Non si ferma la disputa intorno all’“assistente infermiere”. In vista dell’udienza al Tar del Lazio, la Federazione nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi) si è costituita ad opponendum nel procedimento promosso dal sindacato Nursing Up contro il DPCM che recepisce l’Accordo Governo–Regioni. Un confronto che si sposta nelle aule di giustizia e che, per gli infermieri, va ben oltre un ricorso tecnico: riguarda l’identità e il futuro stesso della professione.

La posizione di Nursing Up



Difendere la professione infermieristica significa, prima di tutto, difendere la formazione, le competenze e la qualità delle cure, afferma il presidente Antonio De Palma.

Per il sindacato, l’istituzione dell’assistente infermiere rischia di rappresentare una scorciatoia di fronte alla carenza di personale, senza offrire garanzie di sicurezza ai cittadini né una reale valorizzazione degli infermieri abilitati.

Nursing Up ribadisce di aver contestato sin dall’inizio l’Accordo, denunciando i rischi di affidare, seppur formalmente in regime di supervisione, attività sanitarie delicate a figure con percorsi formativi non paragonabili alla laurea in infermieristica.

Il nodo politico e professionale

Secondo il sindacato, l’introduzione dell’assistente infermiere finirebbe per essere una misura tampone, utile a tamponare emergenze di organico ma priva di una strategia di lungo periodo.

Non chiediamo soluzioni provvisorie ma investimenti strutturali: nuove assunzioni, percorsi di carriera, valorizzazione delle competenze sottolinea De Palma.

Fnopi in campo

A rendere il contenzioso ancora più rilevante è la decisione della Fnopi di costituirsi ad opponendum davanti al Tar, segnando una presa di posizione ufficiale dell’Ordine professionale nella controversia. La Federazione rappresenta infatti il punto di riferimento istituzionale per oltre 450mila infermieri italiani.

Una vertenza aperta

La battaglia, assicura Nursing Up, andrà avanti «finché non verranno date risposte concrete agli infermieri e ai cittadini che ogni giorno affidano la loro salute al Servizio sanitario nazionale».

Il giudizio davanti al Tar del Lazio si annuncia dunque come un passaggio decisivo in un confronto che tocca nodi centrali: la carenza cronica di personale, la qualità della formazione e la sicurezza delle cure.

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