L’uomo del “vino bianco più caro d’Italia”. È un imprenditore noto Emanuele Ragnedda, l’uomo che ha confessato il femminicidio di Cinzia Pinna, la donna scomparsa nella notte tra l’11 e il 12 settembre a Palau. Appartenente a una famiglia storica del Vermentino, è diventato famoso per produrre vini bianchi costosissimi.
Ragnedda, originario di Arzachena, è un imprenditore conosciuto per vari motivi. Figlio di Mario e nipote di Francesco Ragnedda, fa parte di una famiglia nota per la produzione di vino d’eccellenza radicata nel territorio. Il padre è uno dei fondatori della cantina Capichera, marchio sardo ceduto di recente con cui è diventato famoso in tutto il mondo il Vermentino di Gallura.
Dopo aver ricoperto ruoli differenti in questo ambito, l’uomo accusato del femminicidio di Pinna ha seguito le orme del padre fondando l’azienda ConcaEntosa, nelle campagne tra Arzachena e Palau. “ConcaEntosa nasce dal coraggio. Il coraggio di partire e di tornare”, si legge sul sito web dell’impresa. A rendere noto l’imprenditore è stata la scelta di mettere sul mercato “il bianco più caro d’Italia”, il Vermentino Disco Volante Igt 2021 con prezzi a bottiglia senza precedenti nel nostro Paese, da 1.300 fino a 1.800 euro.
Ragnedda era sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori dei carabinieri da diversi giorni. Nella giornata di martedì era emerso che fosse indagato per omicidio. I sospetti della procura di Tempio Pausania si basavano sul fatto che l’uomo fosse stato l’ultimo a essere visto insieme alla donna scomparsa. Inoltre, i carabinieri avevano ricostruito come, nella notte tra l’11 e il 12 settembre, Pinna fosse salita su un’automobile che, a loro avviso, era proprio quella dell’imprenditore.
Nelle scorse ore, proprio mentre i Ris di Cagliari erano chiamati a eseguire un accertamento irripetibile in una sua tenuta, Ragnedda è stato rintracciato dopo aver tentato una rocambolesca fuga a bordo di un gommone. Il mezzo si è però schiantato contro gli scogli a Baja Sardinia e l’uomo si sarebbe poi rifugiato nella villa dei genitori. Lì è stato raggiunto dai carabinieri: al momento del fermo era armato, ma non ha opposto resistenza. Portato in caserma per essere ascoltato dalla pubblico ministero Noemi Mancini ha iniziato ad ammettere le proprie responsabilità. Da qui, il provvedimento di fermo.