di
Elena Tebano
«Mentre alcuni dottori non guardano programmi medici a causa di evidenti inesattezze» scrive il New York Times, «The Pitt pone il problema opposto: alcune sequenze sono così realistiche da poter scatenare flashback emotivi»
(Una versione di questo articolo è stata pubblicata sulla Rassegna Stampa, la newsletter che il Corriere riserva ai suoi abbonati. Per riceverla basta iscriversi a Il Punto, e lo si può fare qui)
La grande vincitrice degli Emmy, i più importanti premi della tv americana, è stata The Pitt, serie medica di Hbo Max ambientata a Pittsburgh, che ha vinto il riconoscimento più ambito, quello per la serie drammatica, e poi per il miglior attore protagonista, Noah Wyle, e per la migliore attrice non protagonista Katherine LaNasa (sempre in una serie drammatica).
The Pitt uscirà anche in Italia dal 24 settembre (su Sky e in streaming su Now Tv). È senza ombra di dubbio una delle serie più belle della stagione, un ritorno alla vecchia tv (ne ha scritto sulla Rassegna del Corriere Stefania Carini), anche perché il protagonista, Noah Wyle, è stato per 11 anni un volto di una delle serie mediche più innovative di sempre ER, quella che ha lanciato George Clooney e Julianna Margulies. Per chi ha amato ER, The Pitt ha insieme il sapore della nostalgia e quello della sorpresa.
Per Wyle è anche una sorta di risarcimento: dopo aver ottenuto cinque nomination per ER senza mai vincere, è tornato a indossare il camice 30 anni dopo e ha vinto il suo primo Emmy interpretando un altro medico del pronto soccorso. Ha dedicato il premio a tutta la categoria: «A tutti coloro che stasera iniziano il turno o lo finiscono, grazie per il vostro lavoro».
Lo straordinario realismo
Ogni stagione di The Pitt segue un singolo turno al pronto soccorso, e la serie è straordinariamente realistica per la precisione con cui tratta gli argomenti medici e l’accuratezza con cui descrive il lavoro di medici e infermieri e i problemi sociali di cui si trovano a dover gestire le conseguenze.
Il New York Times ha raccontato che proprio per questo piace moltissimo ai medici veri. «Mentre alcuni dottori hanno difficoltà a guardare altri programmi medici a causa di evidenti inesattezze (terminologia errata, segni vitali senza senso, camici inspiegabilmente puliti), The Pitt pone occasionalmente il problema opposto: alcune sequenze sono così realistiche da poter scatenare flashback emotivi» ha scritto il quotidiano americano.
Serie a basso costo
Ma The Pitt è stata seguita con attenzione anche dagli addetti ai lavori di Hollywood, proprio per il modello di tv che rappresenta e che è opposto a quello della sua principale concorrente agli Emmy, la serie Severance di AppleTv.
«I dirigenti di Apple hanno ordinato Severance nel novembre 2019, pochi giorni dopo che l’azienda ha introdotto il suo servizio di streaming AppleTv. All’epoca, le aziende tecnologiche e dei media spendevano ingenti somme in programmi per competere tra loro, in un’era conosciuta come Peak Tv. Come alcuni dei suoi concorrenti, AppleTv era disposta a non badare a spese per star di grande richiamo e produzioni elaborate. Nella seconda stagione di Severance (…) il suo budget sarebbe salito a 20 milioni di dollari a episodio» ha scritto John Koblin sempre sul New York Times.
The Pitt costa “solo” sei milioni di dollari a puntata e ha adottato «la strategia che un tempo dominava il settore: la tv non paga le star, le crea». Se Severance ha stagioni brevi da dieci puntate che vengono rilasciate tutte insieme (una caratteristica dello streaming), The Pitt va in onda anno dopo anno, per 15 puntate trasmesse una volta a settimana.
Il suo successo di pubblico e la sua vittoria agli Emmy sono state prese come il segnale che quel genere di tv ha ancora molto da dare. «I dirigenti televisivi hanno guardato al successo di “The Pitt” con invidia, ma anche con sollievo. Molti di loro stanno mostrando un maggiore interesse nella programmazione di quel tipo di show che hanno dominato la Tv negli anni 90 e nei primi anni 2000» scrive ancora il New York Times.
«Hanno copiato ER»
Il paradosso è che The Pitt rischia di diventare improvvisamente più cara. È nata dopo che Noah Wyle, che per anni non ha avuto ruoli di rilevanza in tv, ha scritto allo showrunner di ER John Wells proponendogli di riesumare il suo personaggio per vedere come era diventato: «Più cupo e crudo. Invecchiato. Ma sempre lui».
I due hanno iniziato a lavorarci, e sembrava che la serie fosse cosa fatta, fino a che non c’è stata una rottura tra la Warner Bros Television e gli eredi di Michael Crichton, l’ex medico diventato scrittore di bestseller (morto nel 2008) co-creatore di ER.
Wyle e Wells hanno continuato a lavorare insieme comunque creando The Pitt, che secondo loro non può essere considerata un reboot di ER perché è una serie autonoma con personaggi e ambientazione diversi. La vedova di Crichton sostiene il contrario e ha fatto causa a loro due e alla Warner Bros. In ballo c’è un possibile risarcimento a più zeri. Comunque vada a finire, The Pitt merita di essere vista.
24 settembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA