Claudia Cardinale, scomparsa ieri all’età di 87 anni, resterà legata alla provincia di Agrigento, se non altro dal punto di vista simbolico. Qui infatti trovano radici due tappe decisive della sua carriera: la consacrazione internazionale con Angelica Sedara ne “Il Gattopardo” di Luchino Visconti e la partecipazione a “Il giorno della civetta” di Damiano Damiani, tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia e girato anche nell’Agrigentino.
Nel 1963, con “Il Gattopardo”, Cardinale divenne il volto di un personaggio che incarnava il cambiamento della Sicilia ottocentesca, accanto a Burt Lancaster e Alain Delon. “Angelica è stato il più bel regalo della mia vita d’attrice”, ricordava. Un’opera, quella di Visconti, che, seppur girata nel Palermitano, nel Catanaese e a Roma, si lega inevitabilmente e simbolicamente a luoghi come Palma di Montechiaro e Santa Margherita di Belìce. E proprio l’amministrazione di Palma di Montechiaro, nel 2015, volle conferire a Claudia Cardinale la cittadinanza onoraria.
Cinque anni dopo, nel 1968, Claudia Cardinale tornò in Sicilia con “Il giorno della civetta” entrando nel cuore della narrativa civile di Leonardo Sciascia. Interpretò Rosa Nicolosi, affiancando Franco Nero e Lee J. Cobb, in un film che segnò uno dei primi tentativi del cinema italiano di raccontare la mafia e i suoi silenzi.
Due ruoli diversissimi, due immagini della Sicilia che si confrontano: quella aristocratica e in declino del Gattopardo e quella contemporanea, scossa dalla violenza e dalle ingiustizie, del romanzo di Sciascia. Claudia Cardinale seppe dar voce a entrambe diventando simbolo di bellezza, forza e verità. Ricordarla oggi significa anche restituire valore a quel legame con la provincia di Agrigento: terra di scrittori, di cinema e di storie che, attraverso le sue interpretazioni, hanno conquistato lo sguardo del mondo.
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