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Redazione Online
Il cantante aveva 76 anni, è stato la voce inconfondibile dei Black Sabbath. Era affetto da Parkinson. L’ultimo concerto a Birmingham 17 giorni fa
Andarsene dopo aver salutato il mondo con un concerto ineguagliabile, un passo d’addio unico davvero, come unico è stato Ozzy Osbourne, nell’ormai lungo libro della storia del rock. Se ne è andato a 76 anni, a 17 giorni appena dal gigantesco omaggio che gli avevano tributato nella sua Birmingham praticamente tutti gli altri grandi del metal mondiale, il genere che con i Black Sabbath di fatto forgiò alla fine degli anni’60.
Già, Metallica, Guns’N’Roses, Anthrax, Slayer, Pantera e quant’altri, tutti stretti intorno a un Ozzy già molto malfermo, tutti qualcosa dovevano al padrino dell heavy. E che il metallaro non stesse per nulla bene si era già potuto vedere nel maestoso e triste show del Villa Park, lo stadio del suo Aston Villa. Tormentato, quasi straziato dal Parkinson che l’aveva colpito cinque anni fa. E che già lo aveva costretto ad annullare tour e concerti.
Seduto su un trono, la voce tremolante, il ventolin per prendere aria, Ozzy da solo e con i ritrovati Black Sabbath, aveva commosso tutti, i 60mila allo stadio e i milioni connessi online, con l’esibizione del suo dolore. Forse sapendo dentro di se che non gli rimaneva più molto tempo. Una chiusura circolare, simbolica, nella Birmingham ancora oggi intrisa di spirito operaio dove tutto era partito, nel quartiere a mattoni rossi di Aston, a pochi passi dall’impianto del grande show.
«Se non avessi fatto il cantante, avrei fatto il ladro, di sicuro non avrei fatto l’operaio come mio padre» ci confessò anni fa: dopo qualche furtarello che lo fece finire in riformatorio e qualche spicciolo guadagnato parcheggiano le auto abusivamente davanti al Villa Park, la svolta sarebbe arrivata nel 1968, con l’incontro con Tony Iommi. Che non lo sopportava all’inizio, ma ammise di aver iniziato l’avventura con lui «solo perché aveva un amplificatore”
Capellone come usava all’epoca, una voce ribollente, partiva la leggenda dei Black Sabbath: oltre i Led Zeppelin, già esplosi allora, perché con quei suoni cosi potenti e quellì’immaginario scuro fin dal nome, in omaggio anche al dna veteroindustriale della loro Birmingham, col disco eponimo e poi altri capolavori come «Master of Reality» e «Sabbath Bloody SabbatH», Ozzy e i Sabbath gettarono dunque le fondamenta dell’Heavy Metal.
E per tutti Ozzy divenne immediatamente «The Prince of Darkness», il Principe delle tenebre, portando l’asticella degli eccessi molto più in là di chiunque altro: cocaina, alcol a fiumi, leggendari party prima e dopo i concerti e aneddotica che sconfinava nel grottesco, dalle formiche sniffate alla celebre testa di un pipistrello (vero) strappata a morsi perché pensava fosse di gomma.
Una condotta folle che stancò presto gli altri della band: lo cacciarono e Ozzy si mise da solo. Caduto in preda a ossessioni maniaco-depressivo, arrivo però il suo angelo salvatore, Sharon Arden figlia del manager dei Sabbath. Dopo averlo aiutato faticosamente a disintossicarsi, di fatto Sharon si trasformò nella moglie-manager-madre (in certi casi anche padrona) di Ozzy. Accompagnandolo nella sua futura carriera solista (riuscita, perché pur meno estremo che coi Sabbath, anche per conto suo riuscì a vedere milioni di dischi).
E convincendolo all’inizio degli anni 2000 a diventare protagonista di una sitcom gli «Osbournes» che divenne presto popolarissima: vecchio rocker anticipatamente in pensione, Ozzy si mostrava nella vita di tutti i giorni alle prese con le bollette, la spazzatura, i cani insieme ai due figli Kelly e Jack (la primogenita Aimee si rifiutò di partecipare) e l’immancabile moglie Sharon. Una popolarità rinnovata, ma evidentemente stretta a Ozzy che ammise di averlo fatto proprio per compiacere la moglie. E riprese la cavalcata: prima da solo poi con i ritrovati Sabbath, fino alla terribile diagnosi del 2020.
Articolo in aggiornamento…
Gravato dalla malattia e da acciacchi di ogni genere, dolori alla schiena che gli impedivano di alzarsi dalla sedia e comunque pagando il conto di tutte le mattane di gioventù, si era arrivati all’anno scorso. Con l’idea appunto dello show finale, ancora una volta con la moglie Sharon in regia: un’idea riuscita, come si è visto il 5 luglio, ma che aveva in sé tutti gli ingredienti della fine. Già, se ne è andato in grande stile Ozzy, così come ha sempre vissuto
22 luglio 2025 ( modifica il 22 luglio 2025 | 21:15)
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