Contro gli Usa nella gara che infiamma il golf: dal 2012 nessuno fa l’impresa in trasferta
Giornalista
25 settembre – 08:23 – MILANO
Lo si può chiamare solo in un modo: un miracolo. Vincere la Ryder Cup in trasferta sembra ormai quasi impossibile, l’America non ci riesce da più di 30 anni, l’Europa non trionfa oltre Oceano da 13. Forse non è, come amano dire i golfisti con un’evidente esagerazione, l’impresa più difficile da fare prendendo in considerazione tutti gli sport del mondo, però non può essere nemmeno un caso se – soprattutto nelle ultime edizioni – la squadra di casa vince sempre tanto a poco. Gli ultimi a far crollare il muro siamo stati noi europei in Illinois, vicino a Chicago, nel 2012, tre giorni che sono passati alla storia come il miracolo – appunto! – di Medinah. Ci riusciremo anche quest’anno? Sembra impossibile, però…
A Bethpage—
Due anni fa, a Roma, ci eravamo lasciati con l’Europa in trionfo (16½ – 11½) e gli Stati Uniti sconfitti e umiliati, fra polemiche varie legate ai soldi, con storie di cappellini non indossati per richiedere riconoscimenti economici e prestazioni deludenti in campo. Oggi, due anni dopo, l’Europa si ripresenta (quasi) con la stessa squadra, mentre gli Usa hanno archiviato le polemiche – ha aiutato molto l’aver ottenuto mezzo milione di dollari a testa per la partecipazione – e scelto un nuovo capitano, Keegan Bradley, mentre l’Europa ha confermato Luke Donald. L’edizione numero 45 della Ryder Cup si gioca a Bethpage Black, campo pubblico a Long Island, nell’area urbana di New York, a una cinquantina di chilometri da Manhattan: domani e dopo le sfide a coppie, domenica i 12 singoli. New York è famosa per il calore dei tifosi, un ulteriore elemento che sposta il pronostico a favore della squadra di casa. I golfisti non sono abituati al rumore e a essere disturbati mente giocano, in Ryder invece questo comportamento è diventato sempre più “normale”, soprattutto in America. Gli europei si sono allenati sentendo negli auricolari insulti e disturbi di vario tipo per abituarsi alla folla. Che domani si scalderà anche per l’arrivo di Donald Trump. Le misure di sicurezza sono state innalzate, gli spettatori, che hanno pagato i biglietti 750 dollari (640 euro), dovranno farsene una ragione, si spera che non ci siano gli stessi ritardi visti allo Us Open di tennis il giorno della finale, quando si era presentato il presidente e un mucchio di gente non era nemmeno riuscita a entrare nell’impianto.
il format di gioco—
Le squadre sono composte da 12 giocatori. Si gioca match play. Tre giorni di gara. Si inizia venerdì e si finisce domenica. Nei primi due giorni si disputano quattro incontri a coppie con colpi alternati (foursome) e quattro incontri a quattro palle, con il capitano della squadra di casa che decide quali si giocano al mattino e quali al pomeriggio. Curiosamente Bradley non ha cambiato l’ordine che aveva dato un grande vantaggio all’Europa a Roma due anni fa, decidendo di confermare al mattino i foursome, una formula che storicamente aiuta i giocatori europei che sono più affiatati. Quindi ci sono otto giocatori per parte impegnati al mattino e otto al pomeriggio, la domenica invece tutti in campo per i 12 singoli. In palio 28 punti, vince chi raggiunge i 14½. In caso di parità alla fine della tre giorni di gara la coppa resta al detentore, in questo caso all’Europa.
l’europa—
Il capitano è ancora Luke Donald, confermato dopo aver guidato la squadra alla vittoria in Italia. È il primo a ricoprire questo ruolo per due volte consecutive dopo Bernhard Gallacher, che lo è stato in tre edizioni consecutive nel 1991, 1993 e 1995. Donald spera di diventare il secondo capitano a guidare l’Europa alla vittoria sia in casa che in trasferta, dopo Tony Jacklin che ha ottenuto il doppio successo a Belfry in Inghilterra nel 1985 e poi a Muirfield, Ohio, nel 1987. La squadra è la stessa di Roma, con un solo cambio: Rasmus Hojgaard al posto del gemello Nicolai. Sei i qualificati di diritto: gli inglesi Tommy Fleetwood, Tyrrell Hatton e Justin Rose, il danese Rasmus Hojgaard, lo scozzese Robert MacIntyre e il nostro leader indiscusso, il nordirlandese Rory McIlroy. Donald ha poi chiamato gli altri sei: Ludvig Aberg (Svezia), Matt Fitzpatrick (Inghilterra), Viktor Hovland (Norvegia), Shane Lowry (Irlanda), Jon Rahm (Spagna) e Sepp Straka (Austria). L’unico debuttante è Rasmus che però ha già vissuto l’atmosfera della Ryder perché aveva dato una mano al team già a Roma, guidando il cart dei vicecapitani e portando bibite e panini. Tre proveranno per la prima volta l’emozione di giocare fuori casa: MacIntyre, Aberg e Straka che avevano debuttato nella vittoria romana. Terza partecipazione consecutiva per Hovland e Lowry mentre Fitzpatrick, Fleetwood, Hatton e Rahm staccheranno il quarto gettone. Due i superveterani, Rose (settima presenza) e McIlroy che a New York arriverà a otto. Nella squadra anche due italiani, i fratelli Molinari – Edoardo e Francesco – che sono stati confermati come vice capitani insieme a Thomas Bjorn e José María Olazábal. A loro è stato poi aggiunto Alex Noren. Una curiosità: a guidare il cart di Chicco ci sarà Gianfranco Zola.
gli usa—
Il capitano è Keegan Bradley, che avrebbe potuto fare la storia ma non se l’è sentita di convocare se stesso, anche se i risultati gliel’avrebbero concesso. L’ultimo a ricoprire il doppio ruolo di capitano/giocatore fu Arnold Palmer nel 1963, un’era geologica fa. Bradley avrebbe strameritato la chiamata, qualsiasi altro capitano lo avrebbe fatto giocare senza nessuna esitazione. Questi i dodici americani: i sei qualificati di diritto sono Scheffler, J.J. Spaun, Schauffele, English, DeChambeau e Henley. I sei scelti da Bradley sono Thomas, Morikawa, Griffin, Young, Cantlay e Burns. Quattro i debuttanti: Spaun, Henley, Griffin e Young. Da quest’anno gli americani saranno pagati, hanno ottenuto mezzo milione di dollari a testa. Le polemiche non sono mancate e gli europei, che giocano gratis, non mancano di sottolinearlo a ogni dichiarazione con l’obiettivo di innervosire gli avversari. Perché i miracoli accadano bisogna darsi un po’ da fare in tutti i modi.
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