Il dibattito sul vincolo di esclusività che lega infermieri e altri professionisti dell’area sanitaria non medica al Servizio Sanitario Nazionale è arrivato a un punto di svolta. L’emendamento 5.07, a firma dell’onorevole Ciocchetti, attualmente in discussione presso la Commissione Affari Sociali della Camera, propone di rimuovere questo vincolo, aprendo la strada alla possibilità di esercitare in forma autonoma, come già avviene da anni per i medici.

Una richiesta che arriva da lontano



Il principio su cui si fonda la proposta è semplice: riconoscere pari opportunità a tutti i professionisti sanitari, superando una disparità normativa che da anni genera frustrazione, immobilismo e perdita di valore professionale.

Attualmente, infermieri, tecnici sanitari, ostetriche e fisioterapisti inquadrati nel SSN non possono svolgere attività libero-professionale in modo stabile. Le deroghe previste nel contesto post-pandemico si sono rivelate parziali, incerte e temporanee, con autorizzazioni spesso negate o non rinnovate, e una scadenza fissata al 31 dicembre 2027 che di fatto impedisce una programmazione seria, sia sul piano individuale che istituzionale.


Un’opportunità anche per il sistema sanitario

Il superamento dell’esclusività non è solo una rivendicazione sindacale: è anche, e forse soprattutto, un’occasione di riorganizzazione della sanità pubblica. L’apertura alla libera professione per le figure non mediche potrebbe contribuire a migliorare l’accesso alle cure, ridurre i tempi di attesa, rafforzare i servizi territoriali e offrire un supporto strutturale a settori oggi in difficoltà come le RSA e la sanità privata accreditata.

Secondo Nursing Up, si tratterebbe di una riforma strategica: Più qualità e più accesso alle cure, con riduzione delle liste d’attesa; crescita professionale ed economica reale, oggi bloccata da vincoli anacronistici; recupero di lavoro sommerso e vantaggi fiscali per lo Stato, elenca il sindacato, che sostiene convintamente l’emendamento.

Il destino della proposta dipende ora dal parere che esprimerà il Governo, in particolare il Ministero della Salute, chiamato a pronunciarsi nel contesto della discussione sul Ddl Prestazioni Sanitarie. È su questo punto che si concentra la pressione politica e sindacale delle ultime settimane.

Siamo a un punto di svolta, ha dichiarato il presidente di Nursing Up, Antonio De Palma. L’approvazione di questo emendamento significa restituire dignità e prospettive a migliaia di professionisti. Ma serve un atto di responsabilità da parte dell’Esecutivo. Il nostro appello va al Ministro Schillaci: non lasciamo sfumare questa occasione.

La richiesta non riguarda privilegi o deroghe particolari, ma un principio di equità professionale: Non chiediamo privilegi – ha aggiunto De Palma – ma pari dignità rispetto ai medici.

Cosa potrebbe cambiare, in concreto

L’abolizione del vincolo di esclusività consentirebbe agli infermieri dipendenti del SSN di esercitare anche in regime libero-professionale, ampliando l’offerta di prestazioni domiciliari, collaborazioni ambulatoriali, consulenze e attività di supporto nella medicina di comunità. Non si tratterebbe di un ritorno al “doppio lavoro” fine a se stesso, ma di una forma di flessibilità regolata, integrata e fiscalmente tracciabile.

Per i professionisti, significherebbe anche valorizzazione delle competenze acquisite, possibilità di autonomia organizzativa, aumento del reddito e nuovi percorsi di crescita. Per il sistema, un ampliamento della capacità assistenziale, senza nuovi concorsi o procedure lente e costose.

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