Crisi in vista? Il consiglio della Bce – la Banca centrale europea – è quello di tenere in casa un piccola somma di denaro contante sufficiente per resistere almeno 72 ore.
Lo studio, a firma di Francesca Faella e Alejandro Zamora-Pérez è stato pubblicato sul sito della Bce con il titolo Keep calm and carry cash (mantieni la calma e porta con te del contante) e sottolinea come, in diversi episodi di crisi, avere del denaro contante sia molto utile.
Queste raccomandazioni nascono dall’analisi di quattro tra i principali episodi di crisi avvenuti negli ultimi anni: la pandemia di Covid-19, l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, il blackout nella penisola iberica dell’aprile 2025 e le conseguenze della crisi del debito in Grecia cominciata nel 2008. Secondo la Bce, questa gamma di scenari – seppur molto diversi tra loro in termini di cause e conseguenze – permette di testare la solidità del ruolo del contante come strumento per far fronte a qualsiasi tipo di emergenza.
Quanto denaro contante tenere in casa?
Le famiglie dovrebbero quindi conservare una riserva di denaro contante per più giorni per poter far fronte all’acquisto di beni di prima necessità, secondo quanto riportato dalla Bce, dalle banche centrali, dai ministeri delle finanze e dalle agenzie di protezione civile di diversi paesi chiamati in causa.
Ad esempio, le autorità di Paesi Bassi, Austria e Finlandia suggeriscono di avere sempre con sé dai 70 ai 100 euro per ogni membro della famiglia, sufficienti a coprire i bisogni essenziali per circa 72 ore, 3 giorni. Alcune giurisdizioni, come la Finlandia, stanno addirittura valutando la possibilità di installare sportelli bancomat “a prova di interruzione” per garantire l’accesso anche in caso di blackout e guasti digitali.
Secondo la Banca centrale europea il denaro contante infatti, “offre un’assicurazione contro l’incertezza, poiché rimane sempre disponibile come mezzo di pagamento, anche quando altre forme di pagamento non lo sono. Il contante consente alle persone di sentirsi più sicure durante i periodi di crisi, rafforzando la fiducia nella possibilità di affrontare emergenze improvvise”.
Come far fronte alle policrisi
Durante i periodi di crisi economica, sanitaria o geopolitica, il contante fisico assume un ruolo che va ben oltre la sua funzione ordinaria di mezzo di pagamento. Nonostante l’uso crescente dei pagamenti digitali, la domanda di banconote in euro continua a crescere e raggiunge picchi significativi proprio nei momenti di maggiore incertezza. L’analisi della Bce mostra come in vent’anni il valore del contante in circolazione sia aumentato in modo considerevole e come, di fronte a eventi improvvisi, i cittadini tendano a ritirare più denaro per avere una riserva immediatamente disponibile.
È quanto accaduto, per l’appunto, durante le quattro grandi e diverse crisi già citate: del debito pubblico in Grecia, della pandemia da Covid-19, energetica dopo l’invasione russa dell’Ucraina e in occasione del blackout in Spagna e Portogallo nell’aprile 2025. Nel caso della pandemia, il contante in circolazione è cresciuto di oltre 140 miliardi di euro rispetto agli anni precedenti, nonostante le limitazioni agli spostamenti e la riduzione dei pagamenti in presenza. Anche con l’invasione dell’Ucraina, nei paesi più vicini al conflitto la richiesta di contante ha superato in modo eccezionale le medie storiche, con aumenti di sei o dieci volte superiori alla norma. L’esperienza del blackout in Iberia ha invece dimostrato che, quando vengono a mancare l’energia elettrica e le telecomunicazioni, il contante diventa l’unico strumento utilizzabile per fare acquisti e garantire la continuità dei servizi essenziali.
In tutte queste situazioni è emerso anche un fenomeno secondario: subito dopo il ripristino delle infrastrutture digitali, le persone sono tornate agli sportelli per prelevare nuovamente denaro e ricostituire le scorte utilizzate durante la crisi.