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Venerdì a New York inizia la Ryder Cup, il prestigioso torneo biennale di golf in cui si affrontano una squadra formata dai migliori giocatori statunitensi e una dai migliori europei. Per prepararsi, i giocatori europei hanno usato visori per la realtà virtuale per simulare gli insulti e i cori rumorosi che probabilmente sentiranno durante le partite. Il nordirlandese Rory McIlroy, tra i golfisti più forti al mondo, ha lasciato intendere che si trattasse di offese piuttosto pesanti, ma ha anche ammesso che «nulla può davvero prepararti, finché non ci sei dentro».
La Ryder Cup è un torneo di golf diverso dagli altri, perché si gioca a squadre, appunto, ma soprattutto perché non c’è quel contesto aristocratico e pacato che spesso caratterizza lo sport. Alla Ryder Cup infatti è abbastanza comune vedere striscioni, costumi molto particolari e sentire i tifosi che urlano, fanno cori da stadio e insultano gli avversari, anche durante i colpi più delicati. Insomma, sembra di essere a una partita di calcio più che a un torneo di golf.
La Ryder Cup è un torneo molto sentito anche da chi lo gioca. È un evento sportivo antico e prestigioso – la prima edizione si tenne nel 1927 – e molti lo giocano solo per la gloria di vincerlo, dato che non c’è nessun montepremi (quest’anno i giocatori statunitensi riceveranno un compenso, ma è un’eccezione). È una cosa strana nel golf professionistico, se si pensa che per esempio il Masters di Augusta, uno dei quattro tornei più importanti dello sport, garantisce al vincitore più di 3 milioni e mezzo di euro.
Rory McIlroy nel 2021 pianse dopo aver perso la Ryder Cup
E dal momento che alla Ryder Cup si affrontano Europa e Stati Uniti, cioè le due scuole golfistiche più importanti al mondo, c’è un fortissimo spirito di appartenenza e rivalità, tanto tra i giocatori quanto tra i tifosi.
Tutte queste cose (insieme all’alcol bevuto dagli spettatori) generano quell’atmosfera piuttosto insolita per il golf e che spesso è un problema per la squadra che gioca in trasferta. La sede del torneo, che è biennale, si alterna ogni volta tra Europa e Stati Uniti e viene scelta sempre dalla squadra ospitante (nel 2023 si giocò in Italia, poco fuori Roma). Quest’ultima, dunque, gode di un doppio vantaggio: conosce bene il campo del torneo e ha dalla sua la gran parte dei tifosi presenti.
I tifosi vengono usati dai giocatori “di casa” anche per gasarsi, come in questo caso
Al contrario, i giocatori in trasferta si trovano spesso in grande difficoltà. Come fa notare il sito specializzato Golf & Turismo, nel golf la tensione è già molto alta e difficile da gestire quando c’è silenzio e aggiungerci «i tifosi più rumorosi dell’anno in un ambiente così di parte è uno svantaggio enorme».
Poiché non esistono altri tornei simili in cui i giocatori possano abituarsi a questo tipo di pressione, l’impatto è sempre molto forte, anche perché a volte i toni sono molto accesi e offensivi. Per esempio, durante la Ryder Cup del 2021 – che fu giocata a Haven, nello stato del Wisconsin – il golfista statunitense Daniel Berger fu incitato da un suo tifoso a «tagliare la gola» all’inglese Matt Fitzpatrick.
Scottie Scheffler, il miglior golfista al mondo, ha raccontato che durante la sua prima Ryder Cup «non riusciva quasi a sentirsi le braccia» e che «non aveva mai provato così tanta tensione su un campo da golf».
Il “fattore campo” è quindi molto rilevante nel torneo, tant’è che nelle ultime cinque edizioni nessuna squadra in trasferta ha vinto la coppa: l’ultima a farcela fu quella europea, nel 2012. Quest’anno per i golfisti europei la sfida sarà ancora più difficile, visto che la competizione si svolgerà a New York, al Bethpage State Park. La città statunitense è famosa per i suoi tifosi calorosi, rumorosi e appassionati, anche nel golf.
Ognuna delle due squadre che partecipano alla Ryder Cup è formata da dodici golfisti, i migliori in circolazione. Le squadre sono guidate da un capitano, in genere un giocatore esperto avviato alla parte finale della carriera che non prende parte attivamente al torneo, così come i vice-capitani. Tra i vice-capitani europei ci sono i fratelli Francesco ed Edoardo Molinari, che da giocatori la vinsero nel 2010. Francesco Molinari fece parte delle squadre europee vincitrici anche nel 2012 e nel 2018, edizione in cui fu decisivo, ed è l’unico golfista italiano ad aver vinto un Major, cioè uno dei quattro tornei più importanti del golf: l’Open Championship nel 2018.

I fratelli Edoardo (a sinistra) e Francesco Molinari (a destra) con il trofeo della Ryder Cup, 4 ottobre 2010 (Richard Sellers/Sportsphoto/Allstar via Getty Images)
Alla Ryder Cup si giocano più partite, dove i golfisti si confrontano da soli o in coppia. Gli incontri si svolgono con la formula del “match play”, in cui si fa un punto per ogni buca vinta, cioè conclusa con meno colpi rispetto agli avversari. Il risultato di ciascun incontro si determina al meglio delle 18 buche: vince cioè chi fa 10 punti per primo. L’esito finale del torneo sarà poi dato dalla somma delle singole partite.