Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato quattro decreti di grazia. Il provvedimento di clemenza ha interessato Gabriele Finotello, Massimo Zen, Patrizia Attinà e Ancuta Strimbu. Finotello era stato condannato a nove anni e quattro mesi di reclusione per omicidio volontario, dopo aver ucciso il padre nel febbraio del 2021. Nato nel 1971, Zen era stato invece condannato alla pena di nove anni e sei mesi i delitti di omicidio volontario, per aver ucciso con un colpo di pistola un ladro che stava fuggendo in auto con due complici dopo un colpo. Il caso di Attinà riguardava invece una condanna a una pena complessiva di due anni, otto mesi e 20 giorni di reclusione per i reati di furto e estorsione. Infine a Strimbu, nata nel 1986, era stata inflitta una pena di nove anni, sette mesi e 17 giorni di reclusione per i delitti di estorsione e di violazione della disciplina in tema di sostanze stupefacenti.

I quattro decreti di grazia firmati da Mattarella

Nel caso di Gabriele Finotello, il presidente della Repubblica ha tenuto conto dei pareri favorevoli, formulati dal Procuratore Generale e dal Magistrato di sorveglianza, delle condizioni di salute del condannato e del particolare contesto in cui è maturato l’episodio delittuoso, caratterizzato da ripetuti atti di violenza e minaccia da parte della vittima nei confronti dei propri familiari. Mattarella ha quindi concesso la grazia a Finotello, estinguendo l’intera pena residua da espiare (pari a quattro anni e tre mesi di reclusione).

Per il caso di Massimo Zen, invece, il presidente della Repubblica ha tenuto conto del parere favorevole espresso dal Magistrato di sorveglianza, dell’intervenuto risarcimento del danno, nella somma concordata con i congiunti della vittima, e delle condizioni di salute del condannato. Per effetto del provvedimento del capo dello Stato a Zen rimarrà da espiare una pena non superiore a quattro anni di reclusione, limite che consente al Tribunale di sorveglianza l’eventuale applicazione dell’istituto dell’affidamento in prova al servizio sociale.

Nel caso di Patrizia Attinà il Capo dello Stato ha firmato l’atto di clemenza per l’intera pena residua da espiare (due anni di reclusione) tenendo conto del parere favorevole espresso dal Magistrato di sorveglianza, del tempo trascorso dalla commissione dei reati, del perdono concesso dalla persona offesa del reato più grave e delle condizioni di vita e di salute della condannata.

Infine, per il caso di Ancuta Strimbu Mattarella ha concesso la grazia parziale – che ha estinto un anno e sei mesi della pena detentiva ancora da espiare – considerando il parere favorevole espresso dal Magistrato di sorveglianza, il contesto nel quale sono maturati i reati e delle condizioni familiari della condannata e la circostanza che Strimbu, prima del passaggio in giudicato della seconda condanna, stava proficuamente eseguendo la pena detentiva in affidamento in prova al servizio sociale. Per effetto del provvedimento alla donna resteràda espiare una pena non superiore a quattro anni di reclusione, limite che consente al Tribunale di sorveglianza l’eventuale applicazione dell’istituto dell’affidamento in prova al servizio sociale.

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