È stata ufficialmente confermata la decisione dell’amministrazione Trump di cancellare le sovvenzioni federali destinate a progetti di sicurezza stradale, piste ciclabili e percorsi pedonali in diverse comunità americane.

Un progetto già approvato da più di un anno nella contea di San Diego, infatti, ha visto revocata la sovvenzione di 1,2 milioni di dollari perché “sembra ridurre la capacità delle corsie e costituisce una dieta stradale ostile ai veicoli a motore”. 

Allo stesso modo in Alabama, a Fairfield, la proposta di riduzione delle corsie stradali è stata ritenuta “ostile alle automobili” e “contraria alla priorità del Dipartimento dei Trasporti di preservare o aumentare la capacità stradale per i veicoli a motore”. 

Non è sfuggita neanche la città di Boston. Lì, l’amministrazione federale ha tagliato le sovvenzioni per migliorare la viabilità pedonale e ciclabile aumentando la sicurezza negli incroci, trattandosi di progetti che potevano “impedire le capacità e la velocità dei veicoli”.

L’America delle automobili

Il presidente Donald Trump non ha mai fatto mistero della sua avversione per le politiche del suo predecessore Joe Biden: avevano già fatto notizia i suoi tagli ai progetti che riguardano veicoli elettrici e energia pulita. Per non parlare della sua proposta dei dazi e l’impatto che avrebbero avuto sul mercato delle biciclette.

Anche l’opposizione di Trump ai progetti legati al ciclismo non è una novità: il Presidente aveva già preso di mira le piste ciclabili di New York City all’inizio di quest’anno. Dopo le elezioni, infatti, Trump ha dichiarato che “nessuno va più in città” a causa del pedaggio urbano “orribile”, definendolo “distruttivo per New York”, oltre a criticare le infrastrutture ciclabili, che ha definito “pessime”.

“Bisognerebbe eliminare le piste ciclabili e i marciapiedi in mezzo alla strada”, ha detto. “Sono messi malissimo. Sono pericolosi. Queste biciclette [elettriche] vanno a 30 chilometri all’ora. Colpiscono la gente.”

La più recente ondata di cancellazioni dimostra quindi quanto l’amministrazione Trump sia determinata a promuovere l’industria dell’auto e l’uso di automobili nelle città anche ostacolando i tentativi dei governi locali di sviluppare altri modi per i residenti di spostarsi.

Ma l’ossessione per le automobili non è un’invenzione di Donald Trump: l’auto è sempre stata considerata la quintessenza della libertà, dello status sociale e dell’individualità e, per questo, le politiche americane sono sempre state indirizzate alla costruzione di infrastrutture per stimolarne l’uso. 

Questa forte dipendenza dall’auto ha portato a diverse conseguenze tra queste un aumento del tasso di incidenti automobilistici mortali: nel 2020, secondo l’OMS, il tasso di mortalità negli USA era di 11,10 per 100.000 abitanti, mentre la media mondiale è decisamente inferiore.

Può esistere un’America delle biciclette?

Nonostante questo, qualcosa negli USA sta cambiando soprattutto nella popolazione: secondo il Bicycling Participation Study condotto da PeopleForBikes nel 2024, circa 112 milioni di americani (pari al 35% della popolazione con più di 3 anni) hanno usato la bicicletta almeno una volta nell’anno, il dato più alto mai registrato dalla nascita dello studio nel 2014. Questo incremento è particolarmente evidente tra i più giovani, invertendo una tendenza al ribasso iniziata nel 2018.

Anche l’espansione dei sistemi di bike-sharing ha avuto un impatto significativo: una ricerca dell’Università di Washington, pubblicata su ScienceDaily, ha evidenziato che nelle città che hanno introdotto questi servizi hanno visto aumentare il numero di pendolari in bici di circa il 20%. 

La pandemia ha inoltre accelerato certi cambiamenti nelle abitudini di mobilità: più persone hanno evitato l’auto per spostamenti brevi, privilegiando bici e mezzi alternativi. In generale, tuttavia, il rapporto tra gli americani e la bicicletta resta ancora molto ambivalente, soprattutto se confrontato con quello di molte nazioni europee. 

Quando a Trump piacevano le biciclette

Ma c’è stato un periodo in cui a Trump piacevano le biciclette e addirittura organizzò un Tour de Trump, andato in scena tra il 1989 e il 1990 come grande evento sportivo e pubblicitario. Si trattò di un tentativo curioso (e in parte contraddittorio) di avvicinare il grande pubblico americano al ciclismo professionistico su strada, sulla scia del Tour de France.

Il Tour de Trump era pensato per dare prestigio agli Stati Uniti nel mondo del ciclismo internazionale e, al tempo stesso, per promuovere i suoi casinò di Atlantic City. In un Paese in cui il ciclismo agonistico non aveva una forte tradizione mediatica, l’evento fu una mossa ambiziosa. L’obiettivo era portare in strada campioni europei, creare un percorso mediaticamente potente, e far girare il nome “Trump” accanto a quello di uno sport spesso ignorato negli USA.

Le reazioni ai tagli di Trump

Certo, è innegabile che i tagli dell’amministrazione Trump dell’ultimo periodo siano stati un passo indietro, che ha messo in difficoltà le amministrazioni e ha decretato la fine di alcuni progetti. A Fairfield, Alabama, il segretario comunale Yvette Reynolds ha detto che il percorso pedonale e ciclistico che avevano pianificato “non può essere fatto senza quei soldi,” dopo la revoca della sovvenzione federale da 11,7 milioni di dollari.

“La città aveva ottenuto questi finanziamenti federali per sostituire i marciapiedi, migliorare l’illuminazione, rifare le fermate degli autobus e piantare alberi nelle strade” ha commentato un portavoce dell’amministrazione del sindaco di Boston, Michelle Wu. “La decisione del governo federale di cancellare nuovamente questi fondi ignora chiaramente l’intento del Congresso: stiamo valutando le nostre opzioni.”

Anche a San Diego, Terry Brunner della Metropolitan Redevelopment Agency non si è scoraggiato. Invece ha osservato che, quantomeno, dopo mesi di attesa per una sovvenzione da 11,5 milioni di dollari messa sotto revisione, ora la città può cercare finanziamenti altrove. “Onestamente, i federali ci hanno ignorato per gli ultimi nove mesi”, ha detto. “Aggirarli potrebbe velocizzare questo progetto”.

Quale futuro si prospetta per la ciclabilità urbana negli Stati Uniti?

Nonostante la battuta d’arresto, il cambiamento in direzione di una mobilità più sostenibile resta in atto. L’ostilità dell’amministrazione Trump verso le infrastrutture ciclabili non è una sorpresa, né una novità. Diverse amministrazioni in diverse paesi hanno osteggiato questo cambiamento: è il caso, ad esempio, della cosiddetta “War on bikes“, combattuta da Rob Ford, sindaco di Toronto dal 2010 al 2014. Ford fece della lotta contro le piste ciclabili un simbolo ideologico, più che una scelta urbanistica. Questa battaglia, in ogni caso, è terminata nel 2013, quando Ford ha dovuto ammettere pubblicamente di aver fatto uso di crack, e le biciclette sono passate in secondo piano. Attualmente, la città di Toronto ha adottato un programma ambizioso per il periodo 2025–2027, con l’obiettivo di aggiungere 100 km di nuove piste ciclabili e rinnovare 40 km di percorsi esistenti, per un investimento totale di circa 105 milioni di dollari canadesi.

Se oggi Trump blocca i finanziamenti per le due ruote, quindi, non è quindi un episodio isolato ma l’ennesimo capitolo di un conflitto che va ben oltre il traffico urbano. È lo scontro tra due visioni del futuro: una centrata sull’auto privata e sul consumo, l’altra su città più vivibili, accessibili e a misura di persona.