di
Carlos Passerini
Le regole di Max Allegri per riportare ordine e compattezza in un gruppo che l’anno scorso era sfasciato. Il dress code in trasferta, la nuova disposizione in mensa
«Calma», come direbbe lui, alla livornese, con la «c» aspirata e le mani avanti. Ha ragione: siamo solo a settembre, la strada è lunga e c’è ancora tutto da fare. Ma è un dato di fatto che il nuovo Milan di Allegri sia molto diverso da quello dell’anno scorso. E non solo nei risultati. Le quattro vittorie consecutive (senza subire reti) sono la prova tangibile di una rivoluzione silenziosa che parte da lontano, dal 7 luglio, data del raduno, in anticipo su tutti. Da allora sono passati 80 giorni, nei quali Max e il suo staff tutto italiano — Landucci, Dolcetti, Magnanelli, Corradi — stanno riuscendo là dove sia Fonseca sia Conceicao avevano fallito: creare un gruppo e renderlo squadra.
C’è l’aspetto tattico, certo. Con la linea arretrata a tre che ha consentito di blindare la difesa. C’è il booster di leadership e di esperienza immesso dalle stelle Modric & Rabiot, che con il loro esempio danno l’indirizzo a tutta la compagnia. C’è, ovviamente, la credibilità di un allenatore vincente che già con la propria presenza trasmette fiducia e compattezza: in allenamento si lavora duro, poi si ride e si scherza tutti insieme.
Ma ci sono anche mille dettagli quotidiani che stanno facendo la differenza. Dalla tavola quadrata per evitare i gruppetti a Milanello all’obbligo di parlare in italiano, dal dress code da trasferta al ritiro prepartita tornato obbligatorio: fin dal suo arrivo, a undici anni dalla prima esperienza col Diavolo, l’allenatore sei volte campione d’Italia ha imposto il suo codice. Che sta funzionando. Come la nuova tavolata unica che a Milanello ha una finalità tattica, più che logistica. Fino a qualche mese fa i giocatori si dividevano in più tavoli, col risultato che si venivano a creare gruppetti separati. Ora questa nuova disposizione obbliga tutti a stare con tutti. E a parlare italiano, come da regola imposta anche da Ibrahimovic. Guai a chi si esprime in inglese o in un’altra lingua: se non parli italiano, come fai a capire gli avversari o l’arbitro?
Interessante anche il nuovo dress code imposto dal «conte Max». Ora non solo i giocatori, ma anche i magazzinieri e i cuochi devono presentarsi allo stadio in trasferta con l’abito di rappresentanza, giacca e cravatta. Un’operazione da vecchio Milan, da età dell’oro berlusconiana: non è un esercizio di stile, bensì un messaggio di appartenenza che deve coinvolgere tutta la comitiva, nessuno escluso. «Siamo il Milan, non dimentichiamocelo mai» ripete spesso Allegri. Le regole di condotta sono rigorose. E, a differenza di un anno fa, tutti le rispettano. Anche perché qualcuno se n’è andato…
Poi, ovviamente, c’è il campo. Dove il nuovo Milan ha trovato equilibrio ed efficienza col 3-5-2 varato a metà estate. Ma anche con la maggiore maturità della rosa, passata dai 25,3 anni di media del 2024-25 ai 27 di adesso. La sconfitta choc con la Cremonese, in un certo senso, ha poi avuto l’effetto positivo di uno schiaffone. Anche sul mercato, con l’acquisto last minute di Rabiot e Nkunku.
I tifosi sognano in grande. «Calma» ribadisce Allegri. Ha ragione. Lo scontro al vertice di domenica col Napoli sarà una prima sentenza. Con una certezza in più: Leao, almeno dalla panchina, ci sarà.
25 settembre 2025 ( modifica il 25 settembre 2025 | 07:19)
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