Le domande, le offese e la fuga: serata da incubo in zona stazione ferroviaria a Padova per una troupe di “Porta a Porta”, programma di Rai 1 condotto da Bruno Vespa.

Nella breve preview pubblicata sulla pagina Facebook della trasmissione (il servizio completo andrà in onda nella serata di oggi, giovedì 25 settembre) si vede la giornalista Chiara Giannini entrare in un locale di via Tommaseo per chiedere se qualcuno aveva notizie dell’aggressione subita qualche giorno prima da una barista di origini cinesi da parte di una baby gang. Nessuno fornisce informazioni in merito e quindi l’inviata esce: a quel punto un avventore si affaccia dalla porta, inizia a insultarla a distanza per poi lanciarle una pietra (che colpisce di rimbalzo la giornalista) e un paio di bottiglie di vetro, costringendo la troupe alla fuga con tanto di immediata chiamata alle forze dell’ordine.

Un fatto che non è passato inosservato, tanto che il sindaco Sergio Giordani si è espresso in merito: «Ho saputo dell’aggressione di cui sono state vittime, per fortuna senza conseguenze fisiche, l’inviata della Rai Chiara Giannini e la sua troupe che, per la trasmissione Porta a Porta realizzavano un servizio sulle baby gang. Esprimo la mia vicinanza e solidarietà alla giornalista e agli operatori che erano con lei. Si tratta di un fatto grave, non solo perché la violenza non è tollerabile in nessuna situazione ma anche perché colpisce la libertà di stampa e il sacrosanto diritto dei giornalisti di fare il loro lavoro. Mi auguro che l’autore o gli autori di questa aggressione ancora più grave perché indirizzata nei confronti di una donna, siano rapidamente identificati e messi davanti alle loro responsabilità. Siamo una città accogliente ma non tolleriamo atteggiamenti violenti e intimidatori, tanto meno verso la stampa».

Sulla vicenda ha detto la sua anche Luca Zaia, presidente della Regione: «Quanto accaduto a Padova alla giornalista Chiara Giannini e alla troupe di Porta a Porta è grave. Esprimo la mia vicinanza alla cronista, ai tecnici coinvolti e al direttore Bruno Vespa. Lavorare su strada, spesso in contesti complessi, fa parte del mestiere di chi informa: non può diventare un rischio accettato né normalizzato. La libertà di stampa non è un privilegio delle redazioni: è un diritto dei cittadini a ricevere notizie. Per questo è doveroso che, di fronte a una telecamera, a un giornalista, a un microfono, prevalga sempre un rispetto concreto, ‘sacro’ nel senso del dovuto in una comunità democratica, da parte di chiunque e a qualsiasi età. Aggredire chi raccoglie e verifica i fatti significa colpire il diritto di tutti a conoscerli. C’è anche una responsabilità educativa: il fenomeno delle baby gang riguarda sicurezza e crescita civile. Lo voglio dire con estrema chiarezza: nessuno, tantomeno gruppi giovanili dediti a comportamenti violenti, può appropriarsi delle nostre città e delle nostre strade, mettendo a rischio l’incolumità e il decoro. Auspico che gli autori dell’aggressione vengano rapidamente identificati e condannati con fermezza, nel rispetto delle garanzie di legge. Non esistono zone franche contro l’informazione. Il Veneto rimane e rimarrà un luogo in cui chi fa giornalismo può e deve lavorare senza minacce né intimidazioni».