La stagione di Antonio Tiberi non è stata semplice. Dopo buone prove, come al Giro di Polonia, il giovane talento italiano in forza alla Bahrain-Victorious ha faticato a trovare continuità, anche a causa di problemi fisici che ne hanno condizionato il rendimento alla Vuelta. Abbiamo parlato con Michele Bartoli, ex professionista e suo preparatore, per analizzare cosa non ha funzionato in Spagna, capire le prospettive future di Tiberi e fare un bilancio in vista del Mondiale, con un occhio particolare agli uomini di punta come Pogacar ed Evenepoel e al ruolo dell’Italia.

Cosa non ha funzionato per Antonio Tiberi alla Vuelta?
“Ai grandi appuntamenti bisogna arrivare al 100% e purtroppo Antonio non ci è riuscito. In avvicinamento alla corsa ha avuto alcuni piccoli problemi fisici, in particolare di natura gastrointestinale. Pensavamo fossero stati risolti, ma in realtà non si è mai ripreso completamente e questo ha inciso molto. Dispiace perché veniva da un Giro di Polonia dove aveva dimostrato una buona condizione, e questo ci aveva fatto ben sperare. Antonio ha un grande potenziale, ma alla Vuelta non è riuscito a far vedere il suo vero valore”.

Antonio viene da una stagione complicata: è per questo che non sarà al via del Mondiale?
“Esatto, la scelta di non correre il Mondiale è legata proprio a questo. Quest’anno Antonio ha spesso inseguito la condizione, senza mai raggiungerla davvero. Al Mondiale non si può andare se non si è al top: è una gara che richiede non solo forza, ma anche lucidità mentale e preparazione specifica. Antonio tiene molto al finale di stagione, e per questo è meglio fermarsi ora, recuperare le energie e preparare bene gli ultimi appuntamenti. Non è obbligatorio vincere, ma è importante dare un segnale positivo per chiudere l’anno con fiducia e affrontare serenamente l’inverno”.

Il problema del cambio di ritmo resta il suo tallone d’Achille. State lavorando su questo aspetto?
“Sì, assolutamente. Quando un corridore nasce con certe caratteristiche, se le porta dietro tutta la carriera, anche se ci sono margini di miglioramento. Antonio non ha un grande cambio di ritmo, ma ha una qualità molto preziosa: riesce a mantenere uno sforzo massimale per lunghi periodi, più di tanti altri corridori. Noi lavoriamo per migliorare i suoi punti deboli, ma senza snaturarlo. È giusto affinare il cambio di ritmo, ma al tempo stesso dobbiamo valorizzare le sue doti naturali di resistenza e continuità”. 

Vedi un Mondiale a senso unico per Pogacar o pensi che Evenepoel possa impensierirlo?
“Credo che sarà un Mondiale aperto. Non tutti i corridori reagiscono allo stesso modo a un percorso con così tanto dislivello e con l’aggiunta dell’altura, che può favorire alcuni e mettere in difficoltà altri. Pogacar parte sempre come uno dei grandi favoriti, ma Evenepoel e corridori come Vine hanno dimostrato di sapersi adattare molto bene a condizioni particolari. Sarà una corsa dura, lunga e imprevedibile: non vedo un solo padrone”.

Evenepoel campione del mondo a cronometro con una prova da maestro. Ti aspettavi questa superiorità rispetto a Pogacar?
“Onestamente non pensavo che potesse andare a riprendere Pogacar lungo il percorso, ma che fosse il grande favorito a cronometro sì, quello lo immaginavo. Il percorso era perfetto per lui: lungo, con tratti in discesa dove la sua posizione aerodinamica è un vantaggio enorme. Evenepoel ha delle doti da cronoman eccezionali e lo ha confermato con una prestazione di altissimo livello”.

Il tuo nome a sorpresa per il Mondiale?
“Non ho ancora guardato bene la lista completa degli iscritti, ma dico che i corridori colombiani, equadoregni, possono essere outsider pericolosi. Sono abituati ad allenarsi quotidianamente in altura, sopra i 1500 metri, e questo può dare un vantaggio enorme in un Mondiale così particolare. Un nome? Carapaz potrebbe essere un outsider. Detto questo, sarà un Mondiale più per uomini da classiche che per scalatori puri, ma i 5000 metri di dislivello faranno la differenza”. 

Cosa ti aspetti dall’Italia al Mondiale in linea?
“Abbiamo diversi corridori in buona condizione. Se sapranno adattarsi bene all’altura possono giocare le loro carte. Penso a Bagioli, a Ciccone: tutti possono avere un ruolo importante. Non sarà facile, ma l’Italia può essere protagonista”.

Che corsa prevedi?
“Secondo me i fuochi d’artificio arriveranno già molto lontano dal traguardo. Mancando ancora 100 km all’arrivo la gara potrebbe trasformarsi in una sorta di cronometro individuale, con i migliori a giocarsela da soli. Mi aspetto un Mondiale durissimo, dove Pogacar potrebbe anche attaccare presto. Le squadre avranno un peso relativo: il percorso è talmente selettivo che alla fine diventerà un Mondiale uno contro uno”.