La Commissione Affari giuridici dell’Eurocamera ha respinto la revoca dell’immunità all’eurodeputata di Avs Ilaria Salis con 13 voti contro 12. L’organismo era chiamato a deliberare sulla revoca dell’immunità chiesta dall’Ungheria per l’eurodeputata di Alleanza Verdi Sinistra, accusata da Budapest di aver aggredito due neonazisti in occasione della giornata dell’onore, un raduno che commemora il tentativo fallito dei militari del Terzo Reich e dell’esercito ungherese alleato di Adolf Hitler di rompere l’assedio dell’Armata Rossa a Budapest nel 1945. A risultare decisivi sarebbero stati, secondo fonti parlamentari, due eurodeputati del Partito Popolare Europeo. I tabulati tuttavia non saranno disponibili in quanto lo scrutinio è avvenuto con voto segreto dopo una richiesta del gruppo dei Socialisti e Democratici.

“Oggi la Commissione Juri ha deciso di difendere la mia immunità e l’indipendenza del Parlamento, e di respingere la richiesta di revoca avanzata dal regime ungherese – il primo commento di Salis -. È un segnale importante e positivo. Ho piena fiducia che il Parlamento confermerà questa scelta nella plenaria di ottobre, affermando la centralità dello stato di diritto e delle garanzie democratiche”. “Il Parlamento Europeo difendendo oggi la sua immunità ha difeso lo Stato di Diritto in Europa, per tutte e tutti i cittadini”, esulta il co-presidente del gruppo The Left (del quale è membro l’eurodeputata italiana) Martin Schirdewan in una nota dal titolo: “Salis 1, Orban 0”. “I nostri colleghi della commissione giuridica hanno preso oggi una decisione in linea con i valori fondamentali dell’Unione europea. La democrazia e lo Stato di diritto sono pilastri fondamentali della nostra coesione europea. È importante che questi principi siano rispettati in tutti gli Stati membri, e anche Orban deve comprenderlo”.

Furioso, invece, il popolare spagnolo Adrián Vázquez Lázara, relatore della richiesta di revoca dell’immunità: “Questo voto rappresenta un pericoloso e brutto precedente: sul caso Salis si sta giocando una partita politica ma andando contro le regole che prevedono che l’immunità copra i reati presuntamente compiuti durante il mandato, non prima”. “Prevedo che l’Ungheria presenterà ricorso alla Corte di giustizia europea“, ha aggiunto. Critico anche Matteo Salvini: “Chi sbaglia, non paga”, ha scritto su X il leader della Lega allegando una foto della Salis con la scritta “Vergogna, vergogna, vergogna. Poltrona salva, dignità persa”.

Il voto si è tenuto contemporaneamente a quello sulla revoca dell’immunità dell’eurodeputato popolare ungherese Péter Magyar, ex esponente del governo, oggi leader dell’opposizione e sfidante, avanti nei sondaggi, del premier Viktor Orbán in vista delle elezioni di aprile.

A poche ore dal verdetto in un’intervista al Corriere, Salis si era lanciata in un ultimo appello: “Voglio essere processata, ma in Italia“. Per Salis, infatti, quello in Ungheria sarebbe un iter giudiziario già scritto. Da qui la richiesta indirizzata direttamente al governo di Giorgia Meloni: “Sono convinta che sia in grado di far sì che il processo avvenga in Italia. E’ quello che chiedo con forza”, sono state le sue parole. L’insegnante monzese, militante dell’estrema sinistra, è stata arrestata in Ungheria, detenuta per oltre un anno in condizioni degradanti, migliorate solo quando il suo caso è finito sui media, ed accompagnata in Aula con le catene ai piedi e un guinzaglio al collo. Immagini che, trasmesse dalla Rai, hanno sollevato una diffusa indignazione, in Italia e non solo. E’ stata rilasciata dagli ungheresi solo quando è stata eletta eurodeputata.

“Siamo un pochino più sereni ma molto felici, ma il voto ufficiale sarà a ottobre – ha commentato Roberto Salis, padre di Ilaria – . Per fortuna, finora le indicazioni della Commissione non sono mai state smentite dalla plenaria quindi speriamo”. Il voto di oggi, infatti, non è quello quello definitivo: la decisione finale spetterà all’Aula di Strasburgo, un passaggio che avverrà quasi sicuramente nella prima settimana di ottobre. La plenaria tradizionalmente conferma il parere della commissione.