Si apre tra le polemiche il Consiglio comunale convocato oggi, giovedì 25 settembre, per la delibera di vendita dello stadio Meazza e delle aree di San Siro connesse. Durante il discorso della vice sindaca, Anna Scavuzzo, dalla tribuna e dall’aula si sono levati fischi e mormorii, diventati più insistenti quando ha ringraziato il sindaco Beppe Sala per il lavoro svolto. 

Le polemiche

Prima che Anna Scavuzzo illustrasse la delibera, diversi consiglieri di partiti differenti hanno contestato i tempi, considerati troppo ristretti, dell’istruttoria, e la presunta mancanza della conclusione dell’iter nelle commissioni, con alcuni presidenti di commissione che non l’hanno data per “discussa e licenziata”. 

Giovedì mattina la segreteria generale ha fornito un parere in cui ritiene che la delibera sia correttamente approdata in aula, parlando tra l’altro della mancata dichiarazione dei presidenti come di un modo per “dilatare i tempi” che in aula è stato contestato. Come ha spiegato Alessandro Giungi, del Pd, presidente della commissione Olimpiadi, “non ho dato per discussa la delibera perché non sono stato messo nelle condizioni di analizzarla. Ma se oggi la delibera può essere discussa, come mi spiega la segreteria generale, bisogna procedere a un cambiamento del regolamento”.

Gli ha fatto eco Riccardo Truppo (FdI): “Mi unisco alla richiesta di Giungi rispetto al fatto che questa delibera non è stata licenziata correttamente da alcuni presidenti ritenendo che non sia stata completamente discussa. Non stiamo deliberando in fretta e furia perché arriva il vincolo a novembre? Non è questo il presupposto, giusto? Avete avuto 7 anni ci avete dato 7 giorni”.

Respinta infine una richiesta di sospensiva presentata da Samuele Piscina della Lega (e firmata da diversi consiglieri comunali) con cui si sarebbe voluto rinviare a lunedì l’inizio della discussione. “Sostengo la sospensiva perché in questo modo, durante il weekend, possono essere convocate le commissioni che ancora non risultano concluse”, ha spiegato Manfredi Palmeri (Lista Bernardo). Tuttavia la sospensiva è stata respinta con voti contrari anche di alcuni consiglieri che sono contrari alla delibera sulla vendita dello stadio.

Le parole della vice sindaca

“Siamo qui oggi a chiedere di aprire nuovo capitolo nella storia di Milano: San Siro non può evocare solo fasti del passato, la proposta di ampio respiro potrà valorizzare quell’area”, ha detto Anna Scavuzzo in apertura del suo intervento. Per la vice sindaca quella di oggi è “una giornata importante per il consiglio e la città”. In un altro passaggio ha affermato che “ci assumiamo insieme le responsabilità di decidere sul futuro di un’area che ha un grande significato”. San Siro, ha proseguito, “non è solo lo stadio, e immaginare la trasformazione di questa grande area significa parlare e immaginare la trasformazione di più quartieri”.

Durante il dibattito si sono alternati numerosissimi consiglieri, ciascuno dei quali aveva fino a 10 minuti per intervenire. Durissimi quelli storicamente contrari, come i tre esponenti di Europa Verde. “Sindaco Beppe, te lo dico col cuore. Un sindaco di sinistra non lo avrebbe fatto. Una delibera che non si può cambiare è un insulto democratico”, ha detto Carlo Monguzzi. Francesca Cucchiara ha posto l’accento sul fatto che, nel timore che i club vadano via da Milano per costruire uno stadio nell’hinterland, “manca una visione metropolitana”. E Tommaso Gorini ha richiamato l’avvertimento, arrivato giovedì mattina, del Comitato legalità e antimafia, secondo cui il modo tipico di procedere dei fondi (far crescere il valore di una società per rivenderla) potrebbe essere un problema: “Mi è spiaciuto sentire spesso in queste settimane la vice sindaca dire che facciamo brutta figura con le società e i fondi facendo resistenza a questa speculazione”. 

Tra i favorevoli, Beatrice Uguccioni, capogruppo del Pd: “Noi non giochiamo d’azzardo. Giocare d’azzardo vuol dire fare finta di non sapere a San Donato ci sono state conferenze dei servizi e accordi di programma. Il core business del Comune di Milano non è quello di ristrutturare uno stadio togliendo risorse ad altro. Costruire due stadi alle porte di Milano avrebbe un impatto ambientale molto significativo, perché si realizzerebbero in aree poco infrastrutturate e, pensando al Parco Sud, più vergini della città di Milano”.

Il Pd: “Vendiamo lo stadio ma soldi a piscine e case”

Intanto il Partito democratico, riunitosi mercoledì sera, ha confermato la linea del “sì” (da cui si discostano tre consiglieri: Alessandro Giungi, Rosario Pantaleo e Angelo Turco) aggiungendo però, in extremis, altri paletti sull’utilizzo del ricavato: finanziare la riapertura delle piscine pubbliche, la ristrutturazione delle case popolari del Comune e la riqualificazione del quartiere San Siro.

“Il Pd ha scelto di rivendicare un approccio chiaro, credibile e concreto: tutelare l’interesse pubblico, garantendo regia pubblica e redistribuzione delle opportunità e delle risorse”, si legge in una nota successiva alla riunione della direzione regionale: “Abbiamo sempre avuto una linea chiara. Un unico stadio per Milan e Inter (nonostante l’iniziale volontà espressa dalle due società di avere due stadi di proprietà) in un’area infrastrutturalmente già servita. Uno stadio unico, contemporaneo, accessibile, internazionale. Un’area che garantisca di raggiungere lo stadio con un’ampia offerta di mezzi pubblici. E proprio per questo il Pd ha sempre sostenuto con forza la salvaguardia del Parco Agricolo Sud e il rifiuto di portare una struttura così impattante in zone prive di infrastrutture adeguate, unitamente al rischio di raddoppiare gli impianti e moltiplicare esponenzialmente i costi ambientali e sociali”.

La conta dei favorevoli e contrari

Che cosa faranno i 17 consiglieri di centrodestra? “Voteremo contro”, ha detto mercoledì Enrico Marcora (FdI) replicando a Marco Mazzei (Lista Sala), che accusava l’opposizione di non avere ancora chiarito le sue intenzioni. E Forza Italia, in una nota del tardo pomeriggio, ha chiarito che, pur continuando a essere a favore di “uno stadio moderno e sicuro”, è contraria alla delibera. Tuttavia non c’è ancora un “no” certo: “Nelle prossime ore ci confronteremo con i colleghi di centrodestra per avere una posizione compatta sulla votazione d’aula”, conclude la nota.

A questo punto i conti potrebbero non tornare. Se tutti i 49 consiglieri (sindaco compreso) fossero in aula e se l’opposizione votasse contro, unendosi ai “no” dei contrari in maggioranza, in questo momento la delibera sarebbe sul filo del rasoio: 17 di opposizione più 7 o 8 “no” nel centrosinistra, contando o non contando Marco Fumagalli, capogruppo della Lista Sala, che non ha ancora sciolto del tutto la riserva. 17 più 8 farebbe 25 “no” contro 24 “sì”. 17 più 7 darebbe il risultato opposto.

Ma questo scenario è impossibile. Primo, perché è improbabile che tutti siano davvero presenti. Secondo, perché Gianluca Comazzi (Forza Italia), essendo anche assessore regionale al Territorio, potrebbe essere considerato in conflitto d’interessi e quindi impossibilitato a prendere parte alla votazione. Sarebbe un “no” in meno. Terzo, perché la strategia del centrosinistra è chiaramente quella di rinviare a lunedì il voto, facendo cadere il numero legale giovedì su un’altra delibera in modo da andare poi in seconda convocazione, dove il numero legale è inferiore (bastano 15 presenti) e giocarsela con più “carte” in mano.