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È finita sul Guardian l’aspra disputa tra un mercante d’arte britannico e una società di mostre italiana che ha per oggetto tre enormi murales di Banksy, prestati tre anni fa e assicurati dal mercante per 15 milioni di sterline. John Brandler, uno specialista dell’opera di graffiti artist con sede nell’Essex, ha intentato un’azione legale dopo la controversia con Metamorfosi a Roma, una società che organizza mostre temporanee itineranti. Le tre opere sono esposte sulle pareti originali su cui erano state realizzate con stencil. Tra queste, “Season’s Greetings”, in cui un bambino gioca respirando fumo inquinato. L’opera era apparsa sulla facciata di un modesto garage vicino alle acciaierie di Port Talbot nel 2018. Brandler l’aveva acquistata dal proprietario del garage. Pesa 5,5 tonnellate, è alta 2,2 metri e larga 2,5 metri. Gli altri murales sono Heart Boy, in cui un bambino dipinge un grande cuore rosa, e Computer Robot, che raffigura un bambino con un robot.

Brandler ha saputo che erano esposti in una mostra tenutasi in Italia e in Svizzera e ha chiesto il pagamento finale del prestito e la restituzione dei murales. Ha raccontato che un contratto iniziale di due anni è stato esteso per un anno con una quota di prestito mensile: «Nel giro di pochi mesi, hanno iniziato a pagare in ritardo la quota di prestito e sono arrivati ​​al punto in cui erano sempre in ritardo di circa sei settimane. Ora sono in ritardo di quattro mesi con l’ultima rata. Lo spettacolo è finito il 6 giugno. Non ho ancora ricevuto la rata finale [e] non ho ancora riavuto i miei Banksy».

Il precedente

Brandler dubita garanzie offerte e del fatto che sara pagato perché un altro mercante londinese e specialista di punta di Banksy, Acoris Andipa, sostiene che l’azienda italiana gli debba 45mila sterline per i servizi curatoriali e che, nonostante le ripetute rassicurazioni, li stia perseguitando da oltre due anni.

Andipa ha dichiarato al Guardian: «Non so cosa possiamo fare. Ho chiesto ai miei avvocati di seguirli». Brandler ha dichiarato di aver contattato l’ambasciata italiana e la compagnia assicurativa Lloyd’s di Londra per presentare una richiesta di risarcimento. In una dichiarazione, Pietro Folena e Vittorio Faustini di Metamorfosi hanno dichiarato: «Metamorfosi è una società consolidata e prestigiosa che organizza importanti mostre in Italia e nel mondo in collaborazione e con il supporto di importanti musei». Hanno sostenuto che negli ultimi tre anni avevano «sempre pagato le rate mensili», a parte l’ultima, perché dicevano di essere in attesa di fatture e documentazione fiscale. Folena e Faustini hanno dichiarato di aver tentato ripetutamente di restituire i murales, a partire dal 3 giugno, tre giorni prima della chiusura della mostra, quando hanno chiesto a Brandler l’indirizzo in questione. Hanno un’e-mail, datata 5 giugno, in cui Brandler ha riconosciuto i problemi di archiviazione e ha proposto di conservarli fino a ottobre senza costi aggiuntivi. Interrogato in merito all’e-mail, Brandler ha sottolineato che gli era ancora dovuto l’ultimo pagamento relativo all’esposizione dei murales. Metamorfosi ha replicato: «Questo dimostra che Metamorfosi ha immediatamente avviato le procedure per la restituzione delle opere. Stiamo organizzando la restituzione e che avverrà entro la fine di settembre. In una e-mail del 29 agosto, il signor Brandler afferma che non accetterà la consegna delle pareti se non riceverà il pagamento. Questo, come potete capire, rafforza ulteriormente la nostra posizione». E hanno aggiunto: «Per quanto riguarda le questioni relative ai nostri rapporti con il signor Acoris Andipa, si tratta di questioni commerciali che non hanno alcuna attinenza con la questione sollevata».


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