In Cina Xiaomi si prepara a togliere i veli alla nuova serie Xiaomi 16 (o 17…), la prima con il nuovo processore flagship di Qualcomm Snapdragon X Elite Gen5, in Europa la variante “T” chiude il cerchio e porta quanto di buono c’era su Xiaomi 15 ad un prezzo sicuramente più competitivo e con qualche funzione in più. Xiaomi si gioca come sempre la carta Leica, con due modelli dotati di un sistema a tripla fotocamera che differisce però per range di focali coperte e per il tipo di sensori utilizzati.

Xiaomi 15T e Xiaomi 15T Pro, questi i due modelli, sono costruiti attorno allo stesso schermo OLED da 6.83” protetto da un vetro Gorilla Glass 7i e con 3200 nits di picco per quanto riguarda la luminanza. Il pannello sembra essere lo stesso anche se ci sono due piccole differenze a livello di gestione: mentre lo schermo del Pro arriva a 144 Hz di refresh, quello di Xiaomi 15T si ferma a 120 Hz.

Cambia anche il modo in cui il pannello viene gestito: mentre la variante più economica utilizza per la gestione della luminosità ill classico PWM, seppur portato a 3840 Hz, il modello Pro adotta anche una nuova modalità DC Dimming full brigthness che dovrebbe eliminare quelli che sono sempre stati gli effetti collaterali della gestione diretta del pixel. Xiaomi ha anche ridotto le cornici, che sono del 27% più sottili di quella della passata generazione: trattandosi comunque di dimensioni ridottissime, 1.5 mm, il 27% è comunque una variazione che l’occhio farà fatica a vedere.

La scocca di entrambi è in alluminio e sono entrambi IP68: se la protezione sull’immersione è ormai una costante di quasi tutti i telefoni sopra i 500 euro non lo è la scocca metallica.

Passando alle fotocamere, che rappresentano l’elemento sul quale Xiaomi ha puntato maggiormente, gli unici due elementi in comune sono il sensore ultra wide e la selfie camera.

L’ultra wide è un 15 mm da 12 megapixel ƒ/2.2, mentre la selfie camera un 32 megapixel con pixel binning ƒ/2.2, con una focale equivalente di 21 mm. Il sensore principale è per entrambi i modelli da 50 megapixel con una focale equivalente di 23 mm, ma il Pro ha un sensore leggermente più grande, con pixel da 1.2 μm al posto che 1 μm. Stiamo parlando ovviamente di sensori “binned”, che possono scattare a 50 megapixel come a 12.5 megapixel in condizioni di scarsa luminosità.

Il Light Fusion 900 del modello superiore, secondo Xiaomi, ha una gamma dinamica di ben 13.5 EV. Passando al tele qui c’è una scelta molto strana di Xiaomi: sul 15T il sensore principale da 23 mm può essere usato, con un crop, anche come un 46 mm, quindi un 2x di qualità ottica.

Xiaomi ha deciso di mettere ugualmente un tele da 46 mm con un sensore da 50MP e lente ƒ/1.9 che di fatto restituisce la stessa identica focale ma con qualità migliore. A sua volta questo sensore può essere usato in modalità “crop” a 92 mm. Il vantaggio di questa scelta è quello di coprire tutte le focali dal 23 mm al 92 mm senza alcun upscaling, sono tutti crop del sensore, lo svantaggio è quello di avere un tele comunque molto corto, un 2x, quando forse un 3x era più indicato fotograficamente.

Xiaomi 15T Pro, proprio per questo, ha un tele che è molto più lungo e anche fotograficamente più interessante: 115 mm, sensore da 50MP e obiettivo ƒ/3.0 stabilizzato ottico. L’apertura del tele ci fa capire che il sensore dietro è comunque molto piccolo, ma in condizioni di buona luminosità non dovrebbe essere un grosso problema. Quest’ottica può lavorare anche a 230 mm, quindi un 10x di qualità ottica. Presente lo zoom digitale fino a 20x, potenziato dall’ormai onnipresente IA.

Su Xiaomi 15 T troviamo diverse funzionalità che hanno sempre distinto gli smartphone Xiaomi Leica: c’è la modalità ritratto con filtri Leica e c’è anche il “Leica street photography mode” che permette di accedere direttamente a focali fisse come 28mm, 35mm, 50mm e 75mm. Per Xiaomi 15T Pro c’è anche il 135mm per sfruttare il bokeh naturale della lente e concentrarsi sui dettagli. Il modello Pro eredita anche alcune novità video dai modelli superiori come il 4K a 120 fps per la camera principale e la registrazione 4K 60fps 10-bit Log con possibilità di aggiungere una LUT per avere subito una preview in fase di registrazione di come verrebbe una clip dopo averla corretta con quella specifica LUT in post produzione.

Se il sistema fotografico dei due smartphone è una rivisitazione del comparto foto dei modelli superiori, sulla serie T debutta un qualcosa che invece non si era mai visto, anche se in passato abbiamo già visto qualcosa di simile. Xiaomi Offline Communication è parte di un pacchetto di features destinate alla comunicazione che prevede la possibilità di fare chiamate a distanza ravvicinata anche senza supporto della rete cellulare o di una infrastruttura Wi-fi. Due Xiaomi 15T Pro possono chiamarsi fino a 1.9 km di distanza, se invece si usa uno Xiaomi 15T la chiamata arriva fino a 1.3 Km: una sorta di walkie talkie, che verrà abilitata in alcuni paesi del mondo a partire dal 24 di settembre. Xiaomi al momento non è entrata nei dettagli del modo in cui funziona, ma dice che serve un account Xiaomi e che la SIM deve essere inserita: facile comunque che utilizzi per la trasmissione il Wi-fi diretto, perché se dovesse affidarsi a qualche altra tecnologia radio sarebbe davvero complesso gestire per ogni singolo Paese il problema delle licenze delle frequenze. L’unico modo per avere una funzione simile è usare una tecnologia per la quale è già stato assegnato uno spettro di frequenze.

All’interno di entrambi i telefoni troviamo una batteria da 5500 mAh, ma mentre il modello Pro ha ricarica veloce a 90 Watt e ricarica wireless a 50 Watt Xiaomi 15 ha solo ricarica a cavo ma arriva comunque a 67 Watt. Xiaomi dice di aver usato batterie di qualità che assicurano l’80% di carica residua anche dopo 1600 cicli. Dobbiamo comunque far notare che dopo tanti anni e con ormai uno standard ben definito, il Power Delivery per la ricarica a filo e il Qi2 per quella wireless, Xiaomi e altri produttori cinesi continuano a usare standard loro che richiedono caricatori dedicati non presenti nella confezione. Di fatto si stanno pubblicizzando velocità di ricarica che richiedono l’acquisto di un accessorio per raggiungerle.

La serie T, da sempre, è nota anche per la scelta in tema di processore usato: si passa da Qualcomm al più economico Mediatek. In questo caso il modello liscio avrà il Dimensity 8400-Ultra a 5 nanometri con 12 GB di RAM e 256 GB di stotage come base di partenza, mentre il modello Pro avrà il Dimensity 9400+ a 3 nanometri e sempre 12 GB di RAM e 256 GB di storage. Per entrambi una camera di vapore, che Xiaomi e altri produttori usano da anni ma che il pubblico meno “tech” ha scoperto solo ora che Apple l’ha messa su iPhone 17 Pro.

Xiaomi 15T sarà anche lo smartphone con il quale debutterà la terza versione di HyperOS, il sistema operativo basato su Android che Xiaomi sta cercando di far crescere rendendo sempre più distante da Android stesso pur mantenendo la compatibilità con le app e con i vari servizi di Google.

Xiaomi 15T Pro sarà disponibile nelle finiture Black, Gray e Mocha Gold a partire da 799,99€ in bundle con Xiaomi Watch S4 mentre Xiaomi 15T sempre in Black, Gray e questa volta Rose Gold a partire da 649,99€ in bundle con Xiaomi Portable Photo Printer.


Con l’acquisto di entrambi i bundle è possibile partecipare al contest Vinci le Nitto ATP Finals: gli utenti che compreranno il telefono dal 24 settembre al 24 ottobre avranno la possibilità di vincere due biglietti per vedere il torneo di tennis che si terrà a Torino dal 9 al 16 novembre.