La premier danese Mitte Frederiksen in lacrime a Nuuk

La premier danese Mitte Frederiksen in lacrime a Nuuk – ANSA

«Care donne, care famiglie, cari groenlandesi, oggi c’è una sola cosa giusta da dirvi: chiedo scusa». Mette Frederiksen si è commossa, mentre mercoledì pronunciava il suo discorso, vestita di nero, in una sala strapiena, a Nuuk, la capitale della Groenlandia. «So che le scuse non possono cambiare ciò che vi è accaduto né cancellare il dolore che ciascuno di voi ha sperimentato, ma spero che possiate trovare consolazione nel fatto che ora riconosciamo che ciò fu ingiusto e ce ne prendiamo la responsabilità».

Intorno alla premier danese, molte donne di mezza età si asciugavano gli occhi con i fazzoletti. Sono le vittime del programma di controllo delle nascite che dagli anni Sessanta fino al 1991 portò il governo danese a inserire spirali intrauterine a migliaia di preadolescenti, ragazze e giovani donne inuit, nella maggior parte dei casi all’insaputa delle dirette interessate e delle loro famiglie, ad esempio durante una visita medica scolastica o in ospedale dopo un aborto.

Una donna inuit protesta durante il discorso della premier danese Mitte Frederiksen a Nuuk

Una donna inuit protesta durante il discorso della premier danese Mitte Frederiksen a Nuuk – ANSA

Per la prima volta dopo mezzo secolo, una rappresentante del governo della Danimarca, di cui la Groenlandia dal 1979 è territorio autonomo, riconosce le sue responsabilità in quello che è stato un programma di stampo razzista, finalizzato a controllare l’incremento demografico della popolazione inuit. Una commissione d’inchiesta ha stabilito che a 4.007 donne e ragazze – molte appena 12enni – furono inserite spirali senza il loro consenso, in molti casi con conseguenze devastanti per la salute e la capacità riproduttiva: si tratta all’incirca della metà della popolazione femminile in età fertile in quegli anni. Alcune di loro non riuscirono ad avere figli a causa di complicazioni ginecologiche anche dopo la rimozione del dispositivo.

Frederiksen nei giorni precedenti alla sua visita a Nuuk aveva annunciato la creazione di un “Fondo di riconciliazione” per le vittime, di cui però non è stato stabilito l’importo e che potrà servire anche a risarcire i cittadini groenlandesi che abbiano subito discriminazioni. Del Fondo però la prima ministra non ha fatto menzione nel suo discorso di mercoledì, e ciò non è passato inosservato. La psicologa Naja Lyberth, che ha subito la sterilizzazione a 14 anni da un medico scolastico senza preavviso, negli anni scorsi ha guidato una class action contro il governo danese. Mercoledì ha accolto con soddisfazione le scuse di Frederiksen, ma si è detta anche delusa dal fatto che la premier non abbia fatto cenno a ciò che in effetti la campagna è stata: una violazione dei diritti umani.

La premier danese Mitte Frederiksen in lacrime a Nuuk

La premier danese Mitte Frederiksen in lacrime a Nuuk – ANSA

La Groenlandia è stata una colonia danese fino al 1953, quando divenne parte del regno con la formula dell’unione personale; nel 1979 ottenne l’autogoverno. Nel 2008 un referendum fece fare un altro passo avanti verso l’indipendenza, con il passaggio a Nuuk di molte competenze. Oggi la Groenlandia è entrata nelle mire degli Stati Uniti: più volte il presidente Trump ha reclamato il controllo sull’isola artica per ragioni di sicurezza. In questo senso si può forse leggere il rinnovato interesse di Copenaghen a intensificare l’amicizia con la propria ex colonia, incrinato da molte controversie, storiche come quella delle sterilizzazioni e più recenti come quella delle adozioni forzate.

Proprio questa settimana la ferita si è riaperta: solo lo sdegno popolare ha convinto al dietro front le autorità danesi che un mese fa avevano allontanato una bimba nata da appena un’ora dalla giovane madre groenlandese perché non aveva superato il “test di competenza genitoriale”, un caso che aveva indignato per i suoi connotati razzisti.