Tutti i top 10 Atp e Wta tranne Djokovic sollecitano i vertici. La federazione americana: “Siamo sempre stati disposti ad aumentare i compensi”


Lorenzo Topello

Collaboratore

26 settembre 2025 (modifica alle 00:04) – MILANO

I top 10 delle due classifiche, maschile e femminile, hanno lasciato andare un altro servizio a 240 all’ora per vincere la loro partita contro le istituzioni del tennis. E nella contesa ora sono entrati prepotentemente anche i quattro tornei dello Slam. Storia di una protesta che prosegue da mesi, quella dei giocatori più forti al mondo che non ritengono sufficiente la fetta di torta a loro destinata. Ma non solo: nella lettera inviata ai Major lo scorso 30 luglio e resa pubblica solamente adesso si parla anche di altro. Di fondo pensioni e maternità, di crescita dei prize money entro il 2030, di creazione di un Consiglio dei Giocatori del Grande Slam. Un altro capitolo della lunga contesa fra tennisti e istituzioni.

cosa chiedono i giocatori—  

Chi ha firmato la lettera? Tutti i giocatori presenti nelle top 10 Atp e Wta, tranne Novak Djokovic che era stato promotore della denuncia della Ptpa a inizio stagione contro le istituzioni e c’era nella prima lettera agli Slam, lo scorso marzo, ma che stavolta non compare tra i protagonisti. Ci sono fra gli altri, invece, Sinner, Alcaraz e Musetti. Nella precedente comunicazione ai Major, siglata dai tennisti in primavera, si parlava soprattutto di sostanziale aumento del montepremi seguendo il principio più semplice del gioco: “Senza di noi, non esiste lo spettacolo”. Stavolta, però, le tematiche di discussione si sono ampliate: i tennisti hanno assunto l’ex Ceo della Wta Larry Scott, a cui hanno affidato un compito da lobbista presso gli Slam. Scott ha incontrato assieme ai giocatori i rappresentanti dei quattro tornei maggiori: a tutti ha chiesto di rispondere ai punti tirati in ballo nella lettera del 30 luglio. Ovvero: contribuzione al welfare dei tennisti a un fondo per pensioni, assistenza sanitaria e maternità. In secondo luogo: aumentare i prize money in modo proporzionale alla crescita delle entrate di ogni torneo, con un innalzamento dal 16% al 22% richiesto entro il 2030, in linea con gli eventi di Nfl, Mlb e Nba. E infine accettare di creare un Consiglio dei Giocatori del Grande Slam, con consultazioni continue su tematiche che riguardano direttamente i tennisti come l’estensione dei tornei Major a 15 giorni.

la risposta—  

Dagli Slam, poi, è arrivata la risposta alla lettera. La Us Tennis Academy, in un documento datato 18 agosto, si è espressa così attraverso il Ceo Brian Vahaly e l’amministratore delegato del tennis professionistico Usta Stacey Allaster: “Siamo sempre stati disposti ad aumentare i compensi per i giocatori, come dimostra la crescita del 57% del montepremi dello Us Open negli ultimi cinque anni. Il significativo aumento dei compensi a 90 milioni di dollari del 2025 riflette l’aggiunta di un giorno al torneo di singolare del tabellone principale e il conseguente contributo dei tennisti”. Non a caso Alcaraz e Sabalenka, campioni dei tornei in singolare, hanno ricevuto un assegno record da 5 milioni. Dallo Us Open dicono anche di “voler ribadire il nostro impegno a coinvolgerci in discussioni dirette, oneste e trasparenti coi giocatori per costruire un futuro più solido per il tennis, fra cui un calendario più sano, una migliore consulenza coi giocatori e maggior tutela finanziaria per tutti”.

nel mirino della ptpa—  

Il confronto coi tornei del Grande Slam, insomma, si accende definitivamente. E anzi, si arricchisce di un ulteriore episodio: nell’azione mossa dalla Ptpa (Pro Tennis Players Association, guidata da Djokovic e Pospisil) lo scorso marzo il bersaglio erano tutte le istituzioni del grande tennis, tranne i quattro Slam. Che sono stati, però, aggiunti negli ultimi giorni. La Ptpa lo ha spiegato questa settimana con una nota: “Si tratta di un passo necessario per garantire la responsabilità di tutte le parti e accelerare la riforma attesa da tanto tempo nell’intero ecosistema del tennis”.