L’AQUILA – “Il problema della sostenibilità finanziaria del sistema sanitario regionale abruzzese può essere superato a regime elevando la qualità e l’attrattività dei servizi, con presidi territoriali diffusi, diversificando le funzioni dei piccoli ospedali. Da questo punto di vista la sanità privata può dare un grande contributo, in particolare per quel che riguarda l’abbattimento della mobilità passiva”.
Questa volta ad affrontare di petto il tema incandescente del buco della sanità abruzzese che nella peggiore delle ipotesi potrebbe arrivare a 12o milioni di euro per il 2025, è un esponente della sanità privata, ovvero il dottor Giampiero Orsini, direttore sanitario della clinica Ini di Canistro, in provincia dell’Aquila, ex dirigente medico della Asl provinciale dell’Aquila.
Convenzionata col sistema sanitario nazionale nella molo specialistica di ortopedia e traumatologia, la Ini di Canistro ha 120 dipendenti, effettua 2.500 interventi chirurgici l’anno di cui 1.500 su pazienti di fuori regione, fa parte del gruppo nazionale Ini colosso della sanità della sanità privata, capitanata dalla famiglia Faroni, con sede centrale a Grottaferrata nel Lazio.
La Ini è in questi giorni impegnata nell’iniziativa Medici un piazza, con visite gratuite per la prevenzione delle patologie osteoarticolari al ginocchio, anca, spalla, piede, gomito e colonna, da parte delle equipe guidate da Fernando Marcucci, primario di ortopedia e medico chirurgo, e da Domenico Calisse, ortopedico e traumatologo. Dopo il successo della prima giornata a Canistro, prossimo appuntamento sarà ad Avezzano, in piazza Risorgimento, sabato prossimo 27 settembre, dalle ore 9.00 alle ore 13.00.
Prima di entrare nel merito delle politiche sanitarie Orsini intende formulare gli auguri di buon lavoro al nuovo direttore generale della Asl provinciale dell’Aquila, Paolo Costanzi, aquilano già direttore del consiglio regionale d’Abruzzo e capo dipartimento Sociale e Cultura. In precedenza dal 2019 dg sono stati due romani, Roberto Testa e poi Ferdinando Romano, ora commissario del policlinico di Tor Vergata.
“Paolo Costanzi è senz’altro un dirigente di grande esperienza e competenza, che ha ricoperto negli anni incarichi il primo livello. Ma soprattutto è abruzzese, e questo è importante più di quanto si pensi, perché consente di maturare una conoscenza diretta e profonda del territorio con le sue specificità, importanti anche per i servizi sanitari, aspetti che magari manager che vengono da fuori regione, per quanto di altrettanta competenza, non riescono in alcuni casi a cogliere”.
Nel sostanziare dunque l’argomento per il quale la sanità privata convenzionata può dare un grande supporto a quella pubblica soprattutto una sezione di deficit Orsini afferma che “sia per le strutture pubbliche che quelle private è importante incidere sulla mobilità passiva, abbattendo il numero degli abruzzesi che devono andarsi a curare altrove, e dunque prioritario in tal senso è accorciare anche le liste di attesa. Occorre dunque garantire servizi di qualità, e di tutte le tipologie, negli ospedali pubblici e nel privato convenzionato, che lavorano in sinergia”.
Da questo punto di vista sottolinea Orsini, “mi permetto di sottolineare che la Ini sta già facendo la sua parte, visto che su 2.500 interventi chirurgici ben 1.5oo sono su pazienti extraregionali, e una importante spinta è arrivata dalla possibilità che ci è stata attribuita dalla Regione Abruzzo, di poter effettuare interventi in ortopedia di alta complessità. Le nostre liste di attesa sono minime, nel range delle settimane. Sempre per favorire l’attrattività della sanità regionale abbiamo aperto ambulatori con visite sei giorni a settimana a Teramo, Pescara e Lanciano”.
Altro tema centrale è quello della sanità del territorio.
“L’Abruzzo è una regione prevalentemente montuosa – argomenta Orsini -, e in essa si paga la oggettiva difficoltà di fruizione dei servizi e un maggior costo dei servizi. A maggior ragione è urgente realizzare presidi diffusi nel territorio, per le cure primarie, in modo tale anche da allentare la pressione sugli ospedali. So deve anche implementare le cure a domicilio, cosa che qui alla Ini già facciamo, nei limiti del possibile”.
Seguendo la linea del medesimo ragionamento, per Orsini, “i piccoli ospedali dell’entroterra non vanno dismessi, ma al contrario vanno riqualificati, va diversificato il loro ruolo, specializzandoli i determinate prestazioni, evitando i doppioni e la inutile dispersione di personale, come del resto prevede la nuova rete ospedaliera approvata l’anno scorso e di cui si attende la messa a terra”.
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