La Flotilla rifiuta la mediazione proposta dal governo italiano sulla consegna degli aiuti a Gaza via Cipro: ‘La missione resta fedele all’obiettivo di rompere l’assedio illegale e consegnare gli aiuti umanitari alla popolazione assediata di Gaza, vittima di genocidio e pulizia etnica’. La Farnesina avverte: ‘Sconsigliato proseguire: assistenza a chi si ferma in Grecia, gli altri rischiano’. La trattativa con Israele resta aperta. L’Italia invia una seconda nave in aiuto dopo gli attacchi alla missione, ma il ministro della Difesa Crosetto sottolinea: ‘In acque israeliane non possiamo garantire la sicurezza’. Abu Mazen all’Onu: ‘Pronti a governare la Striscia senza Hamas e a lavorare con Trump, tutti gli Stati riconoscano la Palestina’. L’Uefa intanto valuta la sospensione di Israele da tutte le competizioni. ‘La decisione è attesa la prossima settimana, con la maggioranza dei membri favorevole’, scrive il Times.\n\n

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Dieci palestinesi sono stati uccisi la notte scorsa a  causa di pesanti attacchi aerei israeliani su quartieri di Gaza City. Lo  rende noto la Wafa. Secondo l’agenzia di stampa palestinese, sei  persone sono state uccise e altre ferite quando un attacco israeliano ha  preso di mira un gruppo di residenti vicino al Patient’s Friends  Hospital nel quartiere di al-Remal, a ovest della città. In un altro  attacco, altri quattro palestinesi sono stati uccisi in attacchi contro  il campo profughi di al-Shati, sempre nella parte occidentale di Gaza  City. I raid aerei sono continuati per tutta la notte, con pesanti  bombardamenti segnalati in diversi quartieri di Gaza City. Secondo la  Wafa al momento il bilancio delle vittime della Striscia dall’ottobre  2023 è di 65.600 persone, per lo più bambini e donne, e di quasi 168  mila feriti. Bilancio definito  \”incompleto, poiché molte vittime  rimangono intrappolate sotto le macerie, inaccessibili alle ambulanze e  ai soccorritori\”. 

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\”Su Gaza la situazione è molto più pericolosa di  quanto possa apparire: forzare il blocco navale di Israele, entrare  nelle acque di Gaza è del tutto sconsigliabile. Dobbiamo fare di tutto  per non mettere a rischio le vite dei militanti della Flotilla ma,  permettetemi, anche dei nostri militari che sono lì a fare un’azione di  protezione civile, non a combattere\”. Lo afferma, in un’intervista al  Corriere della Sera, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. \”Tutti  vogliamo una de-escalation – aggiunge -, e stiamo facendo tutto il  possibile perché gli aiuti umanitari che Flotilla trasporta arrivino  davvero a destinazione. È così che si aiuta la popolazione civile, come  sta facendo l’Italia, che siamo il primo Paese europeo per accoglienza  dei palestinesi. Non è forzando un blocco navale di un Paese in guerra  che si aiutano i civili\”. Gli viene chiesto se la mediazione a cui ha  lavorato, con la Cei, il patriarcato di Gerusalemme che farebbe da  tramite per far arrivare gli aiuti, è fallita. \”Al momento è stata  rifiutata – risponde -, ma ci auguriamo che ci ripensino e si continui a  lavorare. Noi insistiamo: se l’obiettivo è offrire aiuto alla  popolazione di Gaza, possiamo trovare modi per portare gli aiuti. È  l’unica soluzione possibile per evitare rischi altissimi\”. Ma perché non  riconoscete, anche come gesto simbolico, lo Stato di Palestina? \”Siamo  pronti a farlo anche domani – afferma ancora Tajani -, ma le condizioni  sono chiare: lo faremmo dopo che Hamas uscirà da Gaza e sarà uscita  dalla guida politica della Palestina. E lo faremo dopo la liberazione di  tutti gli ostaggi. Farlo prima sarebbe un riconoscimento del loro  potere e un indebolimento dell’Autorità palestinese\”. Caldo è anche il  fronte russo-ucraino. Continuano le provocazioni di Putin, i droni, gli  sconfinamenti. \”Una cosa sono i test – afferma il ministro degli Esteri  -, anche le provocazioni e le prove di forza, come i talebani che  battevano le spade sugli scudi per fare paura ai loro nemici. Altra cosa  sono veri attacchi o incursioni… Preoccupa che, appena Trump ha alzato  la voce, siano arrivati aerei russi fino in Alaska… Putin sembra non  volersi fermare. Dobbiamo tenere i nervi saldi. Io dico che bisogna  lavorare per evitare mosse azzardate, che bisogna distinguere le  provocazioni dagli attacchi, che si deve appunto ragionare senza perdere  la testa. Nervi d’acciaio, questi dobbiamo avere\”.

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Dalle 6 di questa mattina un centinaio di  manifestanti sono tornati al Varco 4 del Porto di Trieste per protestare  contro l’attracco della nave MSC Melani III, partita da Israele, dallo  scalo di Ashdod, e diretta in un altro porto israeliano, Haifa, passando  per Ravenna e Venezia. I manifestanti aderiscono allo sciopero generale  del porto triestino indetto da Usb Trieste, a partire dal primo turno  entrante delle ore 6. Sasha Colautti, della Ubs Trieste, presente al  presidio, ha spiegato che \”La Melanie III una settimana fa era stata  bloccata a Ravenna perché trasportava armi. Oggi noi non sappiamo quale  sia il carico di questa nave, ma è chiaro che è una nave legata  direttamente al traffico e commercio di armi e non solo da e per  Israele. Quindi – prosegue Colautti – era necessario intanto dare un  segnale, poi c’è bisogno, su questo, di aprire un’interlocuzione con le  istituzioni, l’Autorità portuale e il Comune, perché ci devono spiegare  in che modo si relazionano con un commercio verso lo Stato di Israele  che noi vogliamo che venga assolutamente bloccato\”. Colautti ha chiesto  che il Governo sanzioni lo Stato di Israele e blocchi con esso ogni  relazione commerciale. Che attraverso i nostri porti passino anche le  armi, dal nostro punto di vista – sottolinea – è un fatto gravissimo\”.  Non è ancora chiaro come evolverà la protesta questa mattina, dipenderà  anche dal numero di persone che arriveranno al Varco. Nei giorni scorsi  sempre qui dal Varco 4 è partita la mobilitazione che poi si è estesa al  centro città con un corteo. 

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La nave di azione marittima ‘Furor’ della Marina  spagnola è salpata all’alba di oggi dal porto di Cartagena (Murcia)  verso il Mediterraneo orientale per \”assistere\” e fornire protezione, in  caso di aggressione, alla Global Sumud Flotilla carica di aiuti  umanitari diretti a Gaza, che include imbarcazioni di 44 paesi, fra cui  Italia, Spagna, Grecia e Tunisia. Fonti militari chiariscono che la  missione del ‘Furor’ è esclusivamente di salvataggio e soccorso e non di  scorta militare. La nave, di conseguenza, non ha l’autorità di  respingere alcun attacco delle forze di difesa israeliana contro le  imbarcazioni civili. Il suo ruolo è limitato all’assistenza in caso di  necessità, mantenendo una distanza di sicurezza (12-14 miglia) per una  funzione di pura deterrenza.   Le recenti aggressioni contro la  cinquantina di imbarcazioni della spedizione umanitaria hanno spinto i  governi di Italia e Spagna a inviare navi militari per proteggere i  propri connazionali in caso di bisogno. Il ‘Furor’ assisterà anche  cittadini belgi, su richiesta del governo del Belgio. Il ministro degli  Esteri José Manuel Albares, citato oggi dai media iberici, ha  evidenziato che gli attivisti della Global Sumud Flotilla \”sono persone  pacifiche, con un obiettivo umanitario e non costituiscono una minaccia  per nessuno, né per Israele, né per il popolo israeliani, tantomeno per  la sicurezza di Israele\”. Albares ha ricordato che gli spagnoli a bordo  hanno piena protezione diplomatica e consolare.  Il ‘Furor’, un  pattugliatore di altura specializzato in scenari a bassa intensità,  equipaggiato con due cannoni e una mitragliatrice, ha a bordo, oltre  all’equipaggio, una decina di fanti di marina, un team medico, uno  legale e di intelligence. Il ministero della Difesa sta ultimando le  regole di ingaggio, che saranno \”molto limitate\”, per restringere  qualsiasi azione offensiva e gesto che possa essere considerato ostile  una volta che la nave arriverà nell’area operativa, riporta Efe. 

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Lesioni traumatiche \”insolitamente gravi\”, tra cui lesioni complesse da esplosione, lesioni da arma da fuoco e ustioni gravi: è questo lo scenario descritto in uno studio britannico condotto da Omar El-Taji per conto dell’International Medical Responders for Gaza e pubblicato dal British Medical Journal.      Nell’articolo sono pubblicati dati dettagliati sulle lesioni traumatiche e sulle condizioni mediche riscontrate dagli operatori sanitari internazionali a Gaza durante l’invasione militare in corso. Gli operatori, tutti con precedenti esperienze in zone di conflitto, hanno riferito che il volume, la distribuzione e la gravità dei traumi sono peggiori rispetto a quanto riscontrato in altre zone di guerra. Complessivamente, sono stati segnalati 23.726 infortuni correlati a traumi e 6.960 correlati ad armi. I traumi più comuni sono stati ustioni (4.348, 18%), lesioni alle gambe (4.258, 18%) e lesioni alle braccia (3.534, 15%).       Dall’ottobre 2023, Gaza è stata sottoposta a bombardamenti israeliani ad alta intensità e incursioni militari terrestri; si parla di oltre 59.000 palestinesi uccisi e oltre 143.000 feriti, ma queste cifre potrebbero essere più elevate. Per questo totale di 78 medici e infermieri hanno partecipato a un sondaggio sulla loro permanenza a Gaza. Il loro dispiegamento a Gaza è durato dalle 2 alle 12 settimane, per un totale di 322 settimane di assistenza clinica in prima linea. Circa il 70% degli operatori sanitari ha riferito di aver gestito lesioni in due o più distretti anatomici e le esperienze di incidenti di massa sono state diffuse, con il 77% che ha riferito di essere stato esposto a 5-10 eventi e il 18% che ha gestito più di 10 di tali scenari.       Le lesioni da esplosivo hanno rappresentato la maggior parte dei traumi correlati alle armi (4.635, 67%), colpendo prevalentemente la testa (1.289, 28%), mentre le lesioni da arma da fuoco hanno interessato le gambe (526, 23%).      Gli operatori parlano anche di malnutrizione e disidratazione come condizioni mediche più comuni, seguite da sepsi e gastroenterite. Hanno inoltre segnalato 4.188 persone con malattie croniche che necessitavano di cure a lungo termine.    I sanitari hanno spesso descritto le lesioni come insolitamente gravi, tra cui traumi a più arti, fratture craniche esposte e lesioni estese agli organi interni, nonché ustioni gravi, in particolare nei bambini.

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Il presidente argentino Javier Milei ha incontrato il primo ministro israeliano Benjamín Netanyahu a margine della 80ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite.    Lo rende noto la Casa Rosada in un comunicato diffuso ai media sottolineando che al centro del colloquio c’è stata la situazione degli ostaggi trattenuti a Gaza da quasi due anni. Milei ha ribadito il \”fermo impegno\” a collaborare per la loro liberazione e la disponibilità a lavorare con Israele in tutte le sedi necessarie.    Secondo il capo di Stato argentino, l’incontro ha permesso anche di \”scambiare visioni sulla cooperazione scientifica e tecnologica\” e di riaffermare la volontà comune di \”rafforzare i legami di amicizia e collaborazione tra Argentina e Israele\”.  Dopo il vertice, Milei ha ricevuto un premio dall’organizzazione B’nai B’rith e si è incontrato con il presidente del Congresso mondiale ebraico, Donald S. Lauder, e con il direttore del Consiglio ebraico latinoamericano, Claudio Epelman, prima di rientrare a Buenos Aires.

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Lesioni traumatiche \”insolitamente gravi\”, tra cui lesioni complesse da esplosione, lesioni da arma da fuoco e ustioni gravi: è questo lo scenario descritto in uno studio britannico condotto da Omar El-Taji per conto dell’International Medical Responders for Gaza e pubblicato dal British Medical Journal. Nell’articolo sono pubblicati dati dettagliati sulle lesioni traumatiche e sulle condizioni mediche riscontrate dagli operatori sanitari internazionali a Gaza durante l’invasione militare in corso. Gli operatori, tutti con precedenti esperienze in zone di conflitto, hanno riferito che il volume, la distribuzione e la gravità dei traumi sono peggiori rispetto a quanto riscontrato in altre zone di guerra. Complessivamente, sono stati segnalati 23.726 infortuni correlati a traumi e 6.960 correlati ad armi. I traumi più comuni sono stati ustioni (4.348, 18%), lesioni alle gambe (4.258, 18%) e lesioni alle braccia (3.534, 15%). Dall’ottobre 2023, Gaza è stata sottoposta a bombardamenti israeliani ad alta intensità e incursioni militari terrestri; si parla di oltre 59.000 palestinesi uccisi e oltre 143.000 feriti, ma queste cifre potrebbero essere più elevate. Per questo totale di 78 medici e infermieri hanno partecipato a un sondaggio sulla loro permanenza a Gaza. Il loro dispiegamento a Gaza è durato dalle 2 alle 12 settimane, per un totale di 322 settimane di assistenza clinica in prima linea. Circa il 70% degli operatori sanitari ha riferito di aver gestito lesioni in due o più distretti anatomici e le esperienze di incidenti di massa sono state diffuse, con il 77% che ha riferito di essere stato esposto a 5-10 eventi e il 18% che ha gestito più di 10 di tali scenari. Le lesioni da esplosivo hanno rappresentato la maggior parte dei traumi correlati alle armi (4.635, 67%), colpendo prevalentemente la testa (1.289, 28%), mentre le lesioni da arma da fuoco hanno interessato le gambe (526, 23%). Gli operatori parlano anche di malnutrizione e disidratazione come condizioni mediche più comuni, seguite da sepsi e gastroenterite. Hanno inoltre segnalato 4.188 persone con malattie croniche che necessitavano di cure a lungo termine. I sanitari hanno spesso descritto le lesioni come insolitamente gravi, tra cui traumi a più arti, fratture craniche esposte e lesioni estese agli organi interni, nonché ustioni gravi, in particolare nei bambini.

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La Flotilla rifiuta la mediazione proposta dal governo italiano sulla consegna degli aiuti a Gaza via Cipro: ‘La missione resta fedele all’obiettivo di rompere l’assedio illegale e consegnare gli aiuti umanitari alla popolazione assediata di Gaza, vittima di genocidio e pulizia etnica’. La Farnesina avverte: ‘Sconsigliato proseguire: assistenza a chi si ferma in Grecia, gli altri rischiano’. La trattativa con Israele resta aperta. L’Italia invia una seconda nave in aiuto dopo gli attacchi alla missione, ma il ministro della Difesa Crosetto sottolinea: ‘In acque israeliane non possiamo garantire la sicurezza’. Abu Mazen all’Onu: ‘Pronti a governare la Striscia senza Hamas e a lavorare con Trump, tutti gli Stati riconoscano la Palestina’. L’Uefa intanto valuta la sospensione di Israele da tutte le competizioni. ‘La decisione è attesa la prossima settimana, con la maggioranza dei membri favorevole’, scrive il Times.

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meno di un minuto fa

Media: “Duri attacchi aerei, 10 palestinesi morti a Gaza City”

Dieci palestinesi sono stati uccisi la notte scorsa a  causa di pesanti attacchi aerei israeliani su quartieri di Gaza City. Lo  rende noto la Wafa. Secondo l’agenzia di stampa palestinese, sei  persone sono state uccise e altre ferite quando un attacco israeliano ha  preso di mira un gruppo di residenti vicino al Patient’s Friends  Hospital nel quartiere di al-Remal, a ovest della città. In un altro  attacco, altri quattro palestinesi sono stati uccisi in attacchi contro  il campo profughi di al-Shati, sempre nella parte occidentale di Gaza  City. I raid aerei sono continuati per tutta la notte, con pesanti  bombardamenti segnalati in diversi quartieri di Gaza City. Secondo la  Wafa al momento il bilancio delle vittime della Striscia dall’ottobre  2023 è di 65.600 persone, per lo più bambini e donne, e di quasi 168  mila feriti. Bilancio definito  “incompleto, poiché molte vittime  rimangono intrappolate sotto le macerie, inaccessibili alle ambulanze e  ai soccorritori”. 

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5 minuti fa

Tajani: “Non è forzando un blocco che si aiutano i civili”

“Su Gaza la situazione è molto più pericolosa di  quanto possa apparire: forzare il blocco navale di Israele, entrare  nelle acque di Gaza è del tutto sconsigliabile. Dobbiamo fare di tutto  per non mettere a rischio le vite dei militanti della Flotilla ma,  permettetemi, anche dei nostri militari che sono lì a fare un’azione di  protezione civile, non a combattere”. Lo afferma, in un’intervista al  Corriere della Sera, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Tutti  vogliamo una de-escalation – aggiunge -, e stiamo facendo tutto il  possibile perché gli aiuti umanitari che Flotilla trasporta arrivino  davvero a destinazione. È così che si aiuta la popolazione civile, come  sta facendo l’Italia, che siamo il primo Paese europeo per accoglienza  dei palestinesi. Non è forzando un blocco navale di un Paese in guerra  che si aiutano i civili”. Gli viene chiesto se la mediazione a cui ha  lavorato, con la Cei, il patriarcato di Gerusalemme che farebbe da  tramite per far arrivare gli aiuti, è fallita. “Al momento è stata  rifiutata – risponde -, ma ci auguriamo che ci ripensino e si continui a  lavorare. Noi insistiamo: se l’obiettivo è offrire aiuto alla  popolazione di Gaza, possiamo trovare modi per portare gli aiuti. È  l’unica soluzione possibile per evitare rischi altissimi”. Ma perché non  riconoscete, anche come gesto simbolico, lo Stato di Palestina? “Siamo  pronti a farlo anche domani – afferma ancora Tajani -, ma le condizioni  sono chiare: lo faremmo dopo che Hamas uscirà da Gaza e sarà uscita  dalla guida politica della Palestina. E lo faremo dopo la liberazione di  tutti gli ostaggi. Farlo prima sarebbe un riconoscimento del loro  potere e un indebolimento dell’Autorità palestinese”. Caldo è anche il  fronte russo-ucraino. Continuano le provocazioni di Putin, i droni, gli  sconfinamenti. “Una cosa sono i test – afferma il ministro degli Esteri  -, anche le provocazioni e le prove di forza, come i talebani che  battevano le spade sugli scudi per fare paura ai loro nemici. Altra cosa  sono veri attacchi o incursioni… Preoccupa che, appena Trump ha alzato  la voce, siano arrivati aerei russi fino in Alaska… Putin sembra non  volersi fermare. Dobbiamo tenere i nervi saldi. Io dico che bisogna  lavorare per evitare mosse azzardate, che bisogna distinguere le  provocazioni dagli attacchi, che si deve appunto ragionare senza perdere  la testa. Nervi d’acciaio, questi dobbiamo avere”.

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9 minuti fa

Arriva nave da Israele, scatta presidio al Porto di Trieste

Dalle 6 di questa mattina un centinaio di  manifestanti sono tornati al Varco 4 del Porto di Trieste per protestare  contro l’attracco della nave MSC Melani III, partita da Israele, dallo  scalo di Ashdod, e diretta in un altro porto israeliano, Haifa, passando  per Ravenna e Venezia. I manifestanti aderiscono allo sciopero generale  del porto triestino indetto da Usb Trieste, a partire dal primo turno  entrante delle ore 6. Sasha Colautti, della Ubs Trieste, presente al  presidio, ha spiegato che “La Melanie III una settimana fa era stata  bloccata a Ravenna perché trasportava armi. Oggi noi non sappiamo quale  sia il carico di questa nave, ma è chiaro che è una nave legata  direttamente al traffico e commercio di armi e non solo da e per  Israele. Quindi – prosegue Colautti – era necessario intanto dare un  segnale, poi c’è bisogno, su questo, di aprire un’interlocuzione con le  istituzioni, l’Autorità portuale e il Comune, perché ci devono spiegare  in che modo si relazionano con un commercio verso lo Stato di Israele  che noi vogliamo che venga assolutamente bloccato”. Colautti ha chiesto  che il Governo sanzioni lo Stato di Israele e blocchi con esso ogni  relazione commerciale. Che attraverso i nostri porti passino anche le  armi, dal nostro punto di vista – sottolinea – è un fatto gravissimo”.  Non è ancora chiaro come evolverà la protesta questa mattina, dipenderà  anche dal numero di persone che arriveranno al Varco. Nei giorni scorsi  sempre qui dal Varco 4 è partita la mobilitazione che poi si è estesa al  centro città con un corteo. 

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27 minuti fa

Salpata da Spagna nave militare che assisterà Sumud Flotilla

La nave di azione marittima ‘Furor’ della Marina  spagnola è salpata all’alba di oggi dal porto di Cartagena (Murcia)  verso il Mediterraneo orientale per “assistere” e fornire protezione, in  caso di aggressione, alla Global Sumud Flotilla carica di aiuti  umanitari diretti a Gaza, che include imbarcazioni di 44 paesi, fra cui  Italia, Spagna, Grecia e Tunisia. Fonti militari chiariscono che la  missione del ‘Furor’ è esclusivamente di salvataggio e soccorso e non di  scorta militare. La nave, di conseguenza, non ha l’autorità di  respingere alcun attacco delle forze di difesa israeliana contro le  imbarcazioni civili. Il suo ruolo è limitato all’assistenza in caso di  necessità, mantenendo una distanza di sicurezza (12-14 miglia) per una  funzione di pura deterrenza.   Le recenti aggressioni contro la  cinquantina di imbarcazioni della spedizione umanitaria hanno spinto i  governi di Italia e Spagna a inviare navi militari per proteggere i  propri connazionali in caso di bisogno. Il ‘Furor’ assisterà anche  cittadini belgi, su richiesta del governo del Belgio. Il ministro degli  Esteri José Manuel Albares, citato oggi dai media iberici, ha  evidenziato che gli attivisti della Global Sumud Flotilla “sono persone  pacifiche, con un obiettivo umanitario e non costituiscono una minaccia  per nessuno, né per Israele, né per il popolo israeliani, tantomeno per  la sicurezza di Israele”. Albares ha ricordato che gli spagnoli a bordo  hanno piena protezione diplomatica e consolare.  Il ‘Furor’, un  pattugliatore di altura specializzato in scenari a bassa intensità,  equipaggiato con due cannoni e una mitragliatrice, ha a bordo, oltre  all’equipaggio, una decina di fanti di marina, un team medico, uno  legale e di intelligence. Il ministero della Difesa sta ultimando le  regole di ingaggio, che saranno “molto limitate”, per restringere  qualsiasi azione offensiva e gesto che possa essere considerato ostile  una volta che la nave arriverà nell’area operativa, riporta Efe. 

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48 minuti fa

Operatori sanitari a Gaza: “Viste lesioni insolitamente gravi”

Lesioni traumatiche “insolitamente gravi”, tra cui lesioni complesse da esplosione, lesioni da arma da fuoco e ustioni gravi: è questo lo scenario descritto in uno studio britannico condotto da Omar El-Taji per conto dell’International Medical Responders for Gaza e pubblicato dal British Medical Journal.      Nell’articolo sono pubblicati dati dettagliati sulle lesioni traumatiche e sulle condizioni mediche riscontrate dagli operatori sanitari internazionali a Gaza durante l’invasione militare in corso. Gli operatori, tutti con precedenti esperienze in zone di conflitto, hanno riferito che il volume, la distribuzione e la gravità dei traumi sono peggiori rispetto a quanto riscontrato in altre zone di guerra. Complessivamente, sono stati segnalati 23.726 infortuni correlati a traumi e 6.960 correlati ad armi. I traumi più comuni sono stati ustioni (4.348, 18%), lesioni alle gambe (4.258, 18%) e lesioni alle braccia (3.534, 15%).       Dall’ottobre 2023, Gaza è stata sottoposta a bombardamenti israeliani ad alta intensità e incursioni militari terrestri; si parla di oltre 59.000 palestinesi uccisi e oltre 143.000 feriti, ma queste cifre potrebbero essere più elevate. Per questo totale di 78 medici e infermieri hanno partecipato a un sondaggio sulla loro permanenza a Gaza. Il loro dispiegamento a Gaza è durato dalle 2 alle 12 settimane, per un totale di 322 settimane di assistenza clinica in prima linea. Circa il 70% degli operatori sanitari ha riferito di aver gestito lesioni in due o più distretti anatomici e le esperienze di incidenti di massa sono state diffuse, con il 77% che ha riferito di essere stato esposto a 5-10 eventi e il 18% che ha gestito più di 10 di tali scenari.       Le lesioni da esplosivo hanno rappresentato la maggior parte dei traumi correlati alle armi (4.635, 67%), colpendo prevalentemente la testa (1.289, 28%), mentre le lesioni da arma da fuoco hanno interessato le gambe (526, 23%).      Gli operatori parlano anche di malnutrizione e disidratazione come condizioni mediche più comuni, seguite da sepsi e gastroenterite. Hanno inoltre segnalato 4.188 persone con malattie croniche che necessitavano di cure a lungo termine.    I sanitari hanno spesso descritto le lesioni come insolitamente gravi, tra cui traumi a più arti, fratture craniche esposte e lesioni estese agli organi interni, nonché ustioni gravi, in particolare nei bambini.

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07:12

Milei incontra Netanyahu a New York, focus sugli ostaggi a Gaza

Il presidente argentino Javier Milei ha incontrato il primo ministro israeliano Benjamín Netanyahu a margine della 80ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite.    Lo rende noto la Casa Rosada in un comunicato diffuso ai media sottolineando che al centro del colloquio c’è stata la situazione degli ostaggi trattenuti a Gaza da quasi due anni. Milei ha ribadito il “fermo impegno” a collaborare per la loro liberazione e la disponibilità a lavorare con Israele in tutte le sedi necessarie.    Secondo il capo di Stato argentino, l’incontro ha permesso anche di “scambiare visioni sulla cooperazione scientifica e tecnologica” e di riaffermare la volontà comune di “rafforzare i legami di amicizia e collaborazione tra Argentina e Israele”.  Dopo il vertice, Milei ha ricevuto un premio dall’organizzazione B’nai B’rith e si è incontrato con il presidente del Congresso mondiale ebraico, Donald S. Lauder, e con il direttore del Consiglio ebraico latinoamericano, Claudio Epelman, prima di rientrare a Buenos Aires.

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07:11

Operatori sanitari a Gaza: ‘Viste lesioni insolitamente gravi’

Lesioni traumatiche “insolitamente gravi”, tra cui lesioni complesse da esplosione, lesioni da arma da fuoco e ustioni gravi: è questo lo scenario descritto in uno studio britannico condotto da Omar El-Taji per conto dell’International Medical Responders for Gaza e pubblicato dal British Medical Journal. Nell’articolo sono pubblicati dati dettagliati sulle lesioni traumatiche e sulle condizioni mediche riscontrate dagli operatori sanitari internazionali a Gaza durante l’invasione militare in corso. Gli operatori, tutti con precedenti esperienze in zone di conflitto, hanno riferito che il volume, la distribuzione e la gravità dei traumi sono peggiori rispetto a quanto riscontrato in altre zone di guerra. Complessivamente, sono stati segnalati 23.726 infortuni correlati a traumi e 6.960 correlati ad armi. I traumi più comuni sono stati ustioni (4.348, 18%), lesioni alle gambe (4.258, 18%) e lesioni alle braccia (3.534, 15%). Dall’ottobre 2023, Gaza è stata sottoposta a bombardamenti israeliani ad alta intensità e incursioni militari terrestri; si parla di oltre 59.000 palestinesi uccisi e oltre 143.000 feriti, ma queste cifre potrebbero essere più elevate. Per questo totale di 78 medici e infermieri hanno partecipato a un sondaggio sulla loro permanenza a Gaza. Il loro dispiegamento a Gaza è durato dalle 2 alle 12 settimane, per un totale di 322 settimane di assistenza clinica in prima linea. Circa il 70% degli operatori sanitari ha riferito di aver gestito lesioni in due o più distretti anatomici e le esperienze di incidenti di massa sono state diffuse, con il 77% che ha riferito di essere stato esposto a 5-10 eventi e il 18% che ha gestito più di 10 di tali scenari. Le lesioni da esplosivo hanno rappresentato la maggior parte dei traumi correlati alle armi (4.635, 67%), colpendo prevalentemente la testa (1.289, 28%), mentre le lesioni da arma da fuoco hanno interessato le gambe (526, 23%). Gli operatori parlano anche di malnutrizione e disidratazione come condizioni mediche più comuni, seguite da sepsi e gastroenterite. Hanno inoltre segnalato 4.188 persone con malattie croniche che necessitavano di cure a lungo termine. I sanitari hanno spesso descritto le lesioni come insolitamente gravi, tra cui traumi a più arti, fratture craniche esposte e lesioni estese agli organi interni, nonché ustioni gravi, in particolare nei bambini.

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