di Giuseppe Gaetano, editor in chief
In Italia – quinto Paese al mondo per aspettativa di vita alla nascita – il rapporto tra individui in età lavorativa e inattivi passerà dall’attuale 3 a 2 a 1 a 1 nel 2050: anche per questo, nei controversi dati Istat, continua ad aumentare l’occupazione; o meglio, cala la disoccupazione.
Altro che Gen Z da conquistare, è la generazione dei Longennials che dominerà il futuro esprimendo nuovi bisogni non solo in termini di risparmio e assistenza ma di consumi, investimenti, mobilità e scelte di portafoglio. Parliamo della cosiddetta silver economy, che abbraccia sempre più i business bancario e assicurativo: un insieme di esigenze emergenti che i player sono chiamati a intercettare, adeguandovi l’offerta con un approccio funzionale e consulenziale.
La qualità dell’invecchiamento, infatti, non è uguale per tutti presentando anzi grandi differenze nelle condizioni finanziarie e di salute dei singoli: anche per questo continuare ad aumentare l’età pensionistica – come se tutti gli over 65 avessero identiche forze fisiche, intellettuali ed economiche – è una decisione strategicamente sconsiderata, che nel prossimo futuro impennerà all’inverosimile il disagio sociale.
Lo scenario demografico dovrebbe rappresentare invece un buon metro per spingere il governo a programmare l’avvenire e a rafforzare la partnership col mondo assicurativo, focalizzandosi soprattutto sui temi della prevenzione e del longevity risk.
Entro il 2050 l’età media supererà i 50 anni, un terzo dei cittadini rientrerà nella categoria senior e l’aspettativa di vita arriverà a 84,4 anni per gli uomini e 88,5 per le donne: assurdo continuare a ragionare solo su questo parametro per calibrare l’uscita dal mercato del lavoro. Il fuoco incrociato di minor tasso di natalità e maggior longevità stravolgerà la composizione della popolazione, mettendo a dura prova la sostenibilità del sistema sanitario e previdenziale, per questo è urgente valutare oggi esigenze e criteri di ammissibilità sulla copertura pubblica delle persone che necessitano di supporto Ltc.
La spesa per le pensioni lievita al ritmo del 2,9% annuo, avviandosi a pesare sempre più sul Pil; mentre – al di là dei proclami politici – la spesa sanitaria pubblica resta al 6,7% del Pil, tra le più basse d’Europa: 2.200 euro pro capite contro i 5.100 della Germania e i 3.900 in Francia (e già oggi gli over 65, cioè il 25% degli italiani, ne assorbono circa il 60%).
Al contrario la spesa “out-of-pocket”, pari a un quarto del totale (oltre 40 miliardi), è molto al di sopra della media Ue. Stando alle oltre 10mila lettere di reclamo giunte ad oggi ad Altroconsumo, il 30% degli intervistati ricorre ai privati a causa dei tempi massimi sforati da visite e analisi, spendendo in media 138 euro (con punte superiori a 700): in questi casi un valido aiuto proviene appunto dalle polizze sanitarie, possedute dal 25% del campione e quasi sempre legate al contratto collettivo di categoria.
Il prossimo 30 settembre, la 13esima edizione dell’Health Insurance Summit di Milano – organizzato da EMFgroup con PLTV.it media partner – si concentrerà come ogni anno sul business della sanità integrativa italiana, fotografandone lo stato dell’arte e le prospettive, in un pomeriggio intero di talk con i principali attori del business. Si parlerà, tra l’altro, di come accrescere la collaborazione Stato/compagnie e rafforzare l’ecosistema di servizi privati – costituito da Tpa, gruppi ospedalieri, insurtech e reti di intermediari – così da evitare lo sfacelo di quello che deve tornare ad essere uno dei fiori all’occhiello del nostro Paese: il Servizio sanitario nazionale.
Il pomeriggio di interviste e tavole rotonde con i principali player del settore culminerà nella serata di gala in cui verranno premiate compagnie, mutue, strutture sanitarie e società distintesi negli ultimi 12 mesi per quanto riguarda innovazione di prodotto, partnership distributive e performance.
Health Insurance Summit: l’edizione 2025 è più ricca di Opportunità per i Partecipanti
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