Ferrari aveva iniziato il 2025 con grandi aspettative dopo aver portato a Maranello un nome che da solo fa la storia della F1: Lewis Hamilton. Al fianco di Charles Leclerc, la line-up appariva come una delle più forti in assoluto. Una coppia dal fascino intramontabile e dal talento cristallino, chiamata a riportare il Cavallino Rampante dove manca da troppo tempo, in cima al Mondiale. Tifosi e addetti ai lavori immaginavano una Ferrari capace di mettere pressione a Red Bull e McLaren, costruendo un duello di vertice che avrebbe potuto cambiare il corso della stagione.
Invece, superata ormai la metà del campionato, la realtà racconta un’altra storia. La Scuderia più titolata della F1 sembra essersi incagliata negli stessi problemi cronici che da anni la inseguono. La SF-25 è un progetto nato con grandi ambizioni ma che ha finito per mostrare fragilità inattese, prestazioni discontinue, strategie poco efficaci e difficoltà nel trovare un compromesso stabile tra assetto, aerodinamica e affidabilità.
Numeri che pesano
I numeri spesso non mentono e nel caso della Ferrari diventano una sentenza. Dopo i primi 2 GP del 2025, Australia e Cina, la Rossa si trovava soltanto quinta nel Mondiale Costruttori con appena 17 punti raccolti. Un bottino magrissimo, che ha rappresentato il peggior avvio di stagione per la Scuderia dal 2010, ovvero da quando è entrato in vigore l’attuale sistema di punteggio. Partire davanti non è mai stato così difficile dal 2014.
Un dato che pesa ancora di più se confrontato con le performance delle dirette rivali. McLaren, ad esempio, ha vinto 12 dei 17 GP disputati fino ad ora, 7 con Piastri e 5 con Norris. Numeri che fotografano la differenza di passo tra una squadra che sembra avere trovato la formula giusta e un’altra che invece arranca.
Leclerc, pur partendo nelle prime file, non è riuscito a trasformare buone qualifiche in risultati concreti. La sua SF-25 ha mostrato un difetto ricorrente: nei rettilinei, con DRS chiuso, la Ferrari perde tra i 5 e i 6 km/h rispetto alle rivali dirette. Una differenza apparentemente minima, ma che in realtà, moltiplicata per i giri di un GP, diventa un distacco quasi insormontabile. Il suo miglior risultato? Il secondo posto nel GP Monaco.
Hamilton, dal canto suo, non è mai andato oltre il quarto posto, ottenuto in tre occasioni (Imola, Austria e Silverstone). Il 7 volte campione del mondo ha sì vinto 1 gara sprint in Cina ma ha subito 1 squalifica nello stesso circuito e anche 1 ritiro in Olanda, con il dodicesimo posto in Ungheria come peggior risultato. Un bilancio lontanissimo dalle aspettative.
Le cause
Ferrari ha puntato moltissimo sul carico aerodinamico e sulle modifiche al fondo nelle prime gare, convinta che questa strada fosse la chiave per sfidare Red Bull. In realtà, le soluzioni adottate hanno finito per generare effetti collaterali pesanti. La SF-25 soffre nelle curve lente e medie, sia in ingresso sia in uscita, segno di una monoposto che fatica a gestire il carico aerodinamico generato.
Ma non è solo un problema tecnico. La Ferrari è inciampata anche sul fronte strategico. Le scelte di gomme, gli assetti non sempre ideali, la difficoltà a reagire a variazioni meteo o safety car hanno compromesso più di una gara. Secondo le stime degli analisti del settore, tra strategie sbagliate, errori ai box e incidenti, Ferrari ha lasciato sul campo almeno 65 punti potenziali. Sarebbero bastati per scalzare Mercedes dalla seconda posizione Costruttori. Troppi particolari lasciati al caso, in una categoria dove i dettagli decidono vittorie e sconfitte.
La mancanza di lucidità si è riflessa anche sugli aggiornamenti portati in pista. In più di un’occasione, le novità non hanno prodotto i miglioramenti sperati, lasciando la sensazione che a Maranello manchi un filo conduttore chiaro nello sviluppo della monoposto.
Curiosità che fa riflettere
Dopo 17 GP disputati, la Ferrari può contare solo su 4 podi, 1 vittoria Sprint (Hamilton in Cina) e 1 pole position firmata da Leclerc in Ungheria. Nessun punto ottenuto in Olanda mentre il suo miglior bottino risale allo scorso 28 maggio 2025 con i 28 punti conquistati a Monaco. Troppo poco per una squadra che ambiva al titolo.
Guardando la classifica Costruttori, il dato che colpisce è l’abisso con la McLaren. Con 623 punti, la squadra di Woking ha più che doppiato Mercedes (290) e Ferrari (286), che si ritrovano a contendersi il ruolo di “prima degli sconfitti” con Red Bull (272). La curiosità è che, sommando i punti di Maranello e Brackley, si arriva a 576: comunque meno della sola McLaren. Un dominio che fotografa non solo l’efficienza tecnica del team inglese, ma anche la fragilità delle due storiche rivali, incapaci finora di trovare continuità.
Un dato è ancora più preoccupante, la progressiva perdita di fiducia interna. Meccanici, piloti e tifosi hanno bisogno di credere in un progetto vincente, e quando le occasioni sfumano sistematicamente, l’entusiasmo diventa rassegnazione.
Il peso psicologico e l’immagine
La Ferrari non è solo un team di F1. È un marchio globale, un simbolo di eccellenza, un pezzo di storia dell’automobilismo. Ogni volta che la Rossa perde terreno, non è solo un Mondiale che si allontana, è la credibilità stessa del marchio che viene intaccata.
Per McLaren, Red Bull e gli altri contendenti, avere una Ferrari debole equivale a ricevere un regalo enorme. E in un contesto così competitivo, il rischio per la Scuderia è che il 2025 diventi non solo una stagione di transizione, ma l’inizio di un trend negativo difficile da invertire.
La F1 ha memoria corta, oggi puoi essere osannato, domani dimenticato. Perdere il treno del 2025 potrebbe significare dover ricostruire tutto praticamente da zero, con tempi e costi enormi.
Prospettive
Il problema non è solo tecnico ma anche culturale. La Ferrari del 2025 sembra una squadra che ha perso la bussola, che non riesce a tradurre in pista ciò che sulla carta appare promettente. È una questione di dettagli, quei 2 o 3 decimi al giro che fanno la differenza tra il podio e il quinto posto, tra una vittoria e un rimpianto.
Serve ritrovare la capacità di massimizzare il pacchetto a disposizione, di prendere decisioni coraggiose ma lucide, di costruire una mentalità vincente attorno ai piloti. Non basta avere due piloti di altissimo livello se la macchina e la squadra non sono in grado di sostenerli.
La Ferrari deve tornare a essere una squadra prima ancora che un marchio. Perché la Rossa non è solo un’auto che corre, è l’orgoglio di milioni di tifosi che ogni domenica si aspettano di rivederla davanti a tutti.
Stagione da dimenticare?
Il 2025, finora, non ha regalato la svolta che molti sognavano. Anzi, ha mostrato con ancora più evidenza i limiti di una squadra che fatica a ritrovare il DNA vincente. Hamilton e Leclerc sono due fuoriclasse, ma senza una macchina all’altezza rischiano di diventare protagonisti di un’altra stagione da dimenticare.
Il Mondiale è ormai compromesso, ma il futuro no. Ferrari deve imparare dai suoi errori, perché ogni stagione persa è un’occasione in più regalata agli avversari. E il tempo, in F1, scorre più veloce di qualsiasi monoposto.
La Rossa ha bisogno di ritrovare se stessa, e in fretta. Perché il Cavallino rampante non può permettersi di restare indietro ancora a lungo.