TRENTO. Medical station alle venues, pronto soccorso rafforzato e vie di ingresso raddoppiate, l’implementazione della telemedicina, la riattivazione di radiologia, un nuovo poliambulatorio e l’elicottero dislocato a Cavalese, almeno nei giorni di gara. Il Trentino si prepara alle Olimpiadi anche sul fronte sanità. La stagione invernale è storicamente un periodo di forte pressione sul sistema sanitario provinciale – non a caso l’Azienda provinciale per i servizi sanitari dispone l’operatività dei Centri traumatologici a Campiglio e San Giovanni di Fassa – e i Giochi a cinque cerchi rappresentano un’ulteriore sfida. Ormai da mesi si lavora per adeguare le strutture a standard elevatissimi richiesti dai protocolli del Cio.
“Per la prima volta nella storia delle Olimpiadi, questi aspetti sono affidati al Sistema sanitario nazionale, che è competenza delle Regioni, e non alle aziende private“, le parole a il Dolomiti di Vito Racanelli, medical care manager in Trentino, il professore dell’Università di Trento è la figura individuata da Provincia e Azienda provinciale per i servizi sanitari chiamata a gestire la pianificazione sanitaria per i Giochi. “In questi mesi abbiamo predisposto un piano integrato di lavoro per coordinare e uniformare l’interventistica tra Trentino, Lombardia e Veneto. Poi c’è un piano territoriale per gestire i campi gara e i rapporti con gli staff medici delle delegazioni a livello operativo. Questo senza dimenticare che dobbiamo rispondere anche alle esigenze dei residenti e dei turisti”.
L’esperienza in Trentino sui grandi eventi è consolidata ma i Giochi richiedono un ulteriore passo in avanti. La Provincia naturalmente investe sull’adeguamento del sistema sanitario con orizzonte Olimpiadi e Paralimpiadi – “Gli eventi richiedono gli stessi standard” – tanto che sono stati deliberati quasi 4 milioni tra potenziamento dei servizi, rimodulazione degli spazi e il fabbisogno di personale. I test del Cio nella primavera scorsa per valutare lo stato dell’arte sono stati superati e si prosegue quindi il percorso.
“E’ chiaro che un evento di questo tipo richiede un supplemento di impegno ma gli investimenti non si fermano alle Olimpiadi e la prospettiva è di implementare benefici a lungo termine per migliorare la sanità del territorio: telemedicina, macchinari, integrazione di servizi e standard restano anche dopo le gare a vantaggio della popolazione”. Gli ospedali olimpici designati sono Cavalese e Trento.
“Il pronto soccorso viene potenziato in val di Fiemme e nel capoluogo”, aggiunge Racanelli. “Inoltre la previsione è di creare due canali di accesso: residenti-turisti e atleti-staff mentre non cambia la gestione del codice rosso, uguale per tutti. Ci sono poi posti letto riservati per la famiglia olimpica”. Si predispongono insomma canali dedicata per la gestione delle varie situazioni. “A Cavalese viene riattivata la risonanza magnetica e probabilmente nei giorni delle gare viene dislocato l’elicottero in forma stabile. Tuttavia l’organizzazione non si limita al rafforzamento di questi due poli perché si lavora in un’ottica di ospedale policentrico e diffuso, quindi tutti i centri sono coinvolti indirettamente nel processo di miglioramento”.
E’ in dirittura d’arrivo anche un nuovo poliambulatorio. “Il servizio è dedicato e riservato a staff, atleti e figure della cosiddetta famiglia olimpica e sorge all’interno del villaggio olimpico della guardia di finanza a Predazzo. Ci sono spazi per una prima presa in carico dell’eventuale paziente, una farmacia, un centro di trattamenti fisioterapici e così via. Il personale medico e infermieristico sarà presente h24, compreso mezzi e ambulanza”.
Capitolo venues olimpiche. L’accesso agli impianti degli spettatori è particolarmente rigido e gli standard di sicurezza simili a quelli degli aeroporti tra scanner e metal detector (Qui articolo). Le capienze sono di 9 mila persone (ulteriormente ribassato – quando si potrebbe arrivare anche a 40 mila) a Lago di Tesero mentre a Predazzo la previsione è massimo 4.500 posti (invece che 15 mila). Anche lì si lavora lungo un doppio binario.
“A ogni campo gara vengono allestiti due medical station in punti strategici e dotato di mezzi e operatori per rispondere a tutte le esigenze”, evidenzia Racanelli. “Un centro è dedicato a prendere in carico atleti, staff e tutte le figure che orbitano sulle olimpiadi, mentre l’altro è riservato a pubblico e spettatori”.
Insomma, si punta a sfruttare il grandissimo evento per strutturare le metodologie e gli interventi di domani. “La legacy si articola infatti su due piani: quello materiale tra infrastrutture e tecnologie, oltre a quello incentrato sulle competenze e sulla cultura della prevenzione e sui valori OneHealth, senza dimenticare il coinvolgimento delle reti di volontariato e l’integrazione tra protezione civile e l’emergenza per un modello di coordinamento ancora migliore. L’obiettivo è sfruttare questo appuntamento per un’impronta concreta sul sistema sanitario”, conclude Racanelli.