di Gennaro Francesco, Laforgia Renato, Raho Lucia e Giovanni Putoto

Nei ghetti rurali del Sud Italia, la vulnerabilità sanitaria è strutturale. La mancanza di documentazione regolare, la precarietà abitativa e l’assenza di mediazione culturale nei servizi pubblici impediscono l’accesso a diritti fondamentali. L’approccio proposto da Medici con l’Africa CUAMM – flessibile, integrato, culturalmente sensibile – ha permesso di costruire percorsi di fiducia e presa in carico anche in assenza di soluzioni istituzionali stabili. In un Paese che si interroga su come garantire il diritto alla salute per tutti, l’esperienza pugliese mostra che partire dagli ultimi non è solo possibile, ma urgente e necessario.

 In Italia, il settore agricolo impiega circa 500.000 lavoratori migranti, che rappresentano quasi la metà della forza lavoro complessiva. Di questi, almeno 180.000 operano in condizioni di sfruttamento, vivendo spesso in insediamenti informali – i cosiddetti “ghetti” – lontani dai centri abitati e privi di servizi essenziali come acqua potabile, elettricità, fognature e trasporti. In Puglia, una delle principali regioni agricole del Paese, oltre il 60% dei braccianti migranti risiede in strutture precarie, esposti a gravi rischi per la salute, abusi lavorativi e marginalizzazione sociale[1].

Nonostante l’universalità formale del Servizio Sanitario Nazionale, per questa popolazione l’accesso effettivo alla cura è fortemente ostacolato da barriere linguistiche, culturali e amministrative, spesso aggravate dall’assenza di documenti regolari e dall’elevata mobilità stagionale. In questo contesto, l’iniziativa di Medici con l’Africa CUAMM, avviata a Bari nel 2015, ha rappresentato una risposta concreta e continuativa. A partire dal 2018, grazie alla concessione in comodato d’uso di un Camper Sanitario attrezzato da parte della Regione Puglia, il programma ha esteso i suoi servizi a dodici insediamenti informali, offrendo assistenza sanitaria gratuita e orientamento socio-sanitario. Questo intervento, spesso unico punto di contatto tra i braccianti e il sistema sanitario, non si limita alla diagnosi: costruisce percorsi di fiducia, accompagnamento e reale accesso ai diritti sanitari. L’articolo che segue restituisce i principali risultati di cinque anni di attività, analizzando dati raccolti tra il 2017 e il 2023 e offrendo spunti concreti per politiche più eque e inclusive.

Contesto locale e modello di intervento

Il programma si sviluppa nei contesti altamente marginalizzati della provincia di Foggia, dove sorgono insediamenti informali spesso invisibili alle istituzioni ma centrali nell’economia agricola del Sud Italia. Si tratta di baraccopoli, fabbriche dismesse, container o stabili fatiscenti, abitati da migliaia di lavoratori migranti, prevalentemente dall’Africa subsahariana dove le condizioni igienico-sanitarie sono gravemente compromesse. Le comunità interessate dal servizio mobile sono le seguenti: Ghetto Pista a Borgo Mezzanone (3000-5000 abitanti), Ghetto Ghana in agro di Cerignola (200-300 abitanti), Ghetto Bulgari in agro di Cerignola (100-200 abitanti di popolazione nomade), Foresteria Regionale Casa Sankara in agro di San Severo (500 abitanti), insediamento Arena a San Severo (200-300 abitanti) in locali di proprietà comunale. A questi si aggiungono numerosi piccoli insediamenti con una densità abitativa di circa 100 persone ciascuno e gli insediamenti temporanei legati alla stagionalità: Barletta-BAT (300 persone circa), Turi-BA (500 migranti circa), Terlizzi-BA. Vedi Figura 1.

Dal 2017, CUAMM ha applicato un modello di clinica mobile articolato e multidisciplinare, costituito da unità mobili attrezzate e da équipe composte da medici infettivologi, specializzandi, infermieri, mediatori culturali e volontari. Le attività, organizzate secondo una programmazione mensile e condivisa con le comunità residenti, includono visite mediche generali e specialistiche, screening infettivologici (HIV, HCV, HBV, sifilide), controllo di pressione arteriosa e glicemia, consulenze psicologiche, educazione sanitaria e orientamento ai servizi. L’intervento si caratterizza per un approccio integrato alla presa in carico: i pazienti che necessitano di approfondimenti diagnostici o cure specialistiche vengono accompagnati ai servizi ospedalieri o segnalati a enti per il supporto legale e sociale. In molti casi, la clinica mobile rappresenta l’unico presidio di salute accessibile a comunità escluse dal SSN per motivi documentali, linguistici o semplicemente per mancanza di informazioni.

Risultati: tra bisogno sanitario e marginalità

Tra il 2017 e il 2023, il programma ha effettuato oltre 13.000 visite mediche in 12 insediamenti, raggiungendo più di 2.500 pazienti unici – in prevalenza uomini giovani impiegati come braccianti stagionali. I dati raccolti delineano un quadro chiaro di patologie correlate alle condizioni di vita e lavoro[2] [3] [4]. Le problematiche più frequenti sono dolori muscoloscheletrici (oltre il 25%), infezioni respiratorie, malattie dermatologiche e disturbi odontoiatrici. Si tratta di condizioni spesso trascurate, ma con impatti significativi sulla qualità della vita e sulla capacità lavorativa. Le attività di screening tra il 2020 e il 2024 hanno permesso di individuare una presenza non trascurabile di malattie infettive trasmissibili. Tra i 309 lavoratori testati nel biennio 2020–2021, l’1,3% è risultato positivo all’HIV e il 2,9% all’HCV. Solo lo 0,9% riferiva test pregressi per HCV e appena il 30% per HIV. In uno studio successivo (2022–2023) su un gruppo misto di migranti e persone senza dimora, circa il 25% è risultato positivo ad almeno una tra HIV, HCV, HBV o sifilide, ma solo la metà ha ritirato i risultati, indicando una difficoltà concreta nella continuità assistenziale. Oltre alle malattie infettive, preoccupano le condizioni croniche: il 12% dei pazienti presentava ipertensione. Circa un terzo lamentava affaticamento persistente e dolori cronici.

Sul piano socio-amministrativo, emerge una forte esclusione: solo il 18% dei pazienti aveva un permesso di soggiorno valido e appena il 7% era iscritto al SSN con un medico di base. Eppure, la media di 5,6 visite per paziente suggerisce che la clinica mobile abbia rappresentato, per molti, un riferimento stabile in un contesto di abbandono istituzionale.

Oltre la cura: un modello di prossimità

Nei ghetti rurali del Sud Italia, la vulnerabilità sanitaria è strutturale. La mancanza di documentazione regolare, la precarietà abitativa e l’assenza di mediazione culturale nei servizi pubblici impediscono l’accesso a diritti fondamentali. L’approccio proposto da CUAMM – flessibile, integrato, culturalmente sensibile – ha permesso di costruire percorsi di fiducia e presa in carico anche in assenza di soluzioni istituzionali stabili. Il dato delle 5,6 visite medie per paziente riflette una fiducia costruita nel tempo, resa possibile dalla continuità degli interventi, dalla multidisciplinarietà delle équipe e dall’integrazione con la rete territoriale.  Oltre alle cure primarie, sono stati garantiti invii specialistici, supporto psicologico, orientamento legale e accompagnamento sociale. Questo modello ha ricevuto il riconoscimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità come buona pratica globale[5], confermando quanto emerso anche in recenti revisioni sistematiche: di fronte all’esclusione persistente dei lavoratori migranti, i sistemi sanitari devono essere proattivamente progettati per includerli[6]. La permanenza prolungata in condizioni di marginalità sta progressivamente trasformando il profilo sanitario di questa popolazione, con l’emergere di patologie croniche e invalidanti che potrebbero richiedere un modello di presa in carico più strutturato, ad esempio attraverso le Case di Comunità.

Conclusioni

L’esperienza di CUAMM in Puglia dimostra che fare salute pubblica nei contesti più informali e marginali è possibile, a patto di intervenire sulle cause strutturali dell’esclusione. I modelli mobili, se integrati, continuativi e culturalmente sensibili, non solo curano, ma costruiscono relazioni e generano fiducia. La media di 5,6 visite per paziente documenta l’efficacia di un modello di prossimità che va oltre la diagnosi. Tuttavia, non può restare un’iniziativa isolata. Serve un impegno politico strutturale e verificabile che integri le cliniche mobili nei piani sanitari regionali, superando la logica dell’emergenza; formalizzi la mediazione culturale e linguistica nel SSN; affronti le radici dello sfruttamento lavorativo e dell’abusivismo abitativo; costruisca alleanze tra servizi pubblici, università e ONG, come nel programma CUAMM–Università di Bari.

In un Paese che si interroga su come garantire il diritto alla salute per tutti, l’esperienza pugliese mostra che partire dagli ultimi non è solo possibile, ma urgente e necessario.

Gennaro Francesco, Laforgia Renato, Raho Lucia, Giovanni Putoto, Medici con l’Africa CUAMM

 

Riferimenti

[1] FLAI-CGIL. VII Report “Agromafie e Caporalato.”. Osservatorio Placido Rizzotto; 2024.

[2] Cesare DVS, Renato L, Marcella S, Anna B, Nicole L, Annalisa S, Giovanni P, Francesco DG. Bridging Gaps in Migrant

Healthcare: CUAMM’s Experience from 13,103 Visits in Southern Italy. Annals of Global Health . 2025; 91 (1) : 00, 1 –16 . DOI: https://doi.org/10 .5334/aogh.4666

[3] Segala FV, Novara R, Panico G, Laforgia R, Raho L, Schiavone M, Civile G, Laforgia N, Di Gregorio S, Guido G, Cormio M, Dargenio A, Papagni R, L’Erario A, L’Erario L, Totaro V, Spada V, Valentini L, Frallonardo L, Lattanzio R, Falanga C, Putoto G, Saracino A, Di Gennaro F. Prevalence of Sexually Transmitted Infections and Predictors for Loss to Follow Up among Marginalized Homeless and Migrant Communities: a Cross-Sectional Study. Ann Glob Health. 2024 Apr 1;90(1):25. doi: 10.5334/aogh.4388. eCollection 2024.

[4]  Totaro V, Patti G, Segala FV, Laforgia R, Raho L, Falanga C, Schiavone M, Frallonardo L, Panico GG, Spada V, De Santis L, Pellegrino C, Papagni R, D’Argenio A, Novara R, Marotta C, Laforgia N, Bavaro DF, Putoto G, Saracino A, Di Gennaro F. HIV-HCV Incidence in Low-Wage Agricultural Migrant Workers Living in Ghettos in Apulia Region, Italy: A Multicenter Cross Sectional Study. Viruses. 2023 Jan 15;15(1):249. doi: 10.3390/v15010249

[5] Case study 23. Italy: mobile clinic providing health care for migrant labourers in Foggia, Apulia in Promoting the health of refugees and migrants. Experiences from around the world. Geneva: WHO; 2023.

https://www.who.int/publications/i/item/9789240067110

[6] Rast E et al Healthcare services for low-wage migrant workers: A systematic review Social Science & Medicine 380 (2025) 118176