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Mario Sensini e Maria Elena Viggiano

Le esportazioni di merci italiane verso gli Usa valgono 65 miliardi. La soglia del 15% raggiunta negli accordi è più che tripla rispetto alla tariffa base del 4,8%. Il caso della web tax

ROMA – Sarà pure un grande accordo, servirà pure a riequilibrare le storture commerciali, come dicono Donald Trump e Ursula von der Leyen, ma i dazi generalizzati Usa al 15% sono comunque un brutto colpo per il Made in Italy. Anche se molto dipenderà dai regimi speciali con zero dazi reciproci, previsti dall’intesa di massima siglata ieri, ma che devono ancora essere concordati e definiti per alcuni prodotti. Come resta incognita la sorte della web tax italiana, che sembrava destinata a capitolare ma di cui ieri non si è parlato.

La scure americana intanto colpisce le nostre imprese proprio in una fase in cui la spinta verso i mercati esteri stava crescendo molto intensamente. Negli ultimi cinque anni le esportazioni italiane nel mondo sono aumentate del 30%, arrivando a 623 miliardi di euro nel 2024, con il surplus della bilancia commerciale giunto a 55 miliardi, quasi 20 in più rispetto all’anno precedente. Per buona parte delle merci italiane i nuovi dazi Usa all’importazione triplicano rispetto alla tariffa base del 4,8%, e potrebbero risolversi in un aumento del costo finale per i consumatori americani tale da mettere fuori gioco i nostri prodotti. A meno di non farsi carico, con gli sconti, di una parte dei maggiori costi, che si tradurrebbe in un riduzione dei margini di profitto per le imprese.



















































Le esportazioni italiane in Usa valgono ormai 65 miliardi di euro, e secondo alcuni calcoli una decina di miliardi potrebbero essere a rischio, a meno di non trovare altri mercati di sbocco. L’impatto sul Pil delle tariffe americane al 15% sarebbe però limitato. Nei mesi scorsi, di fronte a minacce americane anche più gravi, i principali istituti di previsione avevano ipotizzato una flessione del pil calcolabile in circa un decimo di punto l’anno nel ‘26 e ‘27.

Alimentare

Sono 8 miliardi i prodotti agricoli e alimentari italiani esportati negli Usa. Con le tariffe al 15% alcuni prodotti chiave sono a rischio, anche se va detto che, su alcuni prodotti come il Parmigiano e il Grana padano, esisteva già un dazio specifico del 15%. Zero dazi invece potrebbero essere applicati su alcuni prodotti agroalimentari, il cui elenco è ancora da stilare.

Automobili

Per l’industria automobilistica e dei componenti auto, tutto sommato la partita si chiude meglio di quanto ci si potesse aspettare. I dazi, di fatto, scendono dal 25 attuale al 15%. L’industria italiana esporta negli Usa per 4 miliardi di euro, 75 mila autovetture l’anno, mentre l’export in Usa della componentistica è di circa 1,2 miliardi. Molto più forte in Usa è la presenza della Germania.

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Farmaceutica

Fino all’ultimo l’industria ha temuto il peggio, ma con i dazi Usa al 15% il settore farmaceutico italiano subisce pur sempre un duro colpo. L’Italia esporta negli Usa 10 miliardi di farmaci l’anno. Trump sembrava voler escluderli dall’intesa, ma l’accordo prevede che si applichi la tariffa del 15%. Per i farmaci generici, non coperti da brevetto, potrebbero esserci, anzi, zero dazi.

Semiconduttori

L’aliquota del 15% si applica alla maggior parte dei settori, inclusi i semiconduttori, con alcune esenzioni per le quali sono previste tariffe zero da entrambe le parti come per le apparecchiature per i semiconduttori. I semiconduttori sono materiali fondamentali e componenti chiave per alcuni settori strategici come la difesa, le telecomunicazioni e l’energia. 

Terre rare

L’accordo prevede l’azzeramento reciproco dei dazi su una serie di prodotti strategici tra cui le materie prime critiche come litio e terre rare. Rappresentano infatti un tema strategico sempre più centrale nei rapporti tra Unione Europea e Stati Uniti, soprattutto in settori ad alta tecnologia come la difesa, l’aerospazio e la digitalizzazione nei vari comparti.

Energia

L’accordo prevede l’obbligo per gli europei di acquistare 750 miliardi di euro di energia americana. La presidente della Commissione europea ha confermato che l’acquisto di gas naturale liquefatto (Gnl) e petrolio americani per 750 miliardi in tre anni, 250 miliardi l’anno, serviranno a «sostituire l’energia russa con quella americana».

Siderurgia

Per acciaio e alluminio «non cambia niente» dice Trump e i dazi dovrebbero restare al 50%. Danno limitato per l’industria italiana che ha già ridotto di molto il suo export negli Usa, dopo l’introduzione di tariffe doganali del 25%. nel 2018 L’export di acciaio si è ridotto di due terzi. I prodotti di alluminio, nonostante tutto, hanno finora continuato ad avere un mercato, anche se marginale.

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28 luglio 2025 ( modifica il 28 luglio 2025 | 00:19)