“Assicurare il diritto all’assistenza sanitaria, psicologica e sociale delle donne vittime di violenza presso i presidi ospedalieri privi di percorsi dedicati, garantendo uniformità di tutela sull’intero territorio regionale. Questa proposta di legge nasce dall’esigenza di garantire un accesso uniforme e sicuro all’assistenza sanitaria e psicologica per le donne vittime di violenza che si rivolgono a presidi ospedalieri minori, spesso privi di percorsi dedicati, come i cosiddetti ‘Percorsi Rosa’, o di unità specializzate”.

“Oggi, infatti, l’assistenza adeguata è concentrata soprattutto nei grandi ospedali o nei centri urbani, mentre nei presidi territoriali l’accoglienza è spesso disomogenea e, in alcuni casi, del tutto inadeguata. Ne derivano disparità di trattamento e ostacoli all’emersione del fenomeno, soprattutto nelle aree interne e rurali, dove più forte è la condizione di isolamento delle vittime”. Lo afferma il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Tommaso Scatigna, primo firmatario della pdl sottoscritta anche dai consiglieri meloniani Renato Perrini, Dino Basile, Luigi Caroli, Giannicola De Leonardis, Paolo Pagliaro e Tonia Spina. “La proposta intende superare tali criticità introducendo nei presidi ospedalieri privi di percorsi dedicati i Punti di Accoglienza Temporanea, con personale formato e spazi riservati, e prevedendo la nomina di un referente ospedaliero che garantisca il collegamento con i centri antiviolenza, i servizi sociali e le forze dell’ordine – spiega Scatigna – I presidi sono inoltre inseriti in una rete territoriale di supporto, coordinata dalle Aziende Sanitarie Locali, capace di assicurare reperibilità h24 e percorsi di trasferimento protetto verso le strutture specializzate”, spiega.

“Un aspetto centrale è rappresentato dalla formazione obbligatoria del personale sanitario, indispensabile per riconoscere tempestivamente le diverse forme di violenza, gestire adeguatamente la presa in carico della vittima e garantire la corretta tutela medico-legale delle prove. Particolare attenzione è riservata alla tutela della riservatezza e della dignità delle donne che chiedono aiuto, affinché l’accoglienza avvenga in condizioni di pieno rispetto della persona e nel quadro della normativa vigente in materia di protezione dei dati personali. La ratio della proposta è chiara: chiedere aiuto non deve mai dipendere dalla geografia. Ogni donna, sia che viva in una grande città sia che risieda in un piccolo comune, deve poter trovare nell’ospedale più vicino una porta sicura di accesso alla protezione, alla cura e a un percorso concreto di uscita dalla violenza”, aggiunge Scatigna. 

Nello specifico, la proposta di legge, che si articola in 8 punti, prevede che presso ciascun presidio ospedaliero privo di ‘Percorso Rosa’ o unità specializzate è istituito un Punto di Accoglienza Temporanea (PAT). Esso costituisce una funzione organizzativa, affidata a personale sanitario appositamente formato e dotata di spazi riservati ed assicura: l’accoglienza immediata e riservata della vittima; il triage sanitario e la raccolta dei referti medico-legali; l’attivazione della rete territoriale di protezione; il trasferimento assistito verso strutture specializzate, ove necessario. In ciascun presidio ospedaliero è nominato un referente per la presa in carico delle vittime di violenza. Il referente è designato dalla direzione sanitaria tra il personale medico o infermieristico con formazione specifica. Il referente cura i collegamenti con i centri antiviolenza, i servizi sociali e le forze dell’ordine. I PAT sono inseriti, tramite le Aziende Sanitarie Locali, in una rete territoriale di supporto per le vittime di violenza. La rete comprende centri antiviolenza, consultori, servizi sociali comunali, associazioni accreditate e le forze dell’ordine.

La rete assicura reperibilità h24 e percorsi di trasferimento protetto verso strutture specializzate. La Regione promuove programmi obbligatori di formazione e aggiornamento per il personale sanitario dei presidi ospedalieri minori. La formazione riguarda il riconoscimento delle diverse forme di violenza, la gestione clinica e psicologica delle vittime e la tutela delle prove medico-legali. L’assistenza alle vittime di violenza deve garantire la massima riservatezza e il rispetto della dignità della persona, in conformità con la normativa vigente in materia di protezione dei dati personali. La Regione istituisce un sistema di monitoraggio annuale sull’attuazione della presente legge, comprendente il numero di donne accolte, i percorsi attivati e la formazione completata. I risultati del monitoraggio sono trasmessi al Consiglio regionale. Dall’attuazione della presente legge non derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale.