La sincronizzazione tra il ciclo mestruale e le fasi lunari è una leggenda contadina o una verità scientifica? In passato diversi studi hanno misurato, con una certa approssimazione, che l’ovulazione tende ad allinearsi all’alternanza tra luna piena e luna nuova. Tra l’altro non sarebbe un’esclusiva umana perché sono numerose le specie terrestri e marine – dagli insetti acquatici al tasso – con cicli riproduttivi corrispondenti a quelli lunari. Secondo i fautori di questa ipotesi la ragione più probabile avrebbe, come sempre, a che fare con il gene egoista: se le abitudini sessuali degli individui di una specie si sincronizzano aumenta la probabilità di concepimento e di riproduzione. E la Luna, visibile a tutti, rappresenta un ottimo metronomo liberamente accessibile all’intera comunità.
Nonostante i proverbi e le credenze popolari, dimostrare effettivamente la sincronizzazione non è facile, perché in ogni donna il ciclo ha avere caratteristiche diverse e nel corso della vita di una donna la regolarità delle mestruazioni cambia. Occorre dunque una notevole quantità di dati per stabilirlo con certezza. Uno studio apparso mercoledì sull’ultimo numero della rivista Science Advances, realizzato da un gruppo di ricercatori a cui hanno partecipato anche Sara Montagnese e Alberto Ferlin dell’università di Padova, ha verificato di nuovo la sincronizzazione tra luna e ovulazione, riaprendo il dibattito.
La ricerca ha compulsato i diari mestruali di 176 donne con una durata compresa tra i 2 e i 37 anni, sufficienti per un’analisi statisticamente affidabile.
I ricercatori hanno anche esaminato separatamente i dati relativi a prima e dopo il 2010. L’anno è stato scelto come spartiacque perché è quello in cui è iniziata la diffusione su larga scala delle luci a led. In quell’anno i sensori satellitari mostrano un notevole aumento dell’inquinamento luminoso terrestre. È anche il periodo in cui gli smartphone si affermano definitivamente come dispositivi di massa e iniziano a disturbare il ciclo sonno/veglia degli esseri umani. L’analisi disaggregata mostra che dopo il 2010 la sincronia tra luna e ciclo mestruale tende a svanire.
È una tesi suggestiva ma che ha bisogno di ulteriori conferme, perché le donne che hanno partecipato allo studio non hanno registrato nel loro diario l’uso della luce artificiale o dello smartphone, oltre ai cicli mestruali. Lo ha spiegato bene Claude Gonfier, studioso dei ritmi circadiani all’Inserm di Lione: «non si può escludere che questa correlazione più debole osservata negli ultimi 15 anni possa essere in parte collegata ad altri fattori ambientali, come l’aumento della temperatura legato al riscaldamento globale, o fattori individuali come l’invecchiamento dei partecipanti allo studio e l’aumento dei disturbi del sonno».
Ma l’ipotesi è verosimile, perché l’attacco al buio notturno è reale e i dati lo confermano un po’ in tutto il mondo. Sempre su Science Advances, uno studio dell’università di Copenhagen riferisce di un netto aumento dei disturbi del sonno tra il 2010 e il 2021, con un aumento di dieci volte dell’uso della melatonina, il sonnifero più diffuso. Un’altra ricerca apparsa a metà settembre sui Proceedings of the National Academy of Science dimostra invece che abbandonare l’ora legale in favore di quella solare (che fa scendere la notte un’ora prima) avrebbe un piccolo effetto benefico sui tassi di obesità e di ictus della popolazione statunitense.
Anche la salute nervosa degli astronomi professionisti e dilettanti è messa a dura prova dall’inquinamento luminoso che ha reso invisibile gran parte del firmamento. Riprendersi il buio è sempre più urgente.