Niente cambio di programma. La delegazione italiana del Global Movement to Gaza, a nome del Comitato direttivo della Global Sumud Flotilla, comunica alle autorità italiane di non accettare la proposta ricevuta mercoledì su una possibile deviazione degli aiuti in direzione Cipro, per poi farli arrivare a Gaza con il coinvolgimento del patriarcato latino di Gerusalemme. Il no secco arriva dopo le parole di Giorgia Meloni che ha attaccato l’iniziativa umanitaria definendola “pericolosa e irresponsabile” e solo finalizzata “a creare problemi al governo”, chiedendo agli attivisti di fermarsi a Cipro: “Non c’è bisogno di rischiare la propria incolumità di infilarsi in un teatro di guerra per consegnare aiuti a Gaza che il governo italiano avrebbe potuto consegnare in poche ore“, ha aggiunto la premier da New York.
“Obiettivo rompere l’assedio” – “Ribadiamo – scrive il Global Movement to Gaza – che la nostra missione rimane fedele al suo obiettivo originario di rompere l’assedio illegale e consegnare gli aiuti umanitari alla popolazione assediata di Gaza, vittima di genocidio e pulizia etnica”. “Qualsiasi attacco o ostruzione alla missione – viene sottolineato – costituirebbe una grave violazione del diritto internazionale e un atto di sfida all’ordinanza provvisoria della Corte internazionale di giustizia che impone a Israele di facilitare gli aiuti umanitari verso Gaza”. La delegazione italiana continua a a chiedere al Governo “una risposta netta, severa e seria, in linea con il diritto internazionale”.
Israele: “Al servizio di Hamas” – Immediata la replica di Tel Aviv. “Israele ha accettato la proposta del governo italiano di scaricare gli aiuti nel porto di Cipro e poi trasferirli a Gaza. La flottiglia ha respinto la proposta italiana, dimostrando che il suo vero scopo è la provocazione e il servizio ad Hamas“, scrive su X il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, ribadendo che “Israele non consentirà alle navi di entrare in una zona di combattimento attiva e non permetterà la violazione di un legittimo blocco navale. Israele è ancora pronto a impegnarsi in qualsiasi accordo costruttivo per trasferire gli aiuti in modo legale e pacifico”, ha concluso.
La mediazione del governo – Sulla proposta aveva lavorato il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha sentito i suoi omologhi di Cipro e Israele (ottenendone il consenso). Secondo quanto trapela, il governo invita la Flotilla a consegnare gli aiuti alle parrocchie del Patriarcato latino a Cipro, da qui verrebbero trasferiti al porto di Ashdod in Israele per poi, attraverso un corridoio aperto dalle Misericordie, farli arrivare a Gaza. Su questa ipotesi si è attivato il Patriarcato latino di Gerusalemme, guidato dal cardinale Pizzaballa, per dare fattibilità alla mediazione. C’è stato anche un intervento del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, “verso il Patriarcato latino di Gerusalemme per facilitare l’arrivo e la consegna degli aiuti umanitari a Gaza”.
Il rischio di attacchi nelle prossime 48 ore – La situazione intanto rimane sempre molto tesa. Le imbarcazioni della Global Samud Flotilla si trovano al momento nei pressi delle coste meridionali di Cipro. Gli organizzatori della missione hanno tenuto una “conferenza stampa di emergenza“ per allertare la comunità internazionale in merito a “informazioni credibili di intelligence che indicano che è probabile che Israele intensifichi gli attacchi violenti contro la flottiglia entro le prossime 48 ore, utilizzando potenzialmente armi che potrebbero affondare, ferire e/o uccidere i partecipanti”. Viene pertanto chiesto con urgenza “che i governi e gli organismi internazionali intervengano e garantiscano il passaggio sicuro della flottiglia”.
Le navi militari – Intanto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha disposto l’invio verso l’area dove naviga la Flotilla “di un’altra nave, la Alpino, che dispone di altre capacità se mai servissero”. La fregata multiruolo Fasan della Marina militare italiana già da ieri sera è a sud di Creta in prossimità della flotta umanitaria degli attivisti e la segue per eventuali soccorsi. Mentre è pronta a salpare dal porto di Cartagena anche la nave della marina militare spagnola Furor, come annunciato dal primo ministro Pedro Sánchez. A bordo della nave ci sono in totale 52 uomini e donne, e tra i loro compiti non c’è solo la sorveglianza marittima, ma anche missioni umanitarie, di mantenimento della pace, antidroga o controllo del traffico illegale di persone, riferisce la radio tv pubblica spagnola Rtve. La missione della Furor è coordinata con quella delle due navi inviate dall’Italia.
58 europarlamentari chiedono l’intervento di Frontex – Da Bruxelles 58 europarlamentari di The Left, Greens, S&D e dei Non iscritti hanno inviato una lettera a Ursula von der Leyen per chiedere un intervento urgente di Frontex. Alla presidente della Commissione Ue “chiediamo di intervenire con urgenza per attivare i mezzi di Frontex al fine di prevenire nuovi attacchi e garantire protezione immediata a tutti i cittadini europei presenti nelle imbarcazioni applicando in maniera estensiva il regolamento che istituisce Frontex”, afferma in una nota Danilo Della Valle, europarlamentare del Movimento 5 Stelle: “L’Ue ritorni a essere umana: a Gaza si muore di fame, l’assedio israeliano va rotto portando aiuti e generi alimentari”, ha aggiunto ricordando che “la Commissione europea finora ha espresso solo qualche frase di solidarietà di circostanza, ma adesso deve assumere un ruolo attivo coordinando le attività di protezione delle imbarcazioni”.