Il Museo nazionale dell’automobile è pronto a cambiare marcia. Dalla fine di ottobre, i visitatori che varcheranno l’ingresso assisteranno a una piccola rivoluzione: un riallestimento, con l’incursione dell’arte contemporanea tra bolidi del passato e prototipi futuristici. «Non rinneghiamo la concezione di François Confino, che è stato geniale e anticipatore. Ma alcune aree risalgono ormai a quindici anni fa e avevano bisogno di una revisione», spiega il direttore del Mauto, Lorenza Bravetta. Gli spazi espositivi si presenteranno sotto una nuova veste grafica, con un rinnovato apparato didascalico e informativo. L’immensa mole di materiale d’archivio, poi, sarà valorizzata nel percorso museale di 11.500 metri quadrati. «Dall’utilizzo dei disegni tecnici alle fotografie, l’obiettivo – sottolinea Bravetta – è raccontare l’auto da un punto di vista più scientifico. Non necessariamente meno glamour».

Ma è l’arte la vera novità del futuro prossimo. Opere contemporanee del secondo Novecento, italiane e straniere, saranno “innestate” nel tradizionale percorso di visita. «Sarà un’integrazione di culture – promette il direttore Bravetta –. L’intento è interrogare il visitatore con il linguaggio dell’arte contemporanea». A partire dalla collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in occasione dei suoi trent’anni.

Il riallestimento coinvolge anche gli spazi dedicati al design. «Prima celebrava le eccellenze torinesi e italiane in modo un po’ statico – ricorda il presidente Benedetto Camerana –. Nell’aggiornamento, che vedrà la partecipazione della Triennale di Milano, ci sarà spazio anche per le contaminazione del design di prodotto anche legato al mondo automobilistico, con aperture verso il futuro».

Per essere più appetibili agli occhi della Gen Z, e dei più giovani in generale, è allo studio anche una “svolta interattiva”. «Sappiamo che è uno dei nostri punti deboli – ammette Bravetta – ma abbiamo già lanciato una nuova area sulla mobilità del futuro, che coinvolge e fa interagire i visitatori». Tra le ipotesi allo studio anche la realizzazione di una sala ad hoc dedicata ai simulatori. «Così la guida diventa gioco e sfida, ma anche un viaggio che ti proietta nel tempo: i visitatori potranno mettersi al volante di auto d’epoca replicate con gemelli digitali corrispondenti», spiega il presidente del Mauto.

Il sogno, per il futuro del Mauto, è allargarsi ancora. «Questo vestito ci sta un po’ stretto», dichiara Camerana. Uno degli obiettivi è valorizzare il Centro di conservazione e restauro interno al museo. «È un nostro fiore all’occhiello, ma gli spazi ci impongono di realizzare alcuni lavori fuori da qui», spiega Bravetta. Camerana, invece, dà sfogo al suo talento visionario e immagina una “bolla di vetro” sul piazzale fratelli Ceirano: «Sarebbe meraviglioso ospitare lì il nostro centro di restauro: una grande vetrina trasparente che attrarrebbe chiunque passi da corso Unità d’Italia».

Il Mauto progetta dunque il futuro, partendo però dai numeri attuali. Ad agosto il museo ha staccato 35.500 biglietti, il 5,3% in più rispetto all’anno prima, quando però c’era la mostra di Ayrton Senna che ha richiamato appassionati da tutto il mondo. «Abbiamo chiuso il 2024 a quota 400 mila visitatori, un risultato strabiliante soprattutto se si considera la nostra posizione periferica», sottolinea Camerana. Da tempo con il Comune è in corso un dialogo per collegare meglio il museo al centro: «Siamo ottimisti – aggiunge il presidente – perché il nostro è un museo nazionale di eccellenza. Vediamo, poi, come evolverà la situazione nella zona di Italia ’61: anche noi potremmo beneficiare di una sua accelerata».

Parallelamente al Mauto, anche il Centro storico Fiat e i suoi archivi, riaperti a dicembre dello scorso anno, vivranno una seconda vita. «Custodiscono la storia del ’900, industriale e anche sociale, non solo dell’Italia ma anche dell’Europa», conclude Camerana.