Negli ultimi giorni hanno fatto discutere alcune notizie riguardanti l’uso del paracetamolo in gravidanza e l’ipotesi di modificare i calendari vaccinali. 

Queste dichiarazioni, pur non supportate da evidenze solide, hanno riportato al centro del dibattito il tema del presunto legame tra vaccini e autismo, un argomento che ciclicamente riemerge e che continua ad alimentare dubbi nell’opinione pubblica. 

La ricerca scientifica, però, è chiara: non esistono prove che colleghino le vaccinazioni allo sviluppo dei disturbi dello spettro autistico.

Autismo: una condizione complessa

Il disturbo dello spettro autistico (ASD) è una condizione del neurosviluppo che interessa comunicazione, interazione sociale e comportamento. La definizione di “spettro” riflette l’ampia variabilità delle manifestazioni cliniche, che possono andare da forme più gravi con necessità di supporto costante a situazioni compatibili con una vita autonoma.

Le cause non sono ancora del tutto chiarite, ma la ricerca indica un intreccio tra fattori genetici e ambientali. Nonostante ipotesi mediatiche e teorie non dimostrate, i vaccini non rientrano tra i fattori di rischio riconosciuti.

Le evidenze scientifiche e perché rispettare il calendario vaccinale

Le principali ricerche internazionali hanno escluso correlazioni tra vaccinazioni e autismo. Uno studio pubblicato su Annals of Internal Medicine nel 2019, che ha analizzato oltre 650.000 bambini nati in Danimarca, ha dimostrato in maniera chiara che il vaccino MPR (morbillo, parotite e rosolia) non aumenta la probabilità di sviluppare autismo.

Altri studi condotti negli Stati Uniti, in Europa e in Asia, hanno confermato questi risultati, sottolineando come l’aumento delle diagnosi osservato negli ultimi decenni sia legato soprattutto a criteri diagnostici più ampi e a una maggiore attenzione clinica.

Alcune attuali ipotesi, prive di fondamento scientifico, hanno suggerito di diluire nel tempo le somministrazioni vaccinali o di posticipare alcune immunizzazioni. 

Secondo le società scientifiche, tali strategie non offrono alcun vantaggio e comportano invece rischi significativi. I calendari vaccinali vengono elaborati per garantire la massima protezione nei primi anni di vita, quando i bambini sono più vulnerabili a malattie potenzialmente gravi come morbillo, pertosse o epatite B.

Ritardare le dosi o suddividerle in modo non previsto dalle linee guida significa esporre i più piccoli a infezioni che possono avere complicanze anche serie, senza migliorare la sicurezza delle vaccinazioni.

In merito invece alla preoccupazione riguardo ai componenti dei vaccini che ha alimentato dubbi e teorie controverse, la comunità scientifica ricorda che il timerosal, un conservante a base di mercurio, è stato eliminato dai vaccini pediatrici già da molti anni. 

Per quanto riguarda i sali di alluminio, utilizzati come adiuvanti per stimolare la risposta immunitaria, le dosi presenti sono minime e sicure, come dimostrano decenni di studi e monitoraggi clinici. 

Numerosi studi hanno confermato che i benefici delle vaccinazioni superano in modo netto i possibili rischi, che restano comunque rari.

Un caso recente dagli Stati Uniti

Il tema della sicurezza vaccinale è tornato di attualità negli Stati Uniti, dove una coalizione di sei importanti società scientifiche ha intentato una causa federale per contrastare la rimozione delle raccomandazioni sul vaccino anti-COVID-19 rivolte a donne in gravidanza e bambini sani tra i sei mesi e i 17 anni.

Secondo le organizzazioni, la decisione è stata presa senza consultare gli organismi competenti del CDC (Centers for Disease Control and Prevention) e rischia di esporre fasce vulnerabili della popolazione a malattie prevenibili

Nel documento depositato presso la Corte Distrettuale del Massachusetts si sottolinea come tale misura sia in contrasto con una vasta mole di dati scientifici peer-reviewed che attestano la sicurezza e l’efficacia dei vaccini COVID-19.

Questo episodio evidenzia ancora una volta come interventi politici o ideologici possano generare confusione e sfiducia verso i vaccini, minando decenni di progressi nella prevenzione.

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Disinformazione e salute pubblica

La diffusione di teorie non supportate dalle evidenze può avere conseguenze serie sulla salute collettiva. In diversi paesi, la circolazione di notizie infondate sui vaccini ha contribuito a un calo delle coperture vaccinali, con la conseguente ricomparsa di malattie considerate sotto controllo.

Anche in Italia, nel 2017, il calo delle immunizzazioni ha favorito una significativa epidemia di morbillo, rendendo necessario l’intervento normativo per riportare i livelli di protezione a valori adeguati.

La letteratura scientifica appare compatta: non esiste alcun legame tra vaccini e autismo. Le raccomandazioni delle istituzioni sanitarie restano chiare: seguire i calendari vaccinali ufficiali è fondamentale per proteggere i bambini e la collettività dalle malattie infettive. 

Allo stesso tempo, episodi come la controversia americana ricordano l’importanza di basare ogni decisione sanitaria su dati solidi e verificati, evitando derive ideologiche che potrebbero compromettere la salute pubblica. 

Fonti:

  • Annals of Internal Medicine: Measles, Mumps, Rubella Vaccination and Autism: A Nationwide Cohort Study
  • Asian Scientist – No Link Between Vaccination And Autism
  • PubMed – Aluminium-adjuvanted vaccines–a review of the current state of knowledge
  • AOGOI – Coperture vaccinali 2017. Italia in rimonta, il trend aumenta per tutte le classi di età
  • Society for Maternal Fetal Medicine – Leading Medical Professional Societies, Patient Sue HHS, Robert F. Kennedy, Jr. for Unlawful, Unilateral Vaccine Changes