AVEZZANO – Il titolo europeo gravel con Erica Magnaldi e alcuni segnali molto interessanti nella gara maschile hanno dato la carica a Pontoni. L’inizio delle gare conclude la fase forse più faticosa di programmazione e dei complicati incastri con le squadre. Per questo vedere il tecnico della nazionale di gravel e cross correre come un folletto da un punto all’altro del percorso ha fatto capire che finalmente per Daniele è arrivata la parte bella dell’incarico. Fra tre settimane i mondiali di Maastricht chiuderanno la stagione del gravel e lanceranno quella del cross e poi il calendario non concederà più respiro.
Le convocazioni per gli europei gravel di Avezzano hanno avuto qualche defezione e qualche sorpresa dell’ultima ora. Le squadre della strada sono impegnate con la rincorsa ai punti e alcune non hanno concesso i loro atleti, al punto che forse varrebbe la pena assegnare punti anche per la semplice convocazione. Che è titolo di merito, ma distoglie il corridore dalle gare con la propria squadra. E’ giusto che la chiamata in nazionale sia vissuta come una penalizzazione?
La vittoria di Erica Magnaldi ha dato a Pontoni la conferma che il metodo di selezione funziona
La vittoria di Erica Magnaldi ha dato a Pontoni la conferma che il metodo di selezione funziona
Gli europei sono andati bene, adesso si va verso un mondiale più veloce e meno tecnico. Così almeno si dice…
In realtà non ci hanno ancora mandato il programma e siamo qui che lo stiamo aspettando. Abbiamo sollecitato più volte l’UCI, ma ancora non ci sono novità. Mi serve saperlo anche per capire le convocazioni da fare, per atleti e staff. Sapere quante feed zone ci sono, che tipo di percorso sia. Le uniche informazioni le abbiamo avute da Elena Cecchini (i due sono insieme nella foto di apertura, ndr), perché la Wiebes l’ha provato e le ha raccontato qualcosa…
E’ cominciata la tua stagione?
No, la mia stagione non finisce mai. Anzi, adesso che ci sono le gare, inizia il momento più soft. E’ tutto più bello, più facile, più semplice. Ma la testa ad esempio è anche sul cross. Fino a dicembre è già tutto programmato, quindi poi avremo da gestire l’ultimo mese, ma non abbiamo grossi problemi. Adesso dobbiamo capire bene come gestire la situazione di Agostinacchio, cosa farà realmente. Quindi se salta la categoria under 23 o meno.
La convocazione di Garofoli è stata voluta dal corridore e anche da Bramati: qui è con Pontoni alla partenza
La convocazione di Garofoli è stata voluta dal corridore e anche da Bramati: qui è con Pontoni alla partenza
E’ stato facile fare le convocazioni per gli europei?
E’ stato un po’ uno slalom, però alla fine abbiamo fatto una bella nazionale, sia in campo maschile che in campo femminile. Abbiamo avuto due defezioni dell’ultimo momento, perché Bertizzolo e Barbieri si sono fatte male. Tra l’altro Rachele era anche indirizzata al mondiale e quindi la perderemo anche per quello, perché è difficile che possa recuperare. Aspettiamo ancora, abbiamo tre settimane.
Si parla con le squadre o con gli atleti?
Un po’ con le squadre, un po’ con gli atleti. Alcuni di loro hanno voluto esserci e sono stati bravi a spingere. Garofoli può essere sembrato una sorpresa, ma lo abbiamo concordato con Davide Bramati. Gianmarco aveva la volontà di provare e io sono stato ben felice di accoglierlo, anche perché è un atleta di alto livello.
Mattia De Marchi porta nella nazionale di Pontoni l’anima più libera del gravel
Mattia De Marchi porta nella nazionale di Pontoni l’anima più libera del gravel
L’obiettivo di un cittì di solito è crearsi un gruppo con cui lavorare, mentre la sensazione è che la tua rosa cambi spesso.
I ragazzi e le ragazze si mettono a disposizione e, anche se sono nuovi o nuove, si integrano subito. Un compito importante del cittì è farli sentire partecipi del gruppo, che ci siano stati per venti volte o che sia la prima. Ho sempre detto che il nostro oro è il gruppo di lavoro, meccanici, massaggiatori e quelli che fanno il lavoro sporco. Gli atleti vanno e vengono, ma il gruppo di lavoro deve essere uno zoccolo duro di cui hai fiducia e cui delegare perché devi poterti fidare a occhi chiusi. E io dei miei ragazzi mi fido al 100 per cento.
Forse la vera squadra è proprio quella?
Esattamente così. Quando mi hanno fatto la proposta per diventare commissario tecnico, ho subito chiamato un responsabile dello staff e ho detto che se ci fosse stato lui, allora ci sarei stato anche io. Quindi ho voluto un vice come Billo (Luigi Bielli, ndr), che arrivava già da un’esperienza lunga 16 anni. Poi abbiamo il resto, dal team manager, al presidente, dal segretario ai nostri consiglieri che ci mettono nel migliore condizioni per fare questo lavoro.