di
Niccolò Poli
Palaleonessa da brividi, ma differenza fisica evidente nella terza sfida: Brescia avrebbe dovuto tirare con percentuali strepitose, è invece venuta subito meno nei tiri da fuori. Già sotto di 22 a metà gara, ha perso 74-96.
La Virtus è stata un muro. Ieri più che mai. La Germani è riuscita a scalfirlo solo nella prima partita, di giovedì scorso, perché quella di ieri (74-96 il finale, già all’intervallo Brescia era a -22) non è mai realmente esistita: è l’unica in cui ha potuto giocare (o almeno partire, dato che l’infortunio a Ndour è avvenuto alla fine del terzo quarto…) al completo, mettendo in mostra tutte le proprie qualità. Brescia l’avrebbe forse vinta senza l’episodio infausto. Ma lo scudetto ha preso quella sera la strada della Virtus. Un tricolore meritato al termine di una cavalcata play off nella quale, può sembrare un paradosso, il coefficiente di difficoltà è andato via via scendendo dai quarti all’atto conclusivo. Bologna era a un passo dal flop contro Venezia, è stata salvata in extremis in gara 5 da Shengelia, sceso in campo contro il dolore.
Da lì, lui non si è più fermato: le Vu nere, aggrappandosi al georgiano, hanno ritrovato coraggio e forza, sono andate a vincere due volte a Milano dopo l’1-1 casalingo, in finale hanno difeso come assatanati e il resto lo ha deciso la sorte, ma anche il talento collettivo di un gruppo creato in estate per giocare l’Eurolega. La Germani non ha invece disputato le coppe europee per scelta, pur avendone i diritti. Non ci possono essere rimpianti di alcun tipo: preservare un gruppo con 8-9 giocatori nelle rotazioni è stato salvifico per creare un’annata indimenticabile, arrivata a un soffio dall’essere irripetibile (aggettivo che va scomodato perché questa squadra ripartirà con lo stesso allenatore e con lo zoccolo duro della rosa). L’amarezza maggiore, se si ascolta la testa, è per gara 1. Ma il cuore, che un po’ sanguina, dice che il dolore reale è per l’ultima, gara 3, giocata in casa con un clima da brividi sugli spalti.
La città ha risposto con calore, tutta vestita di bianco con una maglietta celebrativa che gli oltre cinquemila bresciani conserveranno a casa con affetto. Era una serata da «Io c’ero», comunque fosse andata. In realtà non è nemmeno iniziata, il gap è apparso incolmabile già nel primo quarto: Bologna, che ha giocato per Achille Polonara, costretto dalla leucemia in un letto d’ospedale, era ancora più feroce e cinica del solito. Di contro, la squadra di Poeta – che ha chiamato un timeout nel finale per dire ai suoi ragazzi: «Sono orgoglioso di voi» – non poteva fisicamente esprimere il proprio potenziale. E questo fa male, come lo scorso anno contro Milano (era semifinale, però): solo percentuali sensazionali al tiro potevano alimentare speranze, invece il canestro è parso piccolo piccolo da subito.
Una stagione da dieci, è mancata solo la lode. La vera magia, mancata nell’ultimo giorno di scuola, in un clima dolceamaro come nei grandi balli della nostra infanzia (il basket fa tornare tutti bambini) era già uscita dal cilindro contro Trapani in semifinale, un 3-0 formidabile che nessuno potrà cancellare e ha consentito di ruggire a una città ferita. Resta negli occhi anche la serie dei quarti con Trieste, ripresa in mano quando in gara 3 sembrava essere sfuggita. Resta ogni singola goccia di sudore messa sul parquet da questo gruppo sin da agosto. Non conta la meta, ma il viaggio. Il capolinea è arrivato, bisogna scendere. E qualcosa rimane, tra le pagine chiare e le pagine scure.
La cronaca della partita
Intensità e percentuali elevatissime sono protagoniste fin dai primi minuti della partita. Brescia, che inizialmente riesce a rispondere ai colpi virtussini, col passare dei minuti comincia a soffrire la fisicità ed il talento sponda Bologna, subendo così un parziale velenoso che la porta a -10 (13-23). La Leonessa non trova la forza di reagire in chiusura di quarto e gli avversari, guidati da un inarrestabile Taylor, ne approfittano per concludere la prima frazione avanti 13-28. Nel secondo periodo gli uomini di coach Poeta si stringono attorno a Burnell, unico tra le file bresciane a reggere l’urto di una Bologna incontenibile. Le tante palle perse ed i ripetuti errori al tiro aggravano la situazione in casa Germani: le speranze biancoblu si affievoliscono sempre di più man mano che le distanze tra le due squadre aumentano fino al 28-50 dell’intervallo. Nel terzo quarto la musica non cambia, Bologna non abbassa l’attenzione neanche per un momento e a nulla servono i ripetuti canestri di Burnell. Il PalaLeonessa cerca di dare una spinta ai padroni di casa, ma il differenziale espresso sul campo non lascia alcuna possibilità di rimonta, come testimoniato dal 51-76 di fine terzo quarto. Negli ultimi 10’, la Virtus difende strenuamente il largo vantaggio acquisito. La Leonessa alza ormai bandiera bianca, perché il tassametro bolognese corre rapidamente, così come i minuti sul cronometro. Bologna si aggiudica quindi gara 3 col punteggio di 74-96, chiudendo la serie con un tondo 3-0 e aggiudicandosi così lo scudetto 2025-2026.
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17 giugno 2025 ( modifica il 17 giugno 2025 | 23:12)
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