Il gruppo Bosch ha deciso di tagliare 13.000 posti di lavoro entro il 2030. Si tratta della coda lunga della crisi dell’automotive, che colpisce in particolar modo tutti i campi del settore che lavorano con il mercato automobilistico. Bosch aveva già ridotto del 3% la sua forza lavoro nel 2024, ma ora arriva la “necessità” di ridurre ulteriormente i costi.
Le sezioni tedesche della divisione Mobility subiranno quindi un ulteriore calo di personale entro il 2030 con l’obiettivo, dichiarato, di migliorare la competitività dell’azienda attraverso aggiustamenti strutturali e riduzioni del personale inevitabili. Alcuni stabilimenti saranno particolarmente colpiti, per esempio quelli di Feuerbach, Schwieberdingen e Waiblingen nell’area metropolitana di Stoccarda, oltre a quelli di Bühl nel Baden e Homburg nel Saarland. La decisione comporterà il più grande taglio di posti di lavoro della storia dell’azienda.
Bosch riduce di 13mila unità i posti di lavoro
Il responsabile delle risorse umane di Bosch, Stefan Grosch, ha dichiarato che non sono evitabili ulteriori tagli di posti di lavoro. Così, dopo gli 11.500 posti in meno del 2024, arriva un ulteriore taglio. La multinazionale aveva già ridotto il personale del 3%, ma si avvicina a un raddoppio. Entro il 2030 infatti il gruppo Bosch, il più grande fornitore di componentistica auto al mondo, ha annunciato un piano di riduzione fino a 13.000 unità.
La crisi dell’automotive continua e anzi si allarga a tutto il settore della componentistica auto. I licenziamenti avverranno soprattutto nelle sedi tedesche della divisione mobility, andando a interessare stabilimenti specifici come quelli di Feuerbach, Schwieberdingen e Waiblingen nell’area metropolitana di Stoccarda, oltre a quelli di Bühl nel Baden e Homburg nel Saarland.
L’automotive in Germania arranca ancora
Raccontiamo da mesi ormai la crisi del settore automobilistico e quanto sta accadendo a Bosch ne è parte integrante. L’azienda, pur utilizzando parole come quelle del responsabile delle risorse umane che parla di “purtroppo non si possono evitare ulteriori tagli”, continua a ridurre il personale (anche in Italia) e a fare aggiustamenti strutturali per migliorare la competitività. Eppure nel primo trimestre del 2025 Bosch era in crescita, ma la volontà dell’azienda è quella di ridurre i costi. Da qui al 2030 il piano è di arrivare a 2,5 miliardi di costi in meno all’anno.
L’azienda giustifica il piano di tagli con la debole domanda del mercato automobilistico in Europa e in generale con il rallentamento della crescita dell’elettromobilità e della guida autonoma. L’obiettivo dei vertici però è quello di aumentare il margine di profitto sulle vendite, che lo scorso anno si era fermato al 3,8% e che ora punta al 7%.
Il più grande taglio nella storia dell’azienda
Così il più grande taglio di posti di lavoro della storia dell’azienda arriva non tanto per problemi immediati, quanto per un futuro di possibili cali e per la volontà di aumentare i profitti a discapito dei lavoratori. Bosch infatti punta a ridurre anche il costo dei materiali, quindi diminuendo la qualità del prodotto, e ad aumentare la produttività attraverso l’uso di intelligenza artificiale. L’esempio cinese diventa così uno spettro su tutto il settore.
I sindacati tedeschi e il consiglio di fabbrica di Bosch hanno respinto il taglio di posti e si prepara una mobilitazione. Il sindacato dei metalmeccanici tedeschi IG Metall ha chiesto un divieto di licenziamenti fino alla fine del 2027. Il rappresentante Bosch di IG Metall ha dichiarato che i dipendenti sono estremamente delusi dalle decisioni prese dai vertici del colosso, che sembrano guardare alle proprie tasche e non alla vita dei lavoratori. Questi reclamano come il loro lavoro abbia permesso all’azienda di diventare la produttrice di componenti auto con ricavi maggiori al mondo e con un fatturato che nel 2024 contava 90,3 miliardi di euro, con un profitto di 1,3 miliardi. Ma l’azienda nel 2025 punta a un +2% sul profitto.