Il pensiero di Gianni Cardone: “Io purtroppo non percepisco volontà, visione né progettualità. E questo, per me, significa una cosa sola: mediocrità”
Redazione Toro News
25 settembre 2025 (modifica il 25 settembre 2025 | 13:14)
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Oggi l’autore è Gianni Cardone, un tifoso granata che ritiene necessario per il Toro investire su capitale umano, strutture e brand. In caso contrario, si rischia di scivolare nella mediocrità, con risultati sportivi insoddisfacenti e con il pericolo di un progressivo offuscamento della storia del club.
scrivo questa mail alla redazione di ToroNews sperando che vogliate pubblicare la mia lettera aperta. Dopo anni di aspettative mancate, illusioni e delusioni, smetto di tifare Toro. Sono stanco.
Non è una decisione dovuta al deludente inizio di campionato: questo, dal mio punto di vista, è solo la conferma di pensieri maturati da tempo, la conseguenza di scelte societarie e, a mio parere, della mancanza di un progetto chiaro e forte. In più occasioni, nelle interviste, il Presidente ha ripetuto di non sottovalutare la sua ambizione, senza però mai spiegare quale fosse il progetto concreto. Alla fine dello scorso anno, il tono è cambiato: non più parole di ambizione, ma un lungo elenco di quanto fosse pessima la situazione in passato e di quanto sia stato fatto in seguito, aggiungendo che non è possibile investire di più e chiedendo: “cosa devo fare di più?”. Queste parole, a me, sono suonate come arrendevoli e tristi, e hanno confermato i miei presagi negativi. I risultati di questo campionato, a mio avviso, non hanno fatto altro che rafforzarli. Per questo dico basta.
Come saluto, però, vorrei umilmente dire cosa penso sia necessario fare.
Non credo che la priorità del Toro debba essere spendere milioni sul mercato per entrare subito in Europa. Certo, è importante, e anch’io sogno di vedere la squadra competere in alto. Ma penso sia un obiettivo di medio termine: prima serve costruire basi solide. Quello che oggi manca al Toro è, secondo me, un progetto chiaro, forte e ambizioso, che vada oltre il solo campo e che, nel tempo, porti stabilmente a giocatori di livello e a lottare davvero per l’Europa.
I risultati sportivi e l’Europa sono, dal mio punto di vista, la conseguenza naturale di tutto questo. Programmare, avere una visione, costruire un progetto: questa è la strada.
Eppure, da anni, io non vedo nulla di tutto questo. Frasi del Presidente che ribadiscono di non mettere in dubbio la sua ambizione o che sottolineano che in passato la situazione era peggiore non mi comunicano dove si vuole andare e come. Riconosco che all’inizio la società abbia migliorato alcune cose rispetto agli anni pre-fallimento, ma non siamo più negli anni ’90 e il calcio nel frattempo è cambiato: oggi, per restare competitivi, servono idee, creatività e ambizione (soprattutto se i fondi non sono quelli dei top club). Invece, a mio avviso, non c’è stato quel passo ulteriore di crescita societaria.
Anzi, mi sembra che in diversi casi le responsabilità siano state attribuite ad altri: la Fondazione che non investe sul Filadelfia, il Comune che non sblocca il Robaldo o non vende lo stadio, gli allenatori che non funzionano… Dal mio punto di vista, è singolare che tutte queste situazioni ricadano ad un singolo club. Credo che, anche se in parte possono essere problemi reali, si sarebbero potuti superare con volontà, visione e progetti chiari. Non c’erano soldi? Una società con idee forti e una visione chiara può cercare investitori o raggiungere risultati con creatività e ambizione (gli esempi in Serie A non mancano).
Io purtroppo non percepisco volontà, visione né progettualità. E questo, per me, significa una cosa sola: mediocrità.
E questa mediocrità, a mio avviso, la sentono in primo luogo i giocatori. Non ci si deve sorprendere se vediamo partite senza grinta, finali di stagione arrendevoli o se perdiamo puntualmente i derby: credo che i giocatori percepiscono l’assenza di una società forte e ambiziosa e vivono il Toro come una tappa qualsiasi, prima del prossimo trasferimento. Con un progetto serio, idee chiare e le figure societarie giuste, invece, darebbero il massimo, perché saprebbero di far parte di un club importante, dove non si scherza.
Io non voglio essere mediocre. E allora, prima di diventarlo, smetto di tifare Toro. Altrimenti la mia testa e la mia persona ne risentono.
Vedo il rischio che molti altri seguano questa strada. E allora la gloriosa storia del Toro, passando per Superga, rischia di diventare sempre più lontana e scolorita rispetto alla mediocrità presente, fino a trasformarsi in una storia vuota – o peggio, in una macchietta a cui nessuno crede più.
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