Ecco, focalizzandosi sul suo lavoro, ce lo spieghi come se lo dovesse spiegare a chi di motori e benzina non sa nulla.
«L’analogia più calzante è quella con un barman che fa i cocktail. La premessa, infatti, è che in F1 ogni scuderia si costruisce il proprio motore, quindi avrà bisogno di un carburante ad hoc che lo faccia rendere al meglio. Ecco, io per Scuderia Ferrari HP creo un cocktail che piaccia a quello specifico motore, mixando magari gli stessi ingredienti dei miei competitor ma in quantità diverse, così che il mio cocktail abbia un sapore diverso da tutti gli altri. E la “ricetta”, ovviamente, resta segreta, la riveliamo solo alla Federazione. Possiamo anche pensare alla figura del sarto, che fa un vestito su misura: noi sviluppiamo una benzina che sia “su misura” per il motore Ferrari».

E gli step dello sviluppo quali sono?
«C’è un progetto di ricerca, in cui si cercano e si scoprono cose nuove. E un lavoro di squadra: gli ingegneri ci dicono come vogliono sviluppare il motore, con quali parametri termodinamici e dove vogliono spingere; noi invece dal punto di vista chimico cerchiamo di capire quali molecole liberano energia nel modo giusto, in maniera da soddisfare quei parametri termodinamici. È uno sviluppo che procede di pari passo, motore e carburante, con un loop di feedback continui. Noi lavoriamo secondo un modello, poi mandiamo loro dei campioni di carburante che testano e ci dicono se i nostri calcoli erano giusti o dove invece dobbiamo intervenire. Diciamo che le parole d’ordine sono performance ed efficienza».

E invece, nel lungo weekend di gara, il lavoro in cosa consiste?
«Arriviamo il martedì, se sono gare oltre Oceano anche prima. Il mercoledì siamo in pista e il team rende operativo il laboratorio mobile, un piccolo container perfettamente equipaggiato come un laboratorio chimico che si sposta da GP a GP. Il giovedì è il giorno dell’incontro con i media, ma abbiamo già operazione nel garage, con il primo avviamento. Cominciano a portarci dei campioni, perché ogni volta che la vettura va in pista, noi prendiamo campioni di olio, del cambio del motore, prima e dopo, e li analizziamo per confronto, per controllare se c’è una quantità di metalli che aumenta e che potrebbe indicare l’inizio di potenziali problemi. Inoltre facciamo anche un’analisi sul carburante, solo per compliance. Controlliamo che sia esattamente come lo abbiamo dichiarato e omologato, senza contaminazioni. Quindi venerdì, sabato e domenica si orientano intono alle attività in pista, poi durante la gara ci riposiamo perché non c’è più nulla che possiamo fare. Mentre dopo la gara ci portano altri campioni di ogni fluido, che analizziamo e alla fine impacchettiamo tutto in maniera sicura perché il laboratorio verrà portato alla gara successiva».