Ci sono voluti quattro anni di studio, riflessioni e preparazione, ma finalmente ci siamo: Palazzo Strozzi e il Museo di San Marco a Firenze ospitano una grande mostra dedicata a Beato Angelico, pittore che fu tra i protagonisti dell’irripetibile stagione artistica che – all’inizio del Quattrocento – ha reso Firenze davvero la culla del Rinascimento.

Crocifissione tra le Vergine e San Giovanni
Aperta al pubblico dal 26 settembre al 26 gennaio 2026, l’esposizione copre l’intera produzione del pittore toscano, e analizza i rapporti che lo legano ad alcuni suoi celebri colleghi, come i pittori Lorenzo Monaco, Masaccio, Filippo Lippi, ma anche scultori del calibro di Lorenzo Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia: oltre centoquaranta le opere esposte nelle due sedi, tra dipinti, sculture, disegni e miniature, tutte arrivate per l’occasione da musei del calibro del Louvre, i Musei Vaticani, il Metropolitan di New York e molti, molti, molti altri. L’occasione dopotutto è ghiotta, visto che l’ultima grande mostra dedicata al Beato Angelico risale al 1955.

Pala di Montecarlo – Foto Scala, Firenze
Beato Angelico (1387-1455)Prima Guido, poi Beato
Ma chi fu davvero Beato Angelico, e perché questo nome? Dunque, della sua vita non sappiamo moltissimo e le notizie, almeno fino a un certo momento, scarseggiano, tanto che non conosciamo nemmeno l’effettiva data di nascita. Ma dobbiamo più o meno collocarla alla fine del Trecento, in un paesino del Mugello: fu allora che Guido di Pietro – questo il suo nome secolare – venne alla luce.
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Non sappiamo nemmeno esattamente quando Guido decise di farsi frate, prendendo il nome di Giovanni, ma sappiamo che all’epoca già dipingeva. Eccome se dipingeva, e lo faceva con una grazia e una devozione che presto – ci racconta Giorgio Vasari nel Cinquecento «fu sempre chiamato questo da ben religioso, frate Giovanni Angelico». Beato, invece, arriva ben più tardi: risale infatti al 1982 la beatificazione del pittore.

Madonna col Bambino in trono
Beato Angelico, una mostra tra Medioevo e Rinascimento
Ci volle poco perché la delicatezza della sua pittura, l’eleganza del tratto e la costruzione delle sue figure cominciasse a farsi notare come tra le più raffinate e al contempo moderne del suo tempo, riuscendo a mettere insieme l’eredità del tardo-gotico con uno spirito già pienamente rinascimentale nei volumi e negli spazi. Fu per questo (oltre che per il fatto di essere frate domenicano: chi meglio di lui poteva farsi latore del giusto messaggio?) che fra Giovanni venne scelto per affrescare il convento domenicano di San Marco, costruito da Michelozzo a Firenze tra il 1437 e il 1443 per volere, nientemeno, che di Cosimo il Vecchio, nonno di Lorenzo il Magnifico.

Madonna dell’Umiltà – © Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid
Museo Nacional Thyssen- Bornemisza
A San Marco Beato Angelico realizza davvero il suo capolavoro, ed è per questo che gli affreschi del chiostro del convento, con la celebre Annunciazione, sono al centro del percorso espositivo che comprende anche codici miniati e – nella sede di Palazzo Strozzi – le grandi pale d’altare e le opere realizzate per i committenti romani (Beato Angelico muore e verrà sepolto a Roma, nella chiesa domenicana di Santa Maria Sopra Minerva). La mostra è stata, a questo proposito, proprio l’occasione per programmare importanti restauri o rimettere insieme grandi pale d’altare un tempo smembrate.
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Giudizio Universale – Su concessione del Ministero della Cultura – Direzione regionale Musei nazionali Toscana –
Museo di San Marco
«Palazzo Strozzi torna a celebrare il Rinascimento fiorentino con la prima grande mostra dedicata a Beato Angelico a Firenze in oltre settant’anni: un’impresa straordinaria, resa possibile grazie alla collaborazione con il Museo di San Marco e al contributo delle più importanti istituzioni museali nazionali e internazionali» dice Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi «questo progetto riafferma la centralità di Beato Angelico nella storia dell’arte e offre nuove scoperte sulla sua storia e la sua fortuna, in dialogo con i protagonisti della cultura figurativa del suo tempo». Una visita alla mostra diventa allora una passeggiata nel Rinascimento.