Sulle colline che occupano la parte centro-meridionale della Spagna, in Andalusia, gli archeologi hanno scoperto un affascinante e monumentale santuario del solstizio.
Si trova in particolare a Jódar, un comune spagnolo in provincia di Jaén, adagiato ai piedi del Cerro de San Cristóbal, nella zona montuosa della Serrezuela di Jódar che fa parte del massiccio della Sierra Mágina. Qui, a tornare alla luce non è stato solo un complesso in pietra di 2.500 anni fa, ma anche quello che potrebbe essere stato un “tempio del cosmo”, ideato e realizzato appositamente per catturare alla perfezione tutto il fascino del solstizio d’inverno.
Cosa è stato scoperto
Gli archeologi dell’Istituto di Archeologia Iberica (IAI) hanno svelato nel sito di El Fontanar un imponente monolite alto più di 5 metri. Non è disposto in maniera casuale: la sua forma allungata e verticale è infatti rivolta verso il punto in cui sorge il sole nel giorno più corto dell’anno, ovvero il solstizio d’inverno. All’alba di questo giorno (in cui il sole si trova nel punto più basso sopra l’orizzonte nell’emisfero settentrionale e che solitamente si ripete intorno al 21 dicembre), un raggio di sole attraversa la punta del monolite e si proietta direttamente verso un vicino rifugio in pietra alto quasi 7 metri.
Quest’ultimo presenta un ingresso a forma di V che gli archeologi interpretano come un potente simbolo di femminilità. Un enorme masso sopra l’apertura ricorda le tube di Falloppio, mentre le pietre inferiori segnano i contorni dell’anatomia femminile.
Quando l’alba del solstizio d’inverno inizia, i raggi del Sole e le ombre creano uno spettacolo speciale: l’ombra della pietra “maschile” si estende sul terreno e tocca la rientranza inferiore del rifugio, dove la superficie rocciosa evoca una forma simile a quella dell’organo genitale femminile.
Si tratta della ricreazione della ierogamia, un’unione sacra tra forze maschili e femminili che non solo rappresenta un “matrimonio cosmico”, ma anche un rituale mitico di fertilità e rinascita: l’eroe solare che si collega alla dea della Terra.
Perché è importante
A spiegare l’importanza della scoperta, pubblicata sulla rivista Complutum (Ruiz, A.; Molinos, M.; Esteban, C; Yanes, M.; Lechuga, M. Á. (2025): Paisaje, camino y liturgia en el mito del héroe de Iltiraka. Complutum, 36(1): 77-95), è l’archeologo Arturo Ruiz, che ha ribadito come queste immagini facciano parte di tradizioni religiose comuni a tutto il Mediterraneo. Sono presenti in Egitto e in Grecia, ma anche che nella cultura iberica. In questa non sono rimasti solo simboli astratti, ma anche quelli reali, inseriti nella natura e sincronizzati con i movimento del sole.
Il monumentale santuario del solstizio rinvenuto dagli archeologi in Spagna risale al V-IV secolo a.C., ovvero prima che si creassero i principali insediamenti iberici nella regione. Un elemento che suggerisce come il sito fosse un fulcro della vita religiosa molto prima che fiorissero i centri urbani.
“Questo monumento è straordinario per le sue dimensioni e il suo intento“, ha osservato Ruiz. “È stato progettato per unire cielo e Terra, per affermare il sacro legame tra i principi maschile e femminile”.
Il sito di El Fontanar, che per certi versi porta a ricordare il celebre Stonehenge, si inserisce nella mitologia iberica legata a Úbeda la Vieja e Puente Tablas, in cui un eroe o una divinità solare discende negli inferi in autunno e rinasce al solstizio d’inverno. L’allineamento delle pietre simboleggia proprio questo ciclo di morte, unione sacra e rinascita.
Studi analoghi a El Pajarillo, con scene scolpite di un eroe contro un lupo, mostrano lo stesso passaggio simbolico. Insieme, i due siti formano un paesaggio rituale in cui mito, astronomia e territorio si intrecciano: per gli iberici, la Terra stessa era il teatro cosmico del viaggio dell’eroe.
La scoperta a El Fontanar rimarca una volta di più come i popoli antichi integrassero astronomia, architettura e spiritualità. Se in ogni cultura il solstizio segnava una svolta e il trionfo della luce sulle tenebre, nella penisola iberica questo momento veniva immortalato nella pietra, fondendo mito e realtà cosmica. Un promemoria senza tempo che ci ricorda come l’umanità abbia sempre cercato di creare un ponte tra Terra e cielo, tra concretezza e spiritualità.