Dalla pubertà alla menopausa, l’osteopatia può rilevarsi una valida alleata della salute femminile. Ne abbiamo parlato con Andrea Manzotti, professore a contratto in Osteopatia, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Vita-Salute San Raffaele. Il docente è fondatore della Scuola di Osteopatia SOMA, che collabora con UniSR, tra i primi atenei a partire, il prossimo settembre, con il nuovo corso di laurea triennale in Osteopatia. Trenta i posti disponibili, ma le domande sono già oltre il doppio. Dopo il riconoscimento ufficiale nel 2018, infatti, questa disciplina si sta progressivamente affermando come pienamente integrata nella medicina convenzionale. «L’osteopata lavora in stretta sinergia con i medici e con gli altri professionisti sanitari, per ridurre l’impatto di numerose problematiche femminili, migliorando sensibilmente la qualità della vita delle pazienti», precisa lo specialista.
I disturbi funzionali
«Le donne si rivolgono a noi principalmente per due grandi tipologie di problemi», spiega Manzotti. «La prima riguarda i disturbi funzionali che, pur non rappresentando vere e proprie patologie, presentano sintomi importanti». Un esempio? La vulvodinia, oppure i dolori pelvici cronici, che possono essere causati da tensioni muscolari nel pavimento pelvico o da compressioni sul nervo pudendo. O ancora, per trattare il dolore localizzato all’estremità inferiore della colonna vertebrale: «una ricerca del 2018 (D. Origo, Journal of Bodywork and Movement Therapies) ha comprovato l’efficacia del trattamento in pazienti con coccigodinia cronica, evidenziando una significativa riduzione del dolore e della disabilità dopo tre sessioni».
Le comorbilità legate a patologie
Vi sono poi le comorbilità legate a patologie chirurgiche, tutte quelle condizioni che richiedono un intervento chirurgico per essere trattate. «Per fare un esempio, i tumori dell’utero sono di stretta competenza della ginecologia e dell’oncologia. Altra cosa sono le cicatrici ostetriche e le aderenze post-chirurgiche, che alterano la mobilità del bacino e generano dolore. Per queste problematiche, l’osteopata può agire efficacemente a supporto del recupero funzionale», chiarisce il dottor Manzotti.
L’approccio dell’osteopatia: manualità e funzione
«L’osteopatia è una terapia manuale», precisa Manzotti. «Lavoriamo con le mani, adottando tecniche diverse: possiamo agire sulla componente ossea, legamentosa, muscolare o fasciale, in base a dove si localizza la disfunzione».
Ginecologia e osteopatia: un dialogo efficace
Con la supervisione della ginecologia e dell’ostetricia, l’osteopatia ha mostrato ottimi risultati nel migliorare la funzionalità del bacino e degli organi urogenitali. «In uno studio pubblicato su Minerva Obstetrics and Gynecology nel giugno 2024 (Alboni, Melegari, Camacho Mattos e Farulla) – racconta – è stata dimostrata l’efficacia del trattamento nel ridurre il dolore pelvico cronico e il dolore genitale ricorrente durante il rapporto sessuale, persistenti dopo l’intervento chirurgico per endometriosi. I risultati mostrano un miglioramento significativo dei sintomi già dopo la prima sessione».
Osteopatia, un sostegno durante la gravidanza
L’osteopatia segue la gestazione fisiologica in sinergia con la ginecologia, trimestre dopo trimestre. «La gravidanza obbliga il bacino a creare una forma differente, che può causare dolori lombari, pelvici, dorsali e cervicali. È possibile intervenire anche sul reflusso gastroesofageo o su difficoltà respiratorie legate alla modifica della meccanica toracica, in particolare negli ultimi mesi», spiega Andrea Manzotti.
Ma non solo. Si può anche favorire, nell’utero, una posizione del bambino funzionale al canale del parto, «soprattutto in caso di rigidità o asimmetrie del bacino materno».
Dopo il parto: ritrovare equilibrio e funzionalità
Nel post-partum, il corpo ha bisogno di ritrovare il proprio assetto. «Un mio studio – spiega Manzotti – condotto con le dottoresse Fumagalli, Nespoli, Zanini, Brembilla e con altri ricercatori (European Journal of Midwifery, 2024), evidenzia l’importanza di ristabilire l’equilibrio del pavimento pelvico nel post-partum, lavorando sulle disfunzioni che condizionano la funzione vescicale e gastro-enterica». Nei parti complicati, inoltre, possono essere necessarie correzioni del bacino, per ripristinare la funzionalità muscoloscheletrica.
Un aiuto all’allattamento
«Durante l’allattamento, l’intervento sulla mamma va calibrato con attenzione, perché l’organismo è ancora ricco di ossitocina e il rischio di sovratrattamento è reale. Tuttavia, possiamo offrire un grande aiuto, con tecniche molto dolci e in sinergia con il pediatra, agevolando la suzione del neonato, ad esempio in caso di problematiche alla mandibola o alla lingua».
Menopausa e osteopatia: movimento ed elasticità
Durante la menopausa, le variazioni ormonali possono incidere sulla quotidianità. «Qui il trattamento deve essere adattato. Non utilizziamo tecniche dirette ma un approccio delicato, che aiuta le donne a rimanere attive e a mantenere la propria vitalità», racconta Manzotti. Si interviene in modo personalizzato sui disturbi più comuni di questa fase di transizione, legati, ad esempio, ai dolori articolari e all’insonnia. L’obiettivo è quello di favorire un benessere duraturo nel tempo.
Benessere ad ogni età
Riuscendo a mantenere la donna più attiva, si previene il deterioramento osseo e muscolare, riducendo la probabilità di danni dovuti a cadute o stress fisico. «Ogni età ha la sua fisiologia e le sue potenzialità. Un buon osteopata non pretende da un corpo di 80 anni le performance di uno di 30, ma si impegna a restituirgli la migliore funzionalità possibile per la sua età», chiude Manzotti.
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