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La nuova Rete ospedaliera non piace ai sindaci siciliani: il rischio – denunciano – è che i piccoli ospedali vengano svuotati dei reparti, mantenendo soltanto i Pronto Soccorso. È quanto emerge dalla conferenza dei sindaci della provincia di Palermo, a cui si sono uniti altri primi cittadini. La critica principale riguarda la scarsa condivisione con i territori e le amministrazioni locali. Più silenziosi, invece, i sindaci della provincia di Trapani, che non hanno espresso alcuna posizione, né di critica né di approvazione, rispetto alla nuova rete. Nel frattempo il testo tornerà in VI Commissione Salute all’ARS, dove dovrà essere approvato per poi passare al Ministero della Salute.

 

Federsanità: “Servono criteri diversi”

Il presidente di Federsanità Anci Sicilia, Giovanni Iacono, solleva dubbi sulla reale efficacia della nuova rete ospedaliera. Secondo Iacono, il sistema deve basarsi su criteri in grado di garantire il miglioramento del servizio sanitario: maggiore accessibilità, continuità assistenziale, sicurezza, gestione delle emergenze, equità, sostenibilità, trasparenza e partecipazione.

“Abbiamo analizzato la revisione della rete provincia per provincia – dichiara – ma risulta evidente che in molte scelte prevalgano logiche politiche piuttosto che razionali. Alcune strutture vengono rafforzate, altre depotenziate, senza un confronto preventivo con i Comuni. L’Assessorato e il management sanitario hanno competenze tecniche di qualità, ma subiscono un condizionamento eccessivo della politica regionale, che porta a scelte campanilistiche e dannose per i cittadini. Ci auguriamo che il Ministro della Salute e i tecnici ministeriali sappiano correggere queste aberrazioni”.

Federsanità, sia a livello nazionale che regionale, si dice pronta a un confronto costruttivo con il Ministero.

 

Spesa sanitaria: Italia solo al 14° posto in Europa

Secondo i dati OCSE 2024, l’Italia si colloca al 14° posto in Europa per spesa sanitaria pubblica pro capite. La spesa si attesta al 6,3% del PIL, inferiore sia alla media OCSE (7,1%) sia a quella europea (6,9%). Il divario rispetto agli altri Paesi europei è di 43 miliardi di euro.

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, parla di sottofinanziamento cronico: “Il prezzo più alto lo pagano i cittadini, costretti a confrontarsi con liste d’attesa infinite, pronto soccorso al collasso, carenza di medici di famiglia, disuguaglianze territoriali e sociali sempre più marcate, fino alla rinuncia alle cure. Nel 2024, ben 5,8 milioni di persone – quasi 1 su 10 – hanno dovuto rinunciare a visite o prestazioni sanitarie”. La Fondazione Gimbe ha analizzato i dati con l’obiettivo di offrire elementi oggettivi al dibattito politico in vista della Legge di Bilancio 2026.

 

Il PD: “Difesa della sanità pubblica priorità assoluta”

Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella segreteria nazionale del PD, riconosce che il problema non nasce oggi ma affonda le radici anche nel passato:
“Anche il centrosinistra ha sottovalutato i rischi del sottofinanziamento. Per questo abbiamo presentato in Parlamento la proposta di legge Schlein, che punta ad avvicinare l’investimento in sanità alla media europea. Purtroppo dal Governo è arrivato solo un rifiuto al confronto. Se ci sarà disponibilità, siamo pronti a dialogare, altrimenti faremo una dura opposizione. La difesa della sanità pubblica è per noi una priorità assoluta, oggi e domani”.