A New York,  dove si apre l’Assemblea generale dell’Onu, cresce il numero di Paesi che riconoscono lo Stato palestinese. Un gruppo di cui Roma non farà parte. 

Il conflitto in Medio Oriente sarà il tema centrale di un’assise che coincide con l’80° anniversario delle Nazioni Unite, fondate a San Francisco il 26 giugno 1945. Ma nel dibattito generale – quest’anno intitolato “Meglio insieme: 80 anni e  oltre per la pace, lo sviluppo e i diritti umani” – i riflettori saranno puntati anche sulla guerra in Ucraina.

Per Giorgia Meloni, attesa nella Grande Mela in serata, sarà l’occasione per ribadire la linea del governo sui dossier più  complessi di politica estera, a partire dal Medio Oriente. Sebbene la  premier abbia più volte espresso le sue riserve sulle ultime mosse di  Benjamin Netanyahu, la posizione dell’esecutivo  sull’eventuale riconoscimento della Palestina resta improntata alla  massima prudenza.

Oltre alla Francia, anche il Regno Unito di Keir Starmer ha annunciato il suo sì, scatenando l’ira del governo di Tel Aviv. Sulla stessa  linea si muovono Canada, Australia e Portogallo. Roma, insieme a  Berlino, continua invece a sostenere la prospettiva dei “due Stati”,  con Israele e Palestina chiamati a convivere pacificamente, ma ritiene che oggi non esistano le condizioni per riconoscere uno Stato  palestinese pienamente operativo.

Meloni parteciperà il 23 settembre alla cerimonia di  apertura del dibattito generale, con gli interventi del segretario  generale António Guterres, della presidente dell’Assemblea Annalena  Baerbock, del brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e del presidente  Usa Donald Trump. Il suo intervento è atteso il 24 settembre alle  20.00. A margine dell’Unga è prevista anche una serie di incontri  bilaterali.

Tra i temi all’ordine del giorno anche la riforma delle Nazioni Unite. L’Italia sostiene il gruppo “Uniting for Consensus”, che chiede un  Consiglio di Sicurezza “più democratico, trasparente, inclusivo e  rappresentativo”, soprattutto per Africa e Sud globale, e si oppone  all’introduzione di nuovi seggi permanenti. Per Roma – che quest’anno  celebra i 70 anni di adesione all’Onu ed è il settimo contributore al  bilancio ordinario e alle missioni di pace – l’Assemblea rappresenterà un momento per riaffermare fedeltà ai principi della Carta e spingere  sulla riforma. “Un percorso essenziale per rendere le istituzioni  dell’Onu meno burocratiche, più snelle e orientate alla concreta  gestione delle sfide comuni”, sottolineano fonti diplomatiche.