di
Viviana Mazza
Ma nel 2023 Baccarelli fu pagato come testimone in una causa contro il farmaco
La Casa Bianca ha citato un professore italiano, Andrea Baccarelli, a sostegno dell’invito molto netto alle donne incinte a non prendere il Tylenol (Trump lo ha ripetuto una dozzina di volte), cioè il paracetamolo, a meno che non abbiano la febbre alta e proprio non riescano a sopportarla, affermando che altrimenti rischiano che i figli soffrano di disturbo dello spettro autistico.
Baccarelli, che ha studiato a Perugia, Torino e Milano e dal 2024 è il preside della T.H. Chan School of Public Health di Harvard, è l’autore senior di uno studio pubblicato ad agosto, finanziato da una sovvenzione dell’Nih (National Institutes of Health) che ha preso in rassegna 46 studi clinici internazionali già esistenti sui potenziali rischi legati all’uso di acetaminofene (paracetamolo) durante la gravidanza.
In una dichiarazione inviata al Corriere, il professore conferma che «nelle ultime settimane» ha «avuto modo di discutere sia i risultati di questa ricerca sia le nostre raccomandazioni con il segretario alla Salute e ai Servizi Umani, Robert F. Kennedy Jr., e con il direttore del Nih, Jay Bhattacharya, ai quali va la mia gratitudine per l’interesse dimostrato verso questo studio».
«L’evidenza — aggiunge Baccarelli — suggerisce che l’uso di acetaminofene per le donne incinte, specialmente nell’ultima fase della gravidanza, potrebbe causare effetti neurologici nei loro bambini». Baccarelli sembra tuttavia più cauto del governo nell’indicare una relazione causale, di cui secondo molti esperti non ci sono prove chiare. Il commissario della Food and Drug Administration (agenzia Usa per la regolamentazione dei farmaci e alimenti) Marty Makary, al fianco di Trump, ha detto: «Quattro settimane fa uno studio di Mt Sinai e Harvard ha passato in rassegna tutta la letteratura esistente e ha trovato una mole di prove che indicano un’associazione… per citare il preside della Scuola di Salute Pubblica di Harvard: “C’è una relazione causale tra l’uso prenatale di acetaminofene e i disturbi di neurosviluppo di Adhd e spettro autistico”».
Baccarelli conferma che «dall’analisi è emersa un’associazione… che risulta più significativa quando l’acetaminofene viene assunto per periodi pari o superiori alle quattro settimane» e aggiunge che «anche studi condotti su modelli animali hanno suggerito che l’esposizione prenatale all’acetaminofene può avere effetti negativi sullo sviluppo cerebrale del feto»; sostiene che «queste evidenze supportano la possibilità di una relazione causale… Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per confermare tale associazione e stabilirne un nesso causale certo».
Il suo consiglio: «Le pazienti che, in gravidanza, necessitano di ridurre febbre o dolore dovrebbero farlo assumendo la dose minima efficace di acetaminofene, per il periodo più breve possibile, previo consulto con il proprio medico», anche perché è l’unico farmaco approvato per la febbre in gravidanza e «la febbre alta può comportare seri rischi per la madre e per il feto, inclusi difetti del tubo neurale e parto prematuro».
Tuttavia, il New York Times scrive che in una deposizione nel 2023 come testimone tecnico dei querelanti (famiglie che sostengono che ai figli è stato diagnosticato l’autismo o l’Adhd dopo l’uso di Tylenol in gravidanza), per cui fu pagato 150mila dollari, Baccarelli sembrò esprimere una posizione più netta: «Evidenze sostanziali supportano una associazione causale forte, positiva» tra acetaminofene e disturbi di neurosviluppo particolarmente autismo e Adhd.
Il giudice archiviò il caso per mancanza di prove scientifiche, dichiarando che Baccarelli aveva «scelto selettivamente e mal presentato risultati di studi» ed era dunque «inaffidabile». Il caso attualmente è in fase di appello.
25 settembre 2025
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