Negli ultimi giorni gli studi di medicina generale stanno registrando un forte incremento di pazienti con sintomi respiratori. Febbre, tosse e mal di gola sono i campanelli d’allarme più diffusi. I test rapidi rivelano che circa quattro persone su cinque con sindromi simil-influenzali risultano positive al Covid. Una crescita che riporta indietro di tre anni, anche se con caratteristiche molto diverse: oggi la malattia è meno grave nella maggior parte dei casi, ma continua a rappresentare un problema per le fasce più fragili della popolazione.

Covid, nuovi contagi negli studi medici: boom di casi, ma vaccinazioni al minimo

Se il virus rialza la testa, la protezione attraverso la vaccinazione resta debole. Secondo le ultime rilevazioni del Ministero della Salute, soltanto il 4,5% degli over 60 ha ricevuto il richiamo aggiornato. Una cifra che evidenzia un calo di fiducia e un rallentamento della campagna, proprio nella fascia più a rischio di complicanze. Gli esperti ricordano che gli anticorpi diminuiscono con il tempo e che le varianti attualmente circolanti possono sfuggire parzialmente alla protezione offerta dai cicli precedenti.



La voce dei medici di base


Nei racconti dei medici di famiglia emerge un quadro chiaro: le richieste di tamponi sono tornate a crescere e in molte aree urbane il numero di positivi supera già quello delle influenze stagionali. I sintomi si presentano spesso in forma attenuata, con febbre moderata e disturbi delle vie respiratorie, ma nei pazienti fragili possono ancora portare a complicazioni serie. I camici bianchi chiedono quindi di non abbassare la guardia, rilanciando appelli alla vaccinazione e al rispetto delle misure di prudenza in caso di sintomi.

Varianti e circolazione del virus

Il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) ha segnalato che le nuove sottovarianti del virus sono altamente contagiose, anche se non più aggressive delle precedenti. L’elevata trasmissibilità spiega perché, nonostante il clima ancora mite, i casi stiano aumentando in anticipo rispetto al picco influenzale classico di dicembre-gennaio.

Vaccino e comunicazione

Il dato più preoccupante riguarda la distanza tra raccomandazioni scientifiche e adesione reale. La percentuale di vaccinati tra gli over 60 resta troppo bassa per garantire un effetto protettivo di comunità. I virologi sottolineano che non basta avere completato i cicli iniziali: è necessario aggiornare l’immunità, specie per chi soffre di patologie croniche. Da più parti si chiede una campagna di comunicazione più incisiva, che metta al centro la protezione dei fragili e il valore del richiamo stagionale.

Un inverno da preparare

Gli esperti prevedono che il virus continuerà a circolare intensamente nei prossimi mesi, intrecciandosi con l’influenza e con altri virus respiratori. Questo scenario potrebbe aumentare la pressione sugli studi medici e sugli ospedali, anche senza numeri paragonabili alle prime ondate. Per questo le autorità sanitarie insistono: vaccinarsi adesso significa arrivare all’inverno con una barriera in più contro il virus.