tesla 24-09-2025 okmugello.it © N. c.
Un’autofficina spagnola ha smontato una Tesla pezzo per pezzo, svelando l’origine sorprendente della maggior parte dei suoi componenti.
Smontare una Tesla non è un’esperienza comune. Le vetture del marchio guidato da Elon Musk sono considerate icone della mobilità elettrica, simbolo di innovazione e prestigio. Ma cosa si nasconde davvero sotto il cofano di una Tesla? La domanda, apparentemente banale, ha trovato risposta quando uno sfasciacarrozze spagnolo ha deciso di prendere in mano un modello e sezionarlo pezzo per pezzo. Il risultato? Una scoperta che ha lasciato molti a bocca aperta.
In Andalusia, a Granada, lo sfasciacarrozze MotoCoche ha intrapreso una missione curiosa: smontare una Tesla per risalire all’origine dei suoi componenti. L’esperimento, raccontato anche dalla stampa economica locale, ha svelato che la stragrande maggioranza dei pezzi porta la stessa etichetta di provenienza: la Cina .
Non si parla solo di dettagli marginali, persino la pompa lavavetri e il supercollettore, un elemento fondamentale per il raffreddamento della batteria e il funzionamento del climatizzatore, provengono dal Paese asiatico. Quest’ultimo, in particolare, è vitale, senza un sistema di controllo termico efficace, le batterie potrebbero surriscaldarsi con conseguenze gravi.
Dentro una Tesla: l’indagine che sorprende
Oggi, nel 2025, oltre il 95% dei componenti Tesla arriva dalla Cina. Non è un caso isolato: molte case automobilistiche occidentali si affidano da anni ai fornitori cinesi, soprattutto quando si tratta di veicoli elettrici. La Cina non solo produce le batterie più avanzate, ma fornisce anche una quantità impressionante di pezzi di ricambio, permettendo costi più bassi e tempi di consegna più rapidi.
Il legame, però, non è privo di conseguenze. Tesla, pur essendo un marchio americano, si trova di fatto legata mani e piedi al mercato cinese. Una dipendenza che mette in discussione l’indipendenza tecnologica dell’Occidente in un settore strategico come quello dell’automotive elettrico.
Questa scoperta solleva una riflessione che va oltre l’aspetto tecnico. Affidarsi così pesantemente a un solo Paese per la fornitura di componenti chiave significa esporre l’intera industria a rischi economici e politici. Eventuali tensioni internazionali o rallentamenti produttivi potrebbero avere effetti devastanti sulla catena di montaggio delle case europee e americane.
Tesla non è sola in questo scenario, praticamente tutti i grandi marchi devono fare i conti con la centralità della Cina nella produzione di batterie e chip. Ma vedere una percentuale così alta di componenti cinesi in un’auto simbolo dell’innovazione occidentale ha comunque un forte impatto sull’opinione pubblica.
La domanda che sorge spontanea è: come evolverà questa situazione nei prossimi anni? Alcuni Paesi stanno già investendo miliardi per costruire gigafactory in Europa e in America, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dall’Estremo Oriente. Tuttavia, colmare il divario con la Cina non sarà facile né immediato.
Nel frattempo, chi sceglie di guidare una Tesla forse non immagina che, dietro la firma americana e l’aura di modernità, si nasconde un cuore fatto quasi interamente in Cina.