di ricerca in fase di sviluppo, sul quale iniziano ad emergere i primi risultati. Secondo Maria Carolina Delgado-Lelievre, docente presso la University of Miami Miller School of Medicine di Miami, Florida, intervistata dalla testata Medscape:
i risultati di alcune ricerche hanno mostrato che alcuni ceppi probiotici possono contribuire alla riduzione di ipertensione, ipercolesterolemia e infiammazione sistemica, noti fattori di rischio cardiovascolare; in particolare, da studi condotti su modelli animali e sull’uomo, è emerso che Lactobacillus e Bifidobacterium si sono mostrati efficaci nel ridurre i marcatori dell’infiammazione, migliorare la sensibilità insulinica e abbassare i livelli di colesterolo LDL e dei trigliceridi.”
La dottoressa Delgado-Lelievre si rivolge ai medici delle cure primarie che si trovano spesso a consigliare ai propri pazienti abitudini alimentari più sane per migliorare la salute cardiovascolare. “Se le tue conversazioni includono l’uso di probiotici – spiega la dottoressa – ci sono cose specifiche che i pazienti dovrebbero sapere sui probiotici e sul loro impatto sulla salute cardiovascolare.”
Fonti di probiotici
I probiotici possono essere facilmente introdotti attraverso alimenti fermentati comunemente consumati, come yogurt e kefir (latte fermentato), formaggi stagionati, alimenti a base di soia o cereali fermentati (miso, tempeh, natto, idli, dosa) e verdure fermentate come per esempio i crauti.
Questi alimenti possono essere gradualmente introdotti nella dieta quotidiana; lo yogurt, in particolare, è da considerarsi un alimento probiotico di riferimento, specie nei pazienti con disturbi gastrointestinali.
Integrazione, quando consigliarla?
L’utilizzo di integratori a base di probiotici può essere considerato, specialmente nel caso di scarso consumo di alimenti fermentati. Tuttavia «non tutti i prodotti sono equivalenti in termini di efficacia, né tutti i ceppi producono gli stessi effetti. Alcuni probiotici sono maggiormente indicati per la salute intestinale, mentre altri possono modulare parametri metabolici o cardiovascolari» viene precisato. Si tratta comunque di una integrazione che dovrebbe essere valutata caso per caso, con particolare attenzione ai casi di pazienti affetti da cardiopatie, diabete o che si trovino in terapia farmacologica.
Controindicazioni all’assunzione di probiotici
I probiotici producono effetti positivi sul transito intestinale, per la riduzione di gas e infiammazione, e per una azione sul gonfiore addominale. Ma in rari casi l’assunzione eccessiva può causare disturbi gastrointestinali come diarrea, gonfiore e meteorismo, più frequenti durante le prime fasi di assunzione.
Sebbene l’impiego di probiotici non comporti rischi nella popolazione sana, alcune condizioni cliniche ne sconsigliano l’impiego: in soggetti immunocompromessi, come pazienti in chemioterapia, trapiantati o neonati con basso peso alla nascita, l’uso dovrebbe essere molto cauto. Anche i batteri non patogeni, infatti, possono causare infezioni in soggetti vulnerabili. In questi, rari, casi anche il consumo di alimenti fermentati può essere controindicato.
Conclude Delgado-Lelievre:
attraverso i loro effetti su infiammazione sistemica, pressione arteriosa, profilo lipidico e sensibilità all’insulina, i probiotici possono contribuire alla riduzione del rischio cardiovascolare. È tuttavia fondamentale informare i pazienti sul corretto uso, e sul loro possibile ruolo, insieme a sane abitudini alimentari, nell’ambito della protezione della salute cardiovascolare.”