Quale che sia l’argomento, sentire parlare Andrea Dovizioso è sempre estremamente interessante. La capacità analitica e di spiegare le cose in maniera chiara dell’ex pilota di MotoGP è stata uno dei punti di forza della sua carriera, che lo ha visto conquistare un titolo iridato in 125cc e diventare tre volte vice-campione in nella classe regine in sella alla Ducati.
Proprio queste caratteristiche lo hanno reso il soggetto ideale per realizzare una docu-serie in 10 puntate che da una decina di giorni è sbarcata su Sky. E’ questa l’idea del regista Luca Curto, che in occasione del lancio di “Dovi – La serie” ha spiegato ai media, tra cui Motorsport.com, com’è nata l’idea di realizzare questa serie e quali messaggi vuole trasmettere nel raccontare la carriera del forlivese dai suoi primi passi fino alle vittorie in MotoGP, tenendo come filo conduttore la realizzazione del suo sogno: lo 04 Park di Faenza.
Quanto è complicato tradurre un campione del motorsport in una serie?
“La cosa importante è ritrovare nell’atleta, nel campione, nello sportivo, un linguaggio universale, perché altrimenti è difficile farlo arrivare alle persone. Sono quasi 20 anni che faccio questo mestiere e ho avuto l’opportunità ed il piacere di lavorare con i più grandi campioni dello sport, soprattutto nel mondo Red Bull. E la cosa fondamentale che credo sia necessaria per arrivare a costruire un messaggio che sia d’ispirazione per le persone, non solo per gli appassionati ma per il grande pubblico, è quella di ritrovare nel campione la capacità di essere normale e di raccontare lo straordinario con parole normali. Questa serie è nata nella mia testa una sera a Forlì, in cui mi sono trovato ad una cena ed ho ascoltato Andrea parlare con un suo amico. Lì ho capito che aveva la capacità di arrivare a tutti, nel modo più semplice e naturale del mondo: ho ascoltato lui che descriveva l’attimo di un incidente in moto e ho capito che ci sarebbero state quelle caratteristiche necessarie a raccontare una storia che ha un linguaggio universale, che tocca intorno al cuore delle persone”.
Qual è la qualità che ti ha colpito di più di Dovi?
“L’onestà e la lealtà nel voler mantenere intatte le verità. E’ una persona che sa stare in equilibrio e riesce comunque a non farsi distarre da tutto ciò che può essere comodo da spiegare o può rendere le cose più facili. E’ una persona che ha l’obiettivo di essere autentico, quindi diventa anche più semplice per un regista avere la possibilità di non cadere nella banalità e riuscire a raccontare un personaggio che ha fatto la storia di questo sport, ma dall’altro lato riesce comunque a trasferire allo spettatore, soprattutto ai più giovani, quelle caratteristiche di umiltà e sacrificio che spesso sembrano perdersi in questi anni moderni. Nell’attualità, sia del calcio che del motorsport più in generale”.
Digital Lighthouse lancia “Dovi – la serie”
Foto di: Digital Lighthouse Press Office
La serie è ambientata molto allo O4 Park, la pista di cross di Dovi. Come mai avete fatto proprio questa scelta?
“E’ dovuta al doppio percorso che ha la carriera di Andrea. Il sogno di Andrea è stato anche quello di voler restituire al mondo delle moto quello che ha ricevuto con i successi e con la sua storia. Quindi lo 04 Park è la concretizzazione di quello che è stato il desiderio di Andrea sin da bambino: quello di correre e quello di avere un posto costruito per crescere le nuove generazioni, che permettesse di vivere la moto nella maniera più genuina possibile. Poi ha permesso di aggiungere quell’altro pezzo che in qualche modo caratterizza il personaggio Dovizioso, quello di essere estremamente puntuale dal punto di vista tecnico e qualitativo, dal punto di vista gestionale dei servizi che offre una location di questo tipo. Dunque, la location dello 04 Park è presente sin dall’inizio della serie, perché le due realtà viaggiano in parallelo: da un lato cresce la sua carriera e dall’altro si evolve la realizzazione del suo sogno”.
Quale messaggio vorresti veicolare attraverso questa serie?
“Il messaggio è sicuramente legato a quanto Andrea può ispirare le nuove generazioni e comunque coloro che si affacciano allo sport in generale. Io ho ritrovato in maniera estremamente forte un concetto di sacrificio, passione e dedizione, che prescinde da qualsiasi obiettivo economico. Nella figura di Andrea Dovizioso questa credo che sia la cosa più interessante. E’ il messaggio più corretto possibile per alimentare tutti i ragazzini che si affacciano a questo sport. Basta camminare allo 04 Park per vedere tanti piccoli Andrea, che sognano di diventare Andrea. In quel momento lì ti accorgi che è probabilmente necessario comunicare loro quali sono i principi che ti portano a diventare qualcuno nel mondo dello sport. Nella serie, secondo me è interessante il punto di vista del papà, che merita di essere sottolineato sia per un discorso di orgoglio che di caparbietà. Esce fuori un padre che ha creduto nel proprio figlio e ha fatto tutto ciò che era possibile fare per non avere rimpianti, e alimentare la passione di un giovane che investe tutto se stesso in quelli che sono i propri obiettivi”.
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